La capsulite adesiva della spalla, nota come “spalla congelata” o frozen shoulder, è una malattia infiammatoria che comporta una perdita progressiva delle possibilità di movimento dell’articolazione della spalla, talvolta sino alla completa immobilità. Interessa soprattutto le donne, ed è spesso associata a stress elevato o a patologie metaboliche (diabete o iper/ipotiroidismo). Ne parliamo con la dott.ssa Alessandra Foglia, fisioterapista del centro Orto e Fisio Medical Care.
Cos’è la “spalla congelata”?
La capsulite adesiva è una condizione dolorosa e fortemente invalidante, che richiede un percorso terapeutico spesso lungo e che – proprio per questo – provoca grande frustrazione in chi ne soffre. La patologia implica una notevole limitazione dei movimenti della spalla (sia attivi che passivi) e il dolore, che si presenta in maniera cronica e peggiora nelle ore notturne, può complicare anche i gesti più semplici: chi ne soffre solitamente non riesce a sollevare il braccio oltre la testa, né a oltrepassare il gluteo nel tentativo di toccare la schiena.
Generalmente interessa solamente una spalla, ma in un caso su cinque può presentarsi in entrambe le articolazioni.
Quali sono i sintomi?
- Nella prima fase, i movimenti dell’articolazione risultano piuttosto dolorosi, per quanto ancora possibili, mentre l’ampiezza dei movimenti si riduce mano a mano (il “congelamento”). Questa fase può durare in media tra i due e i nove mesi.
- La seconda fase si caratterizza per una lieve diminuzione del dolore, anche se rimane associata ad una forte riduzione dell’ampiezza dei movimenti effettuabili. Questa fase può interessare chi ne soffre per un periodo di tempo compreso tra i quattro e i nove mesi.
- L’ultima fase è quella di “scongelamento“: la capacità di movimento dell’articolazione viene gradualmente ripristinata, sino ad un ritorno – totale o parziale – alla mobilità iniziale.
Quali sono le cause?
Ossa, tendini e legamenti che compongono l’articolazione della spalla sono collocati all’interno di una capsula di tessuto connettivo, struttura elastica che consente il movimento della spalla stessa. In presenza di capsulite adesiva, la capsula articolare viene dapprima interessata da sinovite (infiammazione) che poi degenera in fibrosi retraente. Aumenta inoltre la produzione di alcune cellule (fibroblasti e miofibroblasti) che sviluppano bande fibrose in grado di irrigidire l’articolazione.
Questa condizione è particolarmente comune tra le donne, in particolare nella fascia di età che va dai 35 ai 50 anni. Studi scientifici hanno dimostrato come sia più frequente in presenza di patologie metaboliche (diabete o iper – ipotiroidismo).
Come si diagnostica?
La diagnosi viene effettuata durante la visita specialistica in ortopedia: si valuta l’entità della riduzione dei movimenti, così come l’intensità del dolore percepito, con il supporto di un’indagine ecografica. Allo stesso tempo, si escludono eventuali ulteriori patologie a carico della spalla. Per escludere possibili artrosi, tendinopatie, lussazioni o fratture alla base del disturbo, il medico può richiedere l’esecuzione di una ulteriore radiografia.
Qual è il trattamento più indicato?
La capsulite adesiva, è bene ricordarlo, è una condizione in grado di risolversi in autonomia. Pertanto, se la patologia viene identificata in maniera tempestiva, nella maggior parte dei casi risulta sufficiente una terapia di tipo conservativo. Nei casi in cui, al contrario, non fosse diagnosticata in tempo, il trattamento potrebbe prevedere l’intervento chirurgico effettuato in artroscopia.
Le principali opzioni terapeutiche a disposizione prevedono:
- Terapia farmacologica integrata ad un percorso di fisioterapia
- Assunzione di corticosteroidi, nel tentativo di porre un sollievo al dolore e restituire una migliore mobilità articolare
- Iniezioni di acido ialuronico, sempre in associazione con un percorso fisioterapico, per il recupero funzionale dell’articolazione e della mobilità, scongiurando un ulteriore irrigidimento.
Nel caso in cui il medico ortopedico lo ritenga utile, la rimozione di parte del tessuto articolare attraverso intervento chirurgico in artroscopia
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