La stenosi carotidea, ovvero il restringimento delle arterie carotidi responsabili del trasporto di sangue, ossigeno e sostanze nutritive al cervello, si sviluppa a seguito dell’accumulo di depositi di grasso chiamati placche aterosclerotiche.
Il processo che porta alla formazione di queste placche inizia quando piccoli cristalli di colesterolo si depositano sulla parete delle arterie. Con il tempo queste placche si ingrandiscono attraverso la crescita di tessuto fibroso e dei muscoli lisci circostanti, gonfiandosi all’interno delle arterie e riducendo di conseguenza il flusso sanguigno.
In questa fase, i fibroblasti, che sono cellule specializzate nella produzione di tessuto connettivo, iniziano a formare nuovo tessuto nell’area interessata. Inoltre, si verifica un accumulo di calcio, che contribuisce a rendere le arterie più rigide e meno elastiche[1].
Questo processo può ridurre il diametro interno delle arterie, limitando così il flusso sanguigno al cervello.
La diagnosi precoce è quindi fondamentale per ridurre il rischio di complicazioni neurologiche.
Ce ne parla il dottor Graziano Solbiati, chirurgo vascolare presso Humanitas Mater Domini e gli ambulatori Humanitas Medical Care di Arese, Busto Arsizio, Varese e Lainate.
Quali sono i sintomi della stenosi carotidea?
La stenosi carotidea può essere asintomatica o paucisintomatica, fino all’occlusione completa della carotide che può causare ictus cerebrali.
La sintomatologia, tuttavia, è scarsa e si presenta con segni neurologici (attacchi ischemici transitori, i cosiddetti TIA) solo quando la patologia è già in fase avanzata.
Tra i fattori di rischio a cui bisognerebbe prestare maggiore attenzione ci sono: alti livelli di colesterolo nel sangue, diabete, obesità, sesso maschile, ipertensione arteriosa e fumo di sigarette.
Come può essere individuata la stenosi carotidea?
L’esame gold standard non invasivo per la stenosi carotidea è l’Ecocolordoppler tronchi sovraortici (TSA), un’indagine diagnostica non invasiva che permette il monitoraggio della circolazione arteriosa diretta verso il cervello attraverso le carotidi e le arterie vertebrali.
Come si può curare la stenosi carotidea?
La terapia è in prima istanza chirurgica (tromboendoarteriectomia) e, in casi selezionati, si può fare l’angioplastica con palloncino, che prevede l’inserimento di uno stent nell’arteria carotide interna.
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