La steatosi epatica altro non è che un accumulo di grasso nel fegato, per questo viene anche chiamata anche “fegato grasso”. La definizione corretta è “steatosi epatica non alcolica” (acronimo di NAFLD) per distinguerla dal tipo di steatosi che compare in consumatori di moderate-elevate quantità di alcolici.
La steatosi rappresenta la prima causa di malattia epatica cronica, basti pensare che in Italia circa 1/4 della popolazione tra i 18 e i 65 anni ne sarebbe affetto, con una prevalenza maggiore nei pazienti obesi e diabetici.
Ne abbiamo parlato con la dottoressa Francesca Campagna, epatologa in Humanitas Medical Care.
Chi sono i soggetti più a rischio
Nella popolazione, in generale, i numeri ci dicono che risultano più a rischio “gli uomini tra 30 e i 50 anni rispetto alle donne – ha spiegato la dottoressa – ma la protezione del sesso femminile viene persa dopo l’insorgenza della menopausa. Sicuramente i soggetti affetti da obesità, diabete mellito, dislipidemia e sindrome metabolica sono più a rischio di svilupparla”.
Quali sono i primi sintomi e i campanelli di allarme?
La steatosi epatica semplice è asintomatica, non causa danni al fegato e non dà alterazioni agli esami del sangue, in genere viene riscontrata casualmente ad una ecografia epatica di controllo. Ma in una certa percentuale di pazienti può causare infiammazione epatica, anche detta steatoepatite (NASH), con comparsa di alterazioni ai test di funzionalità epatica.
L’infiammazione può progredire con un progressivo indurimento del fegato con comparsa di fibrosi e cirrosi. Vi è inoltre un aumentato rischio di epatocarcinoma.
La diagnosi
La diagnosi nei casi più semplici viene effettuata tramite l’ecografia epatica, “mentre per coloro che iniziano a manifestare segni di gravità (come fibrosi o cirrosi) ci si avvale di esami ematici più specifici, che escludano altre cause di malattia del fegato e di metodiche strumentali o di imaging quali la biospia epatica, l’elastografia e la risonanza magnetica”.
Una volta diagnosticata la steatosi è importante tenere sotto controllo il paziente per escludere la presenza di patologie cardiovascolari, alterazioni della glicemia, dei grassi ematici e possibili stati di sovraccarico di ferro che spesso si associano a questa patologia: è necessaria quindi un’approfondita valutazione del quadro cardiologico, metabolico e nutrizionale che devono essere rivalutati ad ogni visita di controllo.
Il paziente con steatosi dovrebbe essere quindi sottoposto a periodici controlli la cui frequenza dipende ovviamente dalla gravità della malattia.
I trattamenti
Il trattamento dipende essenzialmente dalla gravità, ha spiegato l’epatologa, nei casi più lievi si interviene con modifiche dello stile di vita, valutando attentamente quali interventi dietetici ed attività fisiche siano più adatte ad ogni singolo paziente.
La prevenzione
Per prevenire il fegato grasso e allontanare il rischio di questa patologia bisogna seguire “uno stile di vita sano, facendo regolare attività fisica e seguendo un regime alimentare povero di grassi e di zuccheri, quali il fruttosio aggiunto a varie bevande e in alcune preparazioni alimentari. È importantissimo mettere in atto tutti questi accorgimenti fin dall’infanzia”, ha suggerito la dottoressa.
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