La prevenzione è la base per salvaguardare la salute degli occhi e la vista: molto spesso, i pazienti rimandano le visite di controllo con gli oculisti e gli ortottisti a quando ormai eventuali disturbi e patologie sono in stato avanzato.
Ne parliamo con il dottor Marco Capozzoli, oculista in Humanitas Medical Care Lainate.
Le diagnosi con l’OCT – Tomografia ottica a radiazione coerente
L’ OCT – Tomografia ottica a radiazione coerente – si basa sulla diagnostica per immagini ad alta risoluzione ed è utile allo specialista per valutare lo stato di salute dell’occhio: dalla cornea alla parte centrale della retina (macula) fino al testa del nervo ottico (papilla). Permette di valutare la morfologia e misurare lo spessore dei tessuti, analizzandone le alterazioni strutturali e identificando eventuali lesioni.
Il funzionamento dell’OCT è simile a quello dell’ecografia e si tratta di un “esame non invasivo né doloroso”.
Come si svolge la tomografia ottica?
La tomografia ottica è un esame semplice, eseguito dall’ortottista (dr.ssa Federica Ferrari) e di breve durata: circa 10 minuti. Grazie alle immagini ‘catturate’ dall’OCT, in una frazione di secondo si ottiene una mappa ad alta risoluzione.
“Il paziente viene fatto accomodare seduto di fronte allo strumento, con il mento e la fronte appoggiati ai supporti dedicati. Viene poi invitato dall’operatore a fissare una mira luminosa”, spiega l’oculista.
Poiché la tomografia ottica non prevede il contatto diretto fra lo strumento e l’occhio del paziente, non richiede l’instillazione di collirio anestetico né di particolari liquidi di contrasto, escludendo così la necessità di iniezioni e il rischio di reazioni allergiche.
Per chi è consigliato questo esame?
Solitamente, lo specialista consiglia questo tipo di esame ai pazienti nei quali si sospetta (o è già presente) una malattia della cornea, della retina e del nervo ottico. L’esame fornisce risultati meno accurati o può non essere eseguibile in presenza di opacità avanzate dei mezzi diottrici, importanti alterazioni del film lacrimale ed in caso di estrema difficoltà o di assenza di fissazione.
Si tratta di un esame ormai insostituibile per la diagnosi, il monitoraggio e la scelta del trattamento di molte malattie quali:
- Degenerazione maculare senile e giovanile
- Distacco sieroso ed emorragico del neuroepitelio retinico e dell’epitelio pigmentato
- Neovascolarizzazione intraretinica e preretinica
- Retinopatia diabetica
- Occlusione venosa retinica
- Corioretinopatie acute e croniche
- Edema maculare
- Atrofia retinica
- Foro e pseudoforo maculare
- Patologie dell’interfaccia vitreo-retinica, quali trazioni vitreo retiniche, membrane epiretiniche (pucker maculare)
- Retinoschisi foveale
- Glaucoma
“L’OCT è particolarmente indicato per lo studio di tutte le patologie che coinvolgono la macula e che si manifestano con un’immediata alterazione della qualità (visione distorta, visione di una macchia scura fissa centrale) o della quantità della vista (da una semplice riduzione fino alla scomparsa completa della visione centrale), permettendo di fornire diagnosi ( anche precoci) e consentendo, quindi, di selezionare i casi più a rischio e seguirli con particolare attenzione, fornendo la terapia più idonee”.
Il ruolo dell’OCT in fase pre e post operatoria
L’ OCT è “indispensabile nella diagnosi pre-operatoria e nel follow-up post-operatorio della maggior parte delle patologie oculari che necessitano di un intervento chirurgico – ha aggiunto il dott. Capozzoli. Trattandosi di un esame digitalizzato, consente di confrontare gli esami eseguiti nel tempo dal paziente fornendo delle mappe differenziali”.
La tomografia è fondamentale nella diagnosi precoce del glaucoma
“L’OCT è un esame fondamentale per la diagnosi precoce del glaucoma. In particolare, in pazienti affetti da glaucoma l’OCT, misurando lo spessore delle fibre nervose che circondano il nervo ottico, riesce ad evidenziare e a permettere una diagnosi precoce della patologia anche in presenza di un campo visivo normale. Questa diagnosi precoce permetterà di iniziare tempestivamente la terapia in modo da rallentare la progressione della patologia”, conclude il Dott. Capozzoli.
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