A oggi, le cause della sindrome del colon irritabile, disturbo prevalentemente femminile, non sono state chiarite.
Recenti studi, che però devono ancora trovare conferma, hanno messo in luce la relazione fra sindrome del colon irritabile e carenza di vitamina D.
Inoltre, pare che nell’insorgenza della malattia abbiano un ruolo importante anche fattori ormonali e questo spiegherebbe la diminuzione dei sintomi con l’arrivo della menopausa.
Ne abbiamo parlato con gli specialisti di gastroenterologia di Humanitas Medical Care.
Qual è la causa della sindrome del colon irritabile?
“Le cause della sindrome del colon irritabile (detta impropriamente colite) sono ancora poco conosciute, anche se alcuni studi sembrano evidenziare una relazione – ancora da confermare – tra questo disturbo e il deficit di vitamina D”, spiega il professore.
Quali sono i soggetti più colpiti da questa sindrome?
“La sindrome del colon irritabile colpisce prevalentemente le donne giovani (i primi sintomi compaiono generalmente sotto i trentacinque anni), in un rapporto di 3 a 1 rispetto ai maschi, e sembra attenuarsi con l’arrivo della menopausa”, risponde l’esperto.
Quali sono i sintomi più frequenti?
I sintomi sono quelli classici della colite: crampi, meteorismo, mal di pancia, stipsi alternata a diarrea, pancia gonfia, malessere che si attenua con l’evacuazione.
“Poiché possono accentuarsi durante il periodo mestruale, talvolta essi vengono confusi per sintomi di un disturbo ginecologico”, afferma Danese.
Perché la sindrome del colon irritabile colpisce prevalentemente le donne?
Alcune ipotesi avanzate, ma in attesa di ulteriori conferme da studi clinici porterebbero a pensare da una parte che le donne abbiano una soglia del dolore per la colite diversa rispetto agli uomini e dall’altra che nell’insorgenza della malattia potrebbero giocare anche fattori ormonali, ancora non chiari. “Questa ipotesi troverebbe conferma nel fatto che le pazienti affette da sindrome del colon irritabile vedono attenuarsi i sintomi con l’arrivo della menopausa”, conclude il professor Danese.
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