È importante che la vista dei bambini sia tenuta sotto controllo sin dalla più tenera età, tanto che i genitori devono preoccuparsi di sottoporre i propri figli a una visita oculistica sin da quando sono neonati. Ed è importante mantenere questo controllo anno per anno, nel caso in cui ci sia evidenza di difetti visivi, o almeno ogni due anni pur in assenza di sintomi che possano far pensare all’esistenza di una patologia legata alla vista.
Ne parliamo con il dottor Davide Alegrini, responsabile del Servizio di Maculopatia del Centro Oculistico di Humanitas Castelli di e di Humanitas Medical Care Bergamo.
La visita dall’oculista in età precoce, può risultare indigesta per i più piccoli. Come prepararli a questo appuntamento?
«L’obiettivo deve essere quello di mettere a proprio agio il piccolo o la piccola paziente. Perché questo accada è importante prima di tutto il ruolo dei genitori, che qualche giorno prima della visita possono introdurre questo nuovo evento presentandolo come un gioco che sarà effettuato dal medico. Allo stesso medico, poi, il compito di “distrarre” il bambino mostrandogli, tra un controllo agli occhi e l’altro, oggetti a lui familiari come peluche, animaletti o anche piccole luci che attirino la sua attenzione. Quando il bambino è un po’ più grande, dai 3 ai 6 anni, può essere utile cominciare ad abituarlo agli esami cui sarà sottoposto nell’ambito della visita, per esempio abituandolo a riconoscere figure molto semplici come una casa, un albero, una stellina, figure che ritroverà dal medico e che gli appariranno per questo familiari, permettendoci di eseguire la visita in tutta tranquillità».
I difetti visivi dei bambini sono gli stessi e si trattano alla stessa maniera di quelli degli adulti?
«Le patologie sono le stesse, è vero, ma le problematiche possono essere differenti, avere origine diverse fra loro. Oltre all’ambliopia, il cosiddetto “occhio pigro” che colpisce in particolare i più piccoli ma può riguardare anche gli adulti, pensiamo alla cataratta: quella congenita, che si manifesta in giovane età, è diversa da quella senile, che si manifesta in un’età avanzata. Oppure pensiamo al glaucoma, cioè la pressione alta dell’occhio: quello congenito ha conseguenze del tutto diverse rispetto a quello che riguarda l’adulto. E lo stesso discorso può essere fatto per le problematiche corneali e per quelle retiniche, che sono diverse nel bambino rispetto all’adulto. Senza dimenticare che c’è una forma di patologia tumorale a base genetica, il retinoblastoma, che colpisce solo l’occhio dei bambini in età precoce, pediatrica».
Per la prevenzione dei problemi legati alla vista, qual è il rapporto che i bambini devono avere con strumenti come televisore, computer, cellulare o tablet?
«L’ideale sarebbe farne un utilizzo limitato anche se ai nostri tempi questo è molto difficile si verifichi, anche per i più piccoli. Se uso deve esserci, quindi, che sia caratterizzato da un rapporto sano, cioè non ci devono essere eccessi nell’’utilizzo di questi strumenti e bisogna controllare che i bambini non avvicinino troppo il viso agli schermi perché più il sistema di accomodazione di messa a fuoco deve lavorare e più ci può essere un affaticamento visivo, con conseguente formazione di sintomi legati a una visione non corretta. Altri consigli sono controllare che siano effettuate pause tra un utilizzo e l’altro e che l’illuminazione dello schermo non sia troppo elevata. Al contrario, invece, è importante che l’ambiente in cui è inserito il bambino abbia un’esposizione luminosa favorevole, così da contenere, anche in questo caso, l’affaticamento visivo che potrebbe invece essere generato da una luce scarsamente diffusa».
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