Tumore alla mammella, cura e prevenzione partono dalla visita senologica

Quando si parla di prevenzione non si può fare a meno di sottolineare che le donne, rispetto agli uomini, sono in genere più scrupolose, attente e disposte a sottoporsi a visite ed esami diagnostici finalizzati all’individuazione precoce di alcune malattie.

L’esempio più limpido di questa affermazione riguarda il mondo della prevenzione relativa al tumore della mammella, una delle patologie più temute e diffuse che, com’è noto ormai da tempo, può essere oggi curata, soprattutto quando riconosciuta nella sua fase iniziale.

Ne parliamo con il dottor Paolo Arnone, chirurgo oncologo senologo che svolge la sua attività in Humanitas Medical Care di Bergamo oltre che in Humanitas Gavazzeni-Castelli ove dal maggio del 2022 ricopre il ruolo di co-responsabile della Breast Unit.

«Oggi la cura del tumore della mammella ha raggiunto alti livelli di efficacia. Questo è vero non solo in pazienti affetti da malattia in fase iniziale, ma anche nei casi di malattia avanzata ove in molti casi è possibile offrire trattamenti farmacologici mirati, con risultati insperati fino a pochi anni fa. Per ottenere però i migliori successi, in termine di prognosi, è fondamentale poter anticipare quanto più possibile la diagnosi, consapevoli che più i tumori sono individuati precocemente – cioè nelle prime fasi del loro sviluppo, quando le lesioni tumorali sono ancora di piccole dimensioni – maggiori saranno le percentuali di successo delle terapie chirurgiche/mediche/radioterapiche ottenendo sopravvivenze, a 5 anni dall’intervento, nell’ordine del 90-95%, ossia di pressoché completa guarigione».

Che cosa significa “anticipare la diagnosi”, a quale età è bene sottoporsi a visite di controllo preventivo?

«Sebbene nulla osti a sottoporsi a visita senologica o a ecografia mammaria già in giovane età, chiaramente dopo la pubertà con lo sviluppo delle mammelle, canonicamente i controlli di prevenzione senologica iniziano a partire dai 40 anni di età, con l’esecuzione dello screening mammografico cui si associa l’ecografia mammaria e la visita senologica conclusiva del percorso di prevenzione. Questo però lascia scoperta una buona parte precedente di vita della donna, oltre 20 anni, in cui è vero che statisticamente la patologia maligna non ha una grossa incidenza, ma le malattie benigne, quali fibroadenomi o cisti, sono molto frequenti e fonte di ansia non solo nelle giovani pazienti ma anche e soprattutto nei loro familiari. Per questo può essere ragionevole anticipare già dai 28-30 anni il percorso di prevenzione, sottoponendosi a una visita senologica cui faranno seguito, se necessario, eventuali esami diagnostici successivi».

Questo tipo di attenzione deve essere prestato solo dalle donne?

«No, è giusto spendere due parole su un altro gruppo di popolazione adulta che seppur poco rappresentativo, se colpito dal tumore della mammella spesso arriva all’attenzione del senologo paradossalmente con malattia avanzata: il maschio. Qualsiasi alterazione della regione mammaria, anche apparentemente banale –, come piccoli noduli, ingrossamento della regione mammaria da un solo lato, capezzolo o areola alterati come per escoriazione – non deve essere sottovalutata, ancor di più se si appartiene a un gruppo familiare in cui sono presenti casi di tumore mammario e/o ovarico. In questi casi è opportuno sottoporsi a una visita del chirurgo senologo che indicherà, quando necessario, gli approfondimenti del caso».

Il percorso diagnostico inizia con la visita senologica. Com’è strutturata e quali passaggi prevede?

«La visita senologica rappresenta il momento cruciale del percorso di prevenzione o terapeutico, quello in cui il chirurgo senologo prende atto degli esami cui la paziente si è sottoposta, li valuta criticamente e dalla loro sintesi può schiudere due scenari differenti. Il primo, quello che tutti ci auspichiamo, è quando non viene evidenziata la presenza di alcuna patologia, per cui la visita diviene in sostanza una presa d’atto della negatività degli esami eseguiti, con un colloquio nel corso nel quale il medico spiega alla paziente quale sia l’importanza di mantenere l’attenzione alta, anche in futuro, sulla salute del proprio seno. Il secondo scenario è quando invece c’è il riscontro di una malattia seria, per cui il senologo preso atto degli esami informa in modo approfondito la paziente sulla strategia terapeutica più adatta, esponendone le varie opzioni, coadiuvato da un’équipe specialistica multidisciplinare. Da questo punto di vista Humanitas Medical Care di Bergamo offre la possibilità di godere di un canale diagnostico e di cura privilegiato offerto dalla Breast Unit di Humanitas Gavazzeni, realtà riconosciuta e certificata a livello nazionale che si avvale di un team di specialisti chirurghi senologi, chirurghi onco-plastici, radiologi, anatomo-patologi, oncologi medici, radioterapisti, psicologi, medici nucleari, fisioterapisti e, ultimi ma non ultimi, infermieri di senologia, tutte figure dedicate specificamente alle malattie della mammella. Oltre tutto, per tornare al discorso legato all’importanza della precocità della diagnosi, in Humanitas Gavazzeni è possibile anche eseguire approfondimenti di tipo genetico che, in caso di importante familiarità, consentono di apportare elementi oggi fondamentali per impostare un percorso diagnostico del tumore della mammella più fine e ancor di più terapeuticamente accurato e soprattutto personalizzato».

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