Sport, quando è “troppo” per il cuore?

La pratica di attività fisica regolare ha un ruolo molto importante nel mantenere in salute il nostro organismo. Vi sono dati che evidenziano come una vita sedentaria costituisca un fattore predittivo di morte più importante di altri fattori di rischio noti come ad esempio l’ipertensione arteriosa, l’abitudine al fumo, il diabete. Gli effetti benefici dell’esercizio si esplicano su tutto il nostro organismo: sul sistema cardiovascolare, respiratorio, motorio, nervoso, endocrino.

Come in tutte le cose però bisogna trovare un giusto equilibrio.

Ce ne parla la dottoressa Simonetta Dell’Orto, cardiologa presso gli ambulatori Humanitas Medical Care De Angeli, Domodossola e Murat a Milano e presso l’ambulatorio di Monza.                                                      

Quali sono i limiti per l’esecuzione di attività fisica? 

“In generale direi che quasi tutti possono fare attività fisica purché naturalmente si tenga conto delle caratteristiche soggettive”, commenta la dott.ssa Dell’Orto. “È facile capire infatti che la resistenza di un soggetto di vent’anni è diversa da quella di un soggetto di 60 o 70 anni. Ma l’età non deve assolutamente costituire un limite all’esecuzione dell’esercizio, anzi. Si è visto, infatti, che l’esecuzione di regolare attività fisica aerobica (come camminare a passo sostenuto o andare in bicicletta o nuotare), oltre ad avere importanti effetti benefici sul tono muscolare e sul controllo del peso corporeo, ha anche effetti sul tono dell’umore e sembra essere efficace nel rallentare il decadimento cognitivo legato all’invecchiamento oltre a ridurre la probabilità di cadute (soprattutto nell’anziano) e la possibilità di ammalarsi di alcuni tumori.

Relativamente, ad esempio, all’ipertensione arteriosa, l’esecuzione di regolare attività fisica aerobica rappresenta un importante supporto terapeutico. Si è osservato infatti che i soggetti ipertesi tendono ad avere un aumentato tono simpatico (1) cioè ad avere un’aumentata attività di quella componente del sistema nervoso autonomo che ha effetto “stimolante”, prevale nelle ore di veglia, fa aumentare la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa. All’opposto, il sistema nervoso vagale è quello che rallenta la frequenza cardiaca, riduce la pressione arteriosa, prevale durante il sonno. 

L’attività fisica regolare aumenta la componente vagale, si dice infatti che gli atleti sono “vagotonici” tendono cioè ad avere una frequenza cardiaca più bassa a riposo e che aumenta più lentamente durante l’esercizio (2,3). Gli effetti dell’attività fisica inoltre, non cessano appena si interrompe l’esercizio, ma persistono nel tempo (4) ad esempio, aumentando il metabolismo e quindi il consumo calorico”, conclude la dott.ssa Dell’Orto.

Anche chi ha malattie cardiache può fare attività fisica?

“Qui dovremmo entrare un po’ più nel dettaglio: certamente non dovrà fare attività fisica chi si è accorto che sotto sforzo sviluppa dei sintomi, come senso di peso al torace, mancanza di fiato o improvvisa comparsa di cardiopalmo (sensazione di battito accelerato). Questi sintomi potrebbero essere indicativi di una sofferenza del cuore quando sottoposto a maggior carico di lavoro, espressione di una possibile malattia delle coronarie o della comparsa di aritmie. In questi casi è opportuno consultare uno specialista cardiologo che consiglierà l’esecuzione di esami che potranno identificare possibili patologie sottostanti

Sappiamo però che anche dopo un evento cardiovascolare acuto come un infarto miocardico i pazienti vengono mobilizzati molto presto. Si pensi che una volta il paziente che aveva subito un infarto veniva tenuto fermo a letto per 90 giorni. Ora le terapie si sono molto evolute, ma si è anche osservato che una immobilità così prolungata è tutt’altro che benefica, all’opposto è bene riprendere al più presto a muoversi. Spesso chi ha subito eventi cardiovascolari acuti o interventi cardiochirurgici viene inviato in centri di riabilitazione dove si insegna ai soggetti a riprendere l’attività fisica aumentando progressivamente il carico di lavoro. Anche dopo un trapianto cardiaco si è osservato che i soggetti che prima del trapianto erano stati in grado di seguire un programma di regolare attività fisica sotto stretto controllo medico, avevano una migliore evoluzione dopo l’intervento chirurgico”, conclude la dott.ssa Dell’Orto.

Quale tipo di esercizio?

“Un programma di allenamento ottimale dovrebbe comprendere esercizi che migliorino l’allenamento cardiovascolare e polmonare, la resistenza e la mobilità articolare.

L’esercizio dovrebbe essere preceduto da un periodo di riscaldamento (warm up) e seguito da un periodo di recupero (cool down).

La fase di riscaldamento è costituita dall’esecuzione dell’esercizio a minore intensità e velocità in modo da preparare il corpo a successivi carichi maggiori. Questo riduce anche la possibilità di traumi muscolari.

Nel recupero al termine dello sforzo si rallenta la velocità di esecuzione, consentendo il ritorno dell’attività respiratoria e della frequenza cardiaca ai livelli pre-esercizio. Un adeguato recupero dopo esercizio, soprattutto se intenso, evita il manifestarsi di cali di pressione improvvisi con conseguente vertigine e possibile sincope post-esercizio.

Chiunque riprende a fare esercizio dopo un periodo di inattività deve iniziare con carichi bassi di lavoro e incrementarli progressivamente nel corso di settimane o mesi.

Gli anglosassoni per sintetizzare questo concetto usano l’acronimo FITT:

Frequenza: numero di giorni alla settimana (tre o più)

Intensità: moderata o elevata (da raggiungere progressivamente)

Tempo: numero di minuti per sessione (almeno 30 minuti)

Tipo: Aerobica (camminata, corsa, bicicletta).

Fonti

  1. Furlan R, Dell’Orto S, Pizzinelli P, Crivellaro W, Cerutti S, Lombardi F, Pagani M, Malliani A. Effects of tilt and treadmill exercise on systolic arterial pressure short term variability in hypertensive men. J Hypertens 1987;5:S423-S425.
  2. Furlan R, Dell’Orto S, Pizzinelli P, Crivellaro W, Cerutti S, Lombardi F, Pagani M, Malliani A. Effects of tilt and treadmill exercise on systolic arterial pressure short term variability in hypertensive men. J Hypertens 1987;5:S423-S425.
  3. Furlan R, Dell’Orto S, Pizzinelli P, Crivellaro W, Cerutti S, Lombardi F, Pagani M, Malliani A. Effects of tilt and treadmill exercise on systolic arterial pressure short term variability in hypertensive men. J Hypertens 1987;5:S423-S425.
  4. Furlan R, Piazza S, Dell’Orto S, Gentile E, Cerutti S, Pagani M, Malliani A. Early and late affects of exercise and athletic training on neural mechanisms controlling heart rate. Cardiovasc Res 1993;27:482-488.
  5. Exercise prescriptions and guidance for adults . B.A.Franklin, R.E.Salis, F.G.O’ConnorAmerican College of sports medicine. ACSM’ Guidelines for Exercise Testing and Prescription, 9th ed, Lippincott Williams& Wilkins, Baltimore 2013
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