La cuffia dei rotatori è il complesso dei quattro muscoli (con i rispettivi tendini) che permettono alla spalla di muoversi, e ha il compito di tenere ferma l’articolazione fra la scapola e l’omero. Questo tipo di lesione è molto diffusa soprattutto dopo i 60 anni, e consiste nella rottura parziale o totale di uno (o più) tendini che la costituiscono.
Se trattata tempestivamente può essere curata con metodi mininvasivi, mentre una lesione più ampia – e trascurata – potrebbe necessitare di un intervento.
Ne abbiamo parlato con il dott. Fabio Zerbinati, primario dell’ortopedia di Humanitas Castellanza e ortopedico presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Monza.
Quali tipi di rottura ci possono essere?
Il tendine più frequente coinvolto nella rottura è il sovraspinato, per la sua posizione e funzione. La lesione tendinea può avere caratteristiche parziali, con lesioni della zona superficiale bursale, associate il più delle volte ad un conflitto subacromiale, o lesioni parziali articolari, chiamate “PASTA lesion” (Partial Articular Sovraspinatus Tendon Avulsion).
Se le lesioni di cuffia dei rotatori coinvolgono due o più tendini si parla di lesione massiva.
Le rotture di cuffia possono essere classificate anche in base a caratteristiche morfologiche che implicano strategie di riparazione differenti:
- Rotture longitudinali
- Rotture a “V”
- Rotture a “luna crescente”
Quando è necessario rivolgersi ad uno specialista?
Frequentemente la spalla può essere causa di dolore: quelli persistenti ed invalidanti devono sempre portare il paziente ad una valutazione medica. È giusto iniziare con una terapia antinfiammatoria, ma nel caso non ci fossero miglioramenti è fondamentale procedere a valutazioni approfondite.
Come viene diagnosticata?
Il quadro clinico è caratterizzato da dolore e difficoltà nell’eseguire alcuni movimenti: frequentemente risulta difficoltoso portare la mano dietro la schiena o eseguire movimenti del braccio sopra la testa. Questa sospetta ed invalidante sintomatologia deve essere studiata mediante esami strumentali.
Fondamentale è eseguire una radiografia per valutare la componente ossea, per escludere altre patologie, ma anche per evidenziare alcune variabili anatomiche dell’acromion (parte della scapola) che possono favorire lesioni di cuffia.
Mediante la radiografia non è possibile valutare le strutture tendinee, per questo è poi fondamentale eseguire un’ecografia, esame di primo livello che ci permette di valutare stati infiammatori e di evidenziare eventuali rotture tendinee.
L’esame più importante e più preciso nel valutare la cuffia dei rotatori è la risonanza magnetica nucleare, che ci permette di valutare lesioni, infiammazioni anche limitate, ma soprattutto ci permette di studiare le caratteristiche della lesione tendinea e la qualità del tendine e muscolo residuo.
Quali sono le cause?
Le rotture dei tendini della cuffia dei rotatori possono essere traumatiche, ma nella stragrande maggioranza risultano essere degenerative.
Il quadro di degenerazione di questa struttura risulta essere quasi fisiologico, tanto che studi anatomo patologici hanno evidenziato che l’incidenza di tale lesione è piuttosto elevata nelle persone anziane.
La spiegazione di questa degenerazione e rottura frequente può essere data dall’uso continuo che si fa di queste strutture: i tendini della cuffia dei rotatori, non vengono utilizzati solo durante il movimento, ma continuamente nelle 24 ore per stabilizzare la testa dell’omero.
Altra spiegazione al danno frequente, soprattutto del sovraspinato, è la sua anatomia e il suo decorso: il muscolo origina sulla scapola, e prima di inserirsi sulla testa dell’omero scorre inferiormente ad una struttura ossea chiamata acromion. In questo passaggio possono crearsi dei conflitti e abrasioni tendinee che possono portare alla rottura del sovraspinato.
Le lesioni traumatiche sono meno frequenti ma importanti da riconoscere, perché vanno valutate con urgenza e gestite in maniera celere. In queste situazioni il tendine non ha meccanismi di adattamento e la rottura improvvisa determina degenerazione locale e alterazioni dell’equilibrio dell’articolazione con limitazioni importanti.
Quali sono i trattamenti possibili?
Le rotture tendinee della cuffia dei rotatori, quando riconosciute in tempo, devono essere trattate mediante la riparazione chirurgica. Questo intervento viene eseguito mediante artroscopia, con piccole incisioni: utilizzando una telecamera a fibre ottiche di piccole dimensioni si procede ad esaminare l’articolazione. Nel caso di rottura tendinea sempre mediante questa tecnica mininvasiva si procede alla riparazione del tendine che viene riancorato all’osso mediante piccolissime viti e fili ad altissima resistenza.
È fondamentale eseguire questa procedura con una lesione ancora riparabile e un tendine non troppo degenerato per evitare fallimenti chirurgici.
In situazioni particolarmente gravi con un impossibilità di riparazione si procede a riparazioni parziali che possono portare ad alcuni miglioramenti o a trasposizioni tendinee.
L’intervento deve sempre essere seguito da uno specifico percorso riabilitativo: la riabilitazione che ha durata di 2-3 mesi ha il compito di rieducare il tendine riparato ma soprattutto quella di riequilibrare un’articolazione complessa come quella della spalla.
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