Il tumore ovarico è una neoplasia che origina dalla crescita incontrollata delle cellule nelle ovaie. Questo tumore può diffondersi ad altri organi e tessuti, sia vicini, come l’addome e la regione pelvica, sia lontani, tramite il sangue o il sistema linfatico. Oltre alle forme benigne che non producono metastasi, esistono due tipi principali di tumori ovarici maligni:
1. Tumori epiteliali (iniziano nelle cellule epiteliali): riguardano l’85-90% di tutti i casi.
2. Tumori germinali (iniziano nelle cellule che producono gli ovuli): più rari e frequenti nelle donne di giovane età.
Quali sono i trattamenti standard e come viene diagnosticato questo tumore?
Ce ne parla il dottor Matteo Maruccio, ginecologo oncologo Humanitas San Pio X e gli ambulatori Humanitas Medical Care di Murat e Domodossola a Milano.
Quali sono i sintomi del tumore dell’ovaio?
Il tumore ovarico colpisce le donne di tutte le età, ma viene diagnosticato più comunemente dopo la menopausa.
Il tumore alle ovaie può essere asintomatico, anche negli stadi già avanzati, oppure presentarsi con sintomi non specifici, come disturbi a livello digestivo o dolori addominali di altra natura, rendendo difficile la diagnosi.
Quali sono i fattori di rischio del tumore dell’ovaio?
I principali fattori di rischio del tumore dell’ovaio sono l’età e la familiarità: circa il 5-10% dei casi è associato a una storia familiare di tumore ovarico. Altre cause possono essere riconducibili a:
- Mutazioni nei geni BRCA1 e BRCA2 (aumentano significativamente il rischio e sono responsabili di circa il 15-20% di tutti i carcinomi ovarici)
- Sindrome di Lynch (HNPCC)
- Endometriosi
- Obesità
- Nulliparità (il non aver mai partorito)
- Fattori ambientali: come l’esposizione all’asbesto, al talco e all’alcol.
- Fattori protettivi sono multiparità, allattamento al seno, uso prolungato di contraccettivi estroprogestinici.
Come viene diagnosticato il tumore all’ovaio?
Non esistono esami di screening per diagnosticare il tumore dell’ovaio, ma la diagnosi è possibile tramite la visita ginecologica ed esami di accertamento come:
- Ecografia transvaginale: utilizza una sonda a onde sonore per valutare l’utero e definire l’estensione locale della malattia
- Esami di laboratorio: esamina il dosaggio nel sangue della proteina CA125
- TAC: utilizza radiazioni ionizzanti per definire la stadiazione della malattia e identificare la presenza di eventuali noduli nel peritoneo
- Risonanza Magnetica Nucleare (RMN): è indicata per valutare diverse strutture della pelvi e definire in modo preciso la struttura della massa tumorale
- PET: identifica le cellule tumorali in attività. È utile in caso di sospetto di recidiva
- Chirurgia esplorativa: conferma la diagnosi tramite laparotomia (con taglio sull’addome) o laparoscopia (con piccola incisione sull’addome).
Come può essere trattato il tumore dell’ovaio?
Il trattamento del tumore dell’ovaio deve includere:
Chirurgia
L’intervento chirurgico ha una duplice funzione: diagnostica stadiativa e citoriduttiva. In caso di malattia iniziale, l’intervento prevede l’asportazione dell’utero e delle ovaie, dell’omento e dei linfonodi pelvici e lomboaortici per effettuare un’accurata stadiazione
Durante l’intervento, viene eseguito l’esame estemporaneo intraoperatorio, una procedura chirurgica che attraverso l’analisi microscopica (effettuata dall’anatomopatologo) può fornire al chirurgo informazioni immediate per eseguire la procedura più appropriata, basandosi sull’estensione del tumore.
Nei casi di rivalutazione della malattia, dopo un primo intervento incompleto, l’asportazione dei linfonodi e dell’utero può essere eseguita in laparoscopia con eventuale ausilio della chirurgia robotica. Questa tecnica mini-invasiva è utilizzata negli stadi iniziali e nella terapia conservativa per le donne in età fertile.
In caso di malattia avanzata, l’obiettivo della chirurgia è quello di asportare tutto il tumore macroscopicamente visibile. Per raggiungere questo obiettivo sono necessarie molte procedure chirurgiche addominali, come resezioni intestinali, deperitoneizzazione diaframmatica, splenectomia, resezioni epatiche e procedure urologiche. È cruciale, infatti, che la chirurgia dell’ovaio sia effettuata da ginecologi oncologi appositamente formati sulla chirurgia avanzata.
Chemioterapia
Oltre alla chirurgia, la chemioterapia è parte integrante della prima linea di trattamento, soprattutto negli stadi avanzati. Il trattamento standard include una combinazione di un farmaco derivato del platino carboplatino e il paclitaxel. Sulla base dei fattori molecolari della patologia è possibile utilizzare tutta una classe di nuovi farmaci mirati che aumentano sensibilmente la sopravvivenza.
L’importanza di affidarsi a un centro dedicato alla ginecologia oncologica permette sia un approccio multidisciplinare al trattamento, nonché la possibilità di partecipare a studi clinici internazionali per la sperimentazione di nuovi ed efficaci farmaci.
Terapie a bersaglio molecolare
Queste terapie utilizzano farmaci mirati a specifici bersagli cellulari sul tumore. Esempi includono l’anticorpo monoclonale bevacizumab, che inibisce la formazione di nuovi vasi sanguigni del tumore (angiogenesi) e gli inibitori di PARP con o senza mutazione BRCA 1 e BRCA 2, indicati sia nella prima linea di trattamento che in caso di recidiva.
Radioterapia
La radioterapia stereotassica, nell’ottica di un trattamento multimodale a lungo termine, può avere un ruolo importantissimo nella recidiva singola di malattia in corso o dopo il trattamento medico. Permette, infatti, di soprassedere a nuove istanze chemioterapiche e/o a proseguire trattamenti importanti già in corso.
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