Reflusso gastroesofageo: come funziona il trattamento endoscopico

La malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE, o GERD in inglese) è un disturbo gastrointestinale che colpisce circa il 20% della popolazione globale. Caratterizzata dal decorso cronico e ricorrente, ha un impatto non solo sulla salute fisica, ma anche sul benessere psicologico dei pazienti.

Nonostante l’esistenza di trattamenti efficaci, molti pazienti continuano a sperimentare sintomi persistenti e fastidiosi. Alcuni manifestano reazioni avverse ai farmaci, mentre altri preferiscono evitare di assumere farmaci per tutta la vita. Per rispondere a queste esigenze, sono stati sviluppati trattamenti endoscopici che offrono una valida alternativa agli approcci più tradizionali.

Ce ne parla il dottor Carmine Gentile, gastroenterologo presso Humanitas Mater Domini e l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Arese.

Reflusso gastroesofageo: quali sono i sintomi?

Il reflusso gastroesofageo è un meccanismo fisiologico normale in cui il contenuto acido dello stomaco risale nell’esofago. Quando ciò si verifica con eccessiva frequenza si sviluppano dei sintomi e quindi si parla di malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE).

I sintomi del reflusso gastroesofageo si possono suddividere in:

Sintomi tipici: bruciore alla bocca dello stomaco o dietro lo sterno che si irradia posteriormente fra le scapole o al collo, dolore alla bocca dello stomaco, rigurgito acido, sensazione di amaro in bocca soprattutto al risveglio, eruttazioni frequenti. 

Sintomi atipici: sensazione di nodo alla gola con difficoltà alla deglutizione; catarro retronasale, difficoltà digestive, nausea, gonfiore addominale, laringite, tosse cronica, raucedine, abbassamento della voce, singhiozzo, asma, dolore toracico, erosioni dentali.

È importante sottolineare come, a dispetto del nome della malattia, il “reflusso acido” non è un sintomo sempre presente. Spesso possono esserci solo altri sintomi tipici oppure in certi casi addirittura solo sintomi atipici.

Nel 30-35% dei casi, la malattia da reflusso gastroesofageo può causare complicanze come erosioni a livello dell’esofago (esofagite), ulcere o restringimenti (3-5%) mentre nella maggior parte dei casi non determina lesioni visibili alla gastroscopia.

Come viene diagnosticata la malattia da reflusso gastroesofageo?

I sintomi caratteristici, come bruciore dietro il petto e rigurgito acido in bocca, sono spesso sufficienti per una diagnosi preliminare. In molti casi viene prescritto al paziente un trattamento farmacologico con cui solitamente i sintomi migliorano.  

Se non si ottengono risultati, o se compaiono sintomi “di allarme” come dimagrimento o anemia, è necessario ricorrere alla gastroscopia (EGDS): mediante l’introduzione di un endoscopio flessibile con telecamera, il medico può esaminare l’interno dell’esofago, dello stomaco e del duodeno, e prelevare campioni di tessuto (biopsie) se necessario.

In alcuni casi può essere poi necessario ricorrere ad esami strumentali di secondo livello come: pH-impedenziometria delle 24 ore, manometria esofagea, esame radiologico del tubo digerente.

Come funziona il trattamento endoscopico per la malattia da reflusso?

Il trattamento endoscopico per il reflusso consiste nell’andare a “rinforzare” la valvola che separa l’esofago dallo stomaco, aumentandone la continenza e rendendo più difficile la risalita dell’acido. Una delle più innovative tecniche per il trattamento endoscopico della MRGE prende il nome di ARMA (Anti-Reflux Mucosal Ablation). È una procedura in cui il medico tramite una gastroscopia va a eseguire una ablazione con laser in corrispondenza della giunzione tra l’esofago e lo stomaco. Questo porta alla formazione di una precisa cicatrice che appunto “rinforza” la valvola che separa l’esofago e lo stomaco, rendendo più difficile la risalita dell’acido.

Quali sono i vantaggi di questa tecnica?

È una tecnica molto meno invasiva rispetto all’intervento chirurgico anti-reflusso e che spesso si svolge in regime ambulatoriale (cioè con uscita dall’ospedale subito dopo la procedura). Inoltre, qualora non dovesse risultare sufficientemente efficace non preclude l’esecuzione eventuale dell’intervento chirurgico come ulteriore step terapeutico successivo.

Chi può sottoporsi al trattamento endoscopico per il reflusso?

Normalmente la procedura è indicata per i pazienti che non riescono a controllare i sintomi nonostante l’ottimizzazione della terapia farmacologica (ovvero quelli che hanno una MRGE refrattaria) oppure quelli che sono intolleranti o presentano delle controindicazioni all’utilizzo dei farmaci per il trattamento di malattia.

È fondamentale quindi eseguire una visita gastroenterologica presso un centro specializzato per capire se un paziente è candidabile alla procedura.

Malattie Dell'Apparato Digerente
Dottore Carmine Savio Gentile
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