La stenosi carotidea è un restringimento della carotide (una delle arterie più importanti del corpo) causato da “placche”, cioè ispessimenti della parete, che ostruiscono i vasi sanguigni. È una condizione che compromette la circolazione del sangue verso il cervello, ma che tuttavia spesso non si associa a sintomi, rimanendo inosservata fino a quando la situazione può essere già grave.
La stenosi carotidea, infatti, può provocare un ictus (non arriva più ossigeno ad una zona del cervello) o un attacco ischemico transitorio (TIA, cioè temporanea mancanza di flusso sanguigno al cervello).
Ce ne parla la prof.ssa Mariagrazia Bordoni, specializzata in chirurgia vascolare presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Monza.
Quali sono i sintomi della stenosi carotidea?
Come dicevamo, la presenza di una stenosi della carotide è spesso priva di sintomi. Quando questi si manifestano possono essere già piuttosto severi al primo esordio e non sempre sono reversibili. Si tratta di disturbi legati a scarso flusso di sangue in alcune aree del cervello, che si possono manifestare in forma anche molto diversa e che qualche volta si risolvono nel giro di pochi minuti (come nel caso di TIA- attacco ischemico transitorio) ma spesso provocano un danno non reversibile, permanente. Le manifestazioni possono davvero essere tante e variamente associate tra loro: vanno dalla difficoltà a parlare, a muovere un braccio, una gamba o entrambe, fino a quadri molto complessi.
Cosa causa il restringimento della carotide?
La stenosi carotidea è causata principalmente dall’aterosclerosi (o arteriosclerosi), una malattia della parete delle arterie provocata dall’accumulo di grassi, colesterolo e altri depositi di materiale, che formano placche e fanno perdere elasticità alla parete. Talvolta la placca si accresce fino a chiudere completamente l’arteria, impedendo così il flusso del sangue; altre volte il materiale che la costituisce è molto friabile e può quindi liberare nel sangue frammenti che raggiungono il cervello e chiudono le arterie più piccole. In entrambi i casi il risultato è una riduzione di flusso di sangue al cervello e l’origine di un’ischemia.
Quali sono i fattori di rischio per la stenosi carotidea?
I principali fattori di rischio che possono aumentare la possibilità di sviluppare questa condizione comprendono tutti quelli che favoriscono l’arteriosclerosi.
Fumo, ipertensione, elevati valori di colesterolo, obesità, vita sedentaria, età, familiarità e diabete, sono fattori da tenere sotto controllo.
Come capire se le carotidi sono ostruite?
I pazienti adulti che hanno significativi fattori di rischio o che hanno avuto già problemi cardiovascolari devono essere avviati ad uno screening anche del distretto arterioso delle carotide. Diversi specialisti possono dare la necessaria indicazione: cardiologo, chirurgo vascolare e diabetologo, nel corso della visita valutano la possibilità che ci sia un interessamento della carotidi in base alla storia clinica e alla presenza dei fattori di rischio. Nel caso non ci siano precedenti significativi e il paziente abbia superato i 45-50 anni di età potrà sottoporsi a visita di valutazione iniziale da parte del chirurgo vascolare. Se invece è già seguito con periodiche visite dal cardiologo o dal diabetologo, saranno questi specialisti ad indicare se e quando è opportuno un controllo.
Quale è l’esame diagnostico di prima scelta nel sospetto di stenosi carotidea?
L’ecocolordoppler (ECD dei trochi sovraortici), un esame ecografico che si effettua ambulatorialmente, consente una diagnosi piuttosto precisa sulla presenza e sull’entità di una stenosi della carotide. Solo in casi particolari o di dubbio diagnostico si rende necessario un approfondimento, generalmente con una angioTAC dei vasi del collo.
In cosa consiste l’esame ecocolordoppler?
È un esame ecografico che studia la struttura della parete delle arterie e verifica il tipo di flusso di sangue al suo interno. Permette di riconoscere la presenza di placche, la loro caratteristica, la percentuale di stenosi che determinano e l’eventuale variazione al flusso di sangue, tutti dati che insieme alla visita del paziente, consentono di dare le giuste indicazioni per la terapia e i necessari controlli
Come si cura la stenosi della carotide?
La prima cosa da fare in caso di stenosi priva di sintomi è tenere sotto controllo i fattori rischio: mantenere pressione, colesterolo, glicemia sotto controllo, mantenere un buon livello di attività fisica, controllare il peso corporeo, smettere di fumare sono parte integrante della terapia. Se la stenosi supera il 70%, le linee guida pongono indicazione al trattamento che potrà essere chirurgico oppure endovascolare (usando cateteri stent, come si fa per le arterie coronarie). La scelta avviene tenendo conto delle caratteristiche del paziente, della sua storia clinica e delle caratteristiche della placca e dell’arteria da trattare.
Più complesso è il trattamento di stenosi che hanno provocato sintomi: in presenza di TIA o ictus la decisione per un eventuale trattamento nasce dal confronto tra neurologi, che in genere per primi accolgono il paziente, chirurghi vascolari e neuroradiologi.
Per questa ragione è importante la prevenzione, con visite periodiche a frequenza variabile a seconda della severità della stenosi carotidea e controllo dei fattori di rischio.
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