L’adenoma ipofisario è una neoplasia benigna che origina nella porzione anteriore dell’ipofisi, conosciuta come adenoipofisi.
L’ipofisi, responsabile della secrezione di ormoni, controlla l’attività endocrina delle altre ghiandole dell’organismo e ha un’influenza cruciale su molteplici funzioni vitali del corpo. Tra queste, regola la crescita, la riproduzione, la risposta allo stress, il metabolismo energetico e la regolazione della temperatura corporea, oltre al bilancio energetico e idro-elettrolitico.
Esistono vari tipi di adenomi ipofisari, ognuno con caratteristiche diverse. Ce ne parla la dott.ssa Caterina Premoli, endocrinologa presso Humanitas San Pio X e gli ambulatori Humanitas Medical Care di Monza, Assago, Premuda e Murat a Milano.
Quali sono i differenti tipi di adenomi ipofisari?
Gli adenomi ipofisari vengono classificati in:
- Funzionanti: causano un’eccessiva produzione di ormoni e comprendono prolattinomi, somatotropinomi, corticotropinomi e tireotropinomi, che secernono rispettivamente prolattina, ormone della crescita, corticotropina e tireotropina
- Non funzionanti: non producono quantità eccessive di ormoni.
Per quanto riguarda l’ipersecrezione ormonale, circa il 50-60% degli adenomi ipofisari è rappresentato da prolattinomi cioè che producono prolattina, che può determinare galattorrea e ipogonadismo. Il 10-20% sono somatotropinomi, che causano acromegalia negli adulti e gigantismo nei bambini, e il 3-10% sono corticotropinomi, che secernono ACTH, provocando ipercortisolismo e malattia di Cushing. L’1-2% sono gonadotropinomi e tireotropinomi. Il 15-35% degli adenomi ipofisari viene definito non funzionante in quanto non associati a ipersecrezione ormonale.
Sulla base delle dimensioni, gli adenomi ipofisari vengono suddivisi in microadenomi, di diametro inferiore ad 1 cm, e macroadenomi, di dimensioni superiori ad 1 cm.
Quali sono i fattori di rischio degli adenomi ipofisari?
I fattori di rischio per lo sviluppo di un adenoma ipofisario non sono attualmente noti. Tuttavia, raramente (meno del 5% dei casi) possono avere una presentazione familiare (ovvero la presenza di adenomi in uno o più membri della stessa famiglia) dovute alla presenza di mutazioni di geni specifici (menina, AIP).
Quali sono i sintomi degli adenomi ipofisari?
I sintomi degli adenomi ipofisari possono variare da individuo a individuo anche sulla base dell’eventuale ipersecrezione ormonale. I pazienti con questa condizione possono manifestare:
- Stanchezza generalizzata
- Affaticamento rapido
- Cefalea persistente
- Disturbi del campo visivo
- Irregolarità del ciclo mestruale nelle donne
- Riduzione della libido e/o disfunzione erettile negli uomini
- Modifiche dei tratti somatici.
Come vengono diagnosticati gli adenomi ipofisari?
La diagnosi degli adenomi ipofisari richiede un approccio multidisciplinare che inizia con una visita endocrinologica accurata, comprensiva di anamnesi ed esame obiettivo del paziente, ed esami ormonali mirati a valutare la funzionalità della ghiandola ipofisaria.
Gli esami strumentali necessari per la diagnosi degli adenomi ipofisari sono:
- Risonanza Magnetica: esame standard per lo studio della regione ipofisaria, per la diagnosi e per il follow up. Effettuata con e senza mezzo di contrasto paramagnetico (gadolinio), consente di identificare e caratterizzare anche lesioni ipofisarie di piccole dimensioni.
- Esame computerizzato del campo visivo: esame fondamentale nei macroadenomi ipofisari, i quali possono esercitare pressione sul nervo ottico, causando sintomi visivi.
Quali sono i trattamenti per gli adenomi ipofisari?
Il trattamento degli adenomi ipofisari dipende da diversi fattori, tra cui la dimensione e il tipo funzionante o non funzionante. Spesso è necessaria una combinazione di diversi approcci terapeutici che possono comprendere:
Chirurgia: rappresenta la terapia di elezione per i macroadenomi non funzionanti, in particolare quando causano alterazioni del campo visivo, nonché per i micro o macro adenomi GH, ACTH e TSH- secernenti. La tecnica chirurgica preferita è quella per via transnasosfenoidale, che prevede l’uso di un endoscopio inserito attraverso la cavità nasale, mentre la via transcranica è riservata oggi in una ridottissima percentuale di casi.
Trattamento medico: costituisce l’approccio terapeutico di prima scelta negli adenomi ipofisari prolattino secernenti attraverso l’uso di farmaci dopamino-agonisti. Negli adenomi che secernono GH e TSH si possono utilizzare analoghi della somatostatina, generalmente in seconda linea di trattamento.
Radioterapia o radiochirurgia: vengono impiegati nei casi in cui né chirurgia né il trattamento medico sono riusciti ad ottenere un completo controllo della malattia. Queste tecniche hanno un’ottima efficacia sulla crescita tumorale e una buona efficacia sull’ipersecrezione ormonale con un tempo di latenza di alcuni anni.
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