Molte visite di controllo o di routine, non strettamente necessarie, in questa fase di emergenza da Coronavirus sono state rimandate o posticipate. Ne sono un esempio le visite oculistiche, da non trascurare in particolare dopo un periodo di isolamento forzato che spesso ha costretto molti a lavorare parecchie ore da casa su computer portatili e cellulare provocando la cosiddetta ‘sindrome da computer’.
Ne parla il dottor Ernesto Lucchini, oculista in Humanitas Medical Care.
La sindrome da computer: che cos’è e come riconoscerla?
Trascorrere molte ore davanti a uno schermo, magari piccolo e inadeguato, come è accaduto a molti costretti a lavorare in smart working in questo periodo di lockdown, affatica gli occhi e la vista e potrebbe portare alla cosiddetta sindrome da computer.
Inoltre, la luce blu emessa dagli schermi, una luce poco naturale, può stancare molto la vista.
La sindrome, nota anche con l’acronimo ‘CVS’ combina sia sintomi visivi che neurologici e motori e colpisce tra il 70% e il 90% delle persone che passano molto tempo davanti a uno schermo.
Spesso però, i pazienti neanche si accorgono di soffrire di questa sindrome diffusa ma poco conosciuta dalle persone: tra i sintomi più comuni “bruciore, prurito, arrossamento degli occhi e affaticamento della vista, visione sdoppiata od offuscata, mal di testa e dolori al collo, dovuti principalmente alla posizione della testa e del collo”, ha spiegato il medico.
I sintomi, che si presentano sia in modo combinato che singolarmente e con diverse intensità in ogni persona, si manifestano dopo due o tre ore di lavoro e in alcuni casi scompaiono dopo alcune ore dalla fine del lavoro.
Le cause
Quando si osserva a lungo uno schermo, infatti, inconsapevolmente gli occhi si chiudono con minore frequenza, provocando una maggiore secchezza dell’occhio. In condizioni normali, apriamo e chiudiamo gli occhi, sbattiamo le palpebre in modo del tutto incontrollato tra le 17 e le 20 volte al minuto, ma in una situazione di concentrazione di fronte a uno schermo, la frequenza scende a 12-15 volte, ecco perché si crea un affaticamento della vista.
Perché è importante il controllo dell’oculista?
“Per quanto fastidiosa, la CVS non crea danni nel lungo periodo, ma può sicuramente facilitare l’insorgenza di altre patologie, come la sindrome dell’occhio secco – ha spiegato il medico – E’ importante quindi rivolgersi a un oculista. Effettuare una visita oculistica di controllo è il primo passo per mantenere attiva la salute dei nostri occhi”.
Grazie alla visita oculistica, infatti, lo specialista “valuta le condizioni generali di salute degli occhi, il corretto stato del film lacrimale misurandone la quantità e la qualità, si prescrivono le giuste lenti in caso di difetti visivi e si verifica la correzione portata dal paziente”, ha aggiunto.
Inoltre, “le ore passate davanti al computer o tablet e cellulari possono peggiorare degli equilibri muscolari precari inducendo un vero e proprio deficit di convergenza che verrà corretto con esercizi specifici eseguiti sotto il controllo dell’ortottista che si occupa della riabilitazione visiva insieme al medico oculista”.
I rischi della luce blu di cellulari e schermi
Nella CVS (Computer Vision Syndrome) una condizione di potenziale rischio per l’occhio è determinata dall’emissione della luce blu con una lunghezza d’onda che va da 380 a 500 nanometri, in grado di determinare l’insorgenza di un danno soprattutto a livello dell’epitelio pigmentato retinico: “Questo si tradurrebbe in una minore capacità del tessuto di eliminare dei materiali di scarto creando dei depositi retinici chiamati Drusen. Quindi, in pratica, la luce blu favorirebbe l’insorgenza della patologia nota come degenerazione maculare legata all’età e ne accelererebbe la progressione”.
“La luce blu interagisce anche con la produzione della melatonina, se l’esposizione avviene alla sera, creando dei disturbi del sonno.
Il consiglio è quindi di ridurre i tempi di lavoro/gioco con computer o device mobili o programmare delle pause di riposo, far rilassare la muscolatura dell’accomodazione interna all’occhio, portare occhiali con filtro di protezione alla luce blu e umettare spesso gli occhi con lacrime artificiali di buona qualità”, ha concluso Lucchini.
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