Trattamento delle cicatrici, qual è il ruolo della fisioterapia?

Il trattamento delle cicatrici, siano esse di natura chirurgica, traumatica o da ustione, riveste un ruolo di particolare importanza in ambito fisioterapico. L’esito estetico e funzionale di un processo riparativo, infatti, può di per sé non essere sempre efficace e ottimale, in funzione di caratteristiche proprie del soggetto (genetica, età, etnia, familiarità), delle peculiarità della lesione originaria e di altri elementi esterni che possono alterare o dilatare il processo di guarigione dei tessuti (assunzione di farmaci, patologie pregresse). 

È quindi fondamentale l’intervento di uno specialista che sia in grado di valutare correttamente lo stato della cicatrice e di poterne guidare l’evoluzione nella direzione migliore e più rapida.

 Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Valentina Ripamonti, fisioterapista presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Lainate e specialista del centro Fisio Medical Care.

Quali sono i diversi tipi di cicatrici?

Esistono cicatrici cosiddette “patologiche”, che se non corrette nel loro sviluppo o esito, possono dare luogo a disturbi fastidiosi per il paziente: validi esempi di frequente riscontro possono essere i cheloidi, lesioni causate da un’eccessiva proliferazione di tessuto fibroblastico che si espande oltre ai margini della ferita, causando protuberanze spesse e lucide, a forma di cupola; le cicatrici atrofiche, spesso ad avvallamento, caratterizzate da una quantità insufficiente di tessuto riparativo, che può esporre a riaperture della ferita e infezioni; cicatrici ipertrofiche, alterazioni spesse e in rilievo, che non superano i margini della ferita, e le cicatrici retraenti, derivanti da una riduzione della superficie originaria, che possono riflettersi negativamente anche sull’aspetto motorio, limitando le possibilità di movimento della zona interessata.

Essendo coinvolte nel processo di riparazione anche le strutture vascolari e di innervazione, nei casi patologici citati, potremmo quindi registrare anche sintomi come arrossamento, gonfiore, alterazione o assenza della sensibilità e la riduzione della mobilità, con un impatto estetico e funzionale non indifferente.

È compito del fisioterapista inquadrare le necessità e informare il paziente delle alternative utili all’accompagnamento della sua cicatrice o al miglioramento della situazione, qualora si sia già instaurato un meccanismo patologico.

Quali possono essere i trattamenti?

Possiamo avvalerci di numerose strategie, che valutiamo in funzione dello specifico caso: uno strumento molto utile è il trattamento manuale della cicatrice, che viene stimolata attraverso specifiche manovre, in funzione del risultato atteso e che mira a evitare o ridurre l’aggressività delle aderenze. Ricorriamo a volte anche all’utilizzo di cerotti siliconici, o alla creazione di piccoli ausili tailor-made creati in ambulatorio con elastomeri o termoplastici e possiamo sfruttare i vantaggi di alcune terapie strumentali, nella fattispecie gli ultrasuoni e la tecar terapia. 

E’ importante lavorare su diversi fronti, per gestire correttamente anche i sintomi più insidiosi come le alterazioni della sensibilità e il gonfiore, ricorrendo a strategie di desensibilizzazione, all’utilizzo di bendaggi, taping o posture drenanti. 

Anche il movimento può essere inteso come strategia migliorativa, specialmente in occasione di cicatrici retraenti che influenzano negativamente la funzionalità di una o più articolazioni, o in situazioni di edema. In alcune occasioni, tipicamente di fronte a grandi cicatrici, è fondamentale considerare anche l’aspetto posturale globale e intervenire in questa direzione. Non va dimenticata l’importanza del coinvolgimento del paziente nella cura del suo problema, non solo per rendere ancor più efficace il trattamento, ma anche per favorire la confidenza e l’accettazione della ferita e di ciò che essa rappresenta. 

Quando è necessario iniziare il trattamento?

E’ di fondamentale rilevanza intervenire quanto più tempestivamente, poiché benché le cicatrici si rimodellino per molti mesi, è intervenendo nelle primissime fasi, che possiamo più facilmente guidarne la guarigione, ma va sottolineato che anche un approccio più tardivo, potrebbe comunque risultare determinante nei casi patologici. Sarà il fisioterapista a valutare la situazione, a impostare la tempistica delle tappe da raggiungere, nonché a discriminare quali possano essere invece le cicatrici che richiedano un’attesa.

Esistono situazioni che controindicano il trattamento o ne limitano drasticamente le alternative: cicatrici estremamente infiammate o infette non vanno per esempio toccate, mentre verranno gestite con particolare cautela ustioni e cicatrici da mastectomia, ancor più se irradiate o se la paziente ha affrontato cicli di chemioterapia.

Concludendo, la figura del fisioterapista gioca un ruolo chiave nel guidare lo sviluppo corretto di una cicatrice, a partire dal controllo dell’edema e del gonfiore in fase iniziale, prevenendo poi in seconda battuta la formazione di possibili aderenze e guidando infine la cicatrice al suo recupero completo, oppure nel limitare e correggere le disfunzioni una cicatrice patologica, tenendo presente la necessità di salvaguardare l’aspetto estetico e funzionale.

Fisioterapia
Dottoressa Valentina Ripamonti

Sedi

Humanitas Medical Care
Lainate
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