Il tumore del colon è il terzo tumore più diffuso (dopo quello alla mammella e al polmone) e colpisce circa il 10 per cento della popolazione tra i 40 e i 60 anni. Spesso, per la particolarità dei disturbi legati a questa patologia (sangue dal retto, difficoltà ad andare di corpo, pancia gonfia), molte persone provano imbarazzo a parlarne, ritardando le cure.
Ne ha discusso il dottor Simone Beretta, chirurgo generale presso Humanitas Medical Care di Monza, durante la trasmissione il Medico Risponde, condotta da Graziella Matarrese su Milano Now.
Come nasce il tumore al colon?
La grande maggioranza dei tumori al colon nasce da una proliferazione anomala della mucosa che da origine a uno o più polipi. Il polipo se non trattato tempestivamente, può crescere fino a invadere tutta la parete del colon, e nei casi più avanzati, può dare metastasi anche in altri organi, come fegato o polmoni.
“Quando siamo di fronte a un tumore di piccole dimensioni che è localizzato solo a livello della mucosa (la parte più interna del colon)”, spiega il dottor Beretta, “lo si può asportare con la colonscopia, bruciando il polipo alla base. Se questa è sana il paziente può considerarsi guarito.
Quando il tumore infiltra la parete di tutto il colon, invece, si procede con la chirurgia che non toglie solo una parte di intestino ma anche tutti i vasi e i linfonodi che sono vicini al tumore. Con l’intervento si possono praticare piccole incisioni in laparoscopia. Se il tumore ha già dato metastasi, si discuterà con l’oncologo per una chemioterapia e radioterapia che si sono dimostrati essere molto efficaci prima dell’operazione”.
Quali sono i campanelli d’allarme del tumore al colon?
Il tumore al colon potrebbe non mostrare sintomi nella sua fase iniziale; tuttavia, ci sono alcuni aspetti a cui è necessario prestare attenzione:
– Familiarità (se ci sono stati già dei casi in famiglia)
– Anomalie nel funzionamento dell’intestino
– Diminuzione improvvisa di peso
– Debolezza e stanchezza
– Dolore addominale
– Sangue nelle feci
Qual è l’iter diagnostico per il tumore al colon?
In Italia c’è una grande campagna di prevenzione per la ricerca del sangue occulto nelle feci: tutti i soggetti dai 50 anni ricevono dalla Regione l’invito a eseguire un test gratuito per controllare la presenza di sangue nelle feci.
Qualora fosse riscontrata questa anomalia, al paziente verrà suggerita una colonscopia. Si tratta di un esame minimamente invasivo dove il paziente viene sedato per permettere a una telecamera di entrare alla ricerca di eventuali polipi o cause che possono aver provocato il sanguinamento.
“Prima si riesce a intervenire, meglio è per il paziente”, continua il dottor Beretta. “Oggi il tumore al colon non è più considerato una malattia mortale ma si tende a trasformarlo in una malattia cronica. Tuttavia, è necessario agire nella sua fase iniziale. Se diagnosticato tardi, il paziente sarà probabilmente costretto a subire un intervento d’urgenza, per poi essere affidato a un oncologo nel caso di eventuali metastasi nel fegato o in altri organi, per una chemioterapia (terapia sistemica che identifica e distrugge le cellule tumorali presenti nell’organismo).
Quanto è importante la prevenzione?
“È importantissimo condurre uno stile di vita sano, muoversi sempre, bere tanta acqua, ridurre il fumo, mangiare più proteine vegetali – aumentando la verdura – più pesce e ascoltare il proprio corpo, andando dal medico di base e approfittando delle numerose strutture a disposizioni per eseguire analisi.
Ogni quanto bisognerebbe farsi controllare? È legato all’età. Lo screening generalmente si fa dopo i 50 anni, se negativo può essere rifatto ogni 2 anni”, conclude il dottor Beretta.
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