Prevenzione: difendere la vista fin dall’infanzia

Molti di noi sono abituati a rivolgersi al medico oculista solo quando ci accorgiamo che la vista è calata o alla comparsa di un malessere all’occhio. Per mantenere la buona salute dei nostri occhi è importante capire che la prevenzione è importantissima, fin da bambini.

Ne abbiamo parlato con il Dott. Matteo Prencipe, Oculista presso il centro Humanitas Medical Care di Monza, Varese, Lainate e del centro Ocu Medical Care diretto dal Dottor Fabrizio Camesasca.

Il dottor Camesasca ci ricorda che: “È fondamentale non dare per scontata ma salvaguardare la salute dei nostri occhi. L’occhio umano funziona come una sofisticata fotocamera: la percezione di immagini nitide, la possibilità di leggere, guidare, guardare un panorama, praticare sport o lavorare al computer dipendono dal corretto funzionamento dei delicati componenti oculari. Per questo motivo è essenziale prendersi cura dei nostri occhi ed effettuare controlli periodici mirati alla prevenzione e alla diagnosi e correzione precoce di eventuali disturbi e difetti, sin dall’infanzia”.

Occhio ‘pigro’, che cos’è?

“L’ambliopia, nota comunemente come occhio ‘pigro’, è una condizione caratterizzata dalla ridotta capacità visiva di un occhio o, più raramente, di entrambi”, spiega il dott. Prencipe. “Si tratta di un disturbo comune, che colpisce il 2-5% dei bambini, legato a un anomalo sviluppo della collaborazione tra occhio e corteccia visiva nei primi anni di vita. Se trascurata e non trattata, l’ambliopia può determinare un deficit visivo permanente per tutta la vita”.

Infatti, il sistema occhio-cervello è plastico e sviluppa la capacità massimale entro i 10 anni di età, dopo i quali anche una correzione del difetto visivo o la risoluzione del problema non riescono più a modificare il limite raggiunto dal sistema occhio – corteccia visiva.

Quali sono le cause dell’occhio ‘pigro’?

“L’ambliopia può essere determinata da qualsiasi condizione che interferisca con la corretta elaborazione delle immagini e, quindi, con l’adeguata stimolazione del sistema visivo nell’infanzia”, continua il dott. Prencipe. “Le cause più comuni sono lo strabismo (anomalo allineamento degli occhi), l’anisometropia (differente qualità visiva tra i due occhi a causa di difetti refrattivi non corretti come miopia, ipermetropia o astigmatismo) e la deprivazione visiva da cataratta congenita o ptosi palpebrale”.

Quali sono i sintomi dell’occhio ‘pigro’?

“Il meccanismo della visione continua a svilupparsi dalla nascita fino all’età di 10 anni, avendo un impatto sullo sviluppo e l’apprendimento. Poiché il difetto visivo si presenta più frequentemente in un solo occhio, spesso il bambino si abitua ad utilizzare l’occhio con la visione migliore senza lamentare disturbi. In assenza di una valutazione da parte di uno specialista oculista, un problema visivo può così passare inosservato, precludendo la possibilità di un trattamento mirato e potenzialmente molto efficace entro i 7 anni d’età”. Un tentativo di trattamento dovrebbe essere comunque sempre intrapreso.

Primi controlli, quando iniziare?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riconosce l’ambliopia come un importante problema di salute per cui sono disponibili efficaci test diagnostici e trattamenti. Anche in assenza di sintomi visivi o disturbi specifici, è dunque fondamentale che i bambini siano visitati periodicamente per favorire una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo nel corso dei primi 5-6 anni di vita.

“La visita oculistica consente di individuare precocemente un’ambliopia o i suoi fattori di rischio, fornendo un’opportunità unica di trattamento tramite occhiali, bendaggi occlusivi o altre strategie disponibili”, spiega il Dott. Prencipe. “È quindi raccomandabile eseguire una visita di screening entro i 3 anni d’età e periodicamente dai 3 ai 5 anni d’età secondo indicazione medica.”

Come avviene una visita di controllo?

La visita oculistica avviene in ambulatorio, organizzata dal medico oculista nelle sue differenti fasi, in funzione dell’età e del grado di collaborazione del bambino.

In una prima fase di colloquio con i genitori, l’oculista raccoglie osservazioni riguardo la qualità visiva complessiva del bambino e un’accurata storia medica (parto prematuro, malattie genetiche, condizioni neuropsicologiche, familiarità per problemi visivi – ad esempio strabismo, ambliopia, miopia o ipermetropia o astigmatismo elevati).

L’oculista esegue quindi un esame obiettivo oculare con lo scopo di verificare l’allineamento e la motilità oculare, la presenza di potenziali alterazioni palpebrali o dell’apparato lacrimale, la risposta delle pupille agli stimoli luminosi. Grazie all’utilizzo della lampada a fessura, un apposito microscopio per la visualizzazione dell’occhio e delle sue struttura, il medico verifica lo stato di salute dell’occhio, evidenziando possibili patologie come congiuntiviti, lesioni corneali o opacità del cristallino (cataratta). Dopo dilatazione della pupilla con colliri specifici, la visualizzazione della retina e della testa del nervo ottico permette di indagare alterazioni legate a queste componenti.

A partire dall’età di 3-4 anni, i bambini possono essere in grado di partecipare alla misurazione dell’acuità visiva – o esame della vista –, in modo da quantificare la capacità visiva di entrambi gli occhi e rilevare eventuali fattori di rischio per ambliopia. Per età inferiori o nei casi in cui ciò non fosse possibile sono comunque disponibili test ad hoc per studiare il corretto sviluppo dell’apparato visivo.

In cosa consiste il trattamento?

La chiave per un trattamento efficace e ottimale è la diagnosi precoce. Una volta posta diagnosi di ambliopia, la terapia deve essere impostata il più presto possibile in stretta collaborazione con l’ortottista”, aggiunge il dott. Prencipe. “Dopo aver corretto i difetti refrattivi e/o le cause anatomiche che interferiscono con la corretta visualizzazione delle immagini, la terapia anti-ambliopica può consistere nella penalizzazione tramite colliri o nel bendaggio dell’occhio sano per stimolare l’utilizzo dell’occhio ‘pigro’.”

Soprattutto nel caso del bendaggio occlusivo, il ruolo dei genitori – ed eventualmente degli insegnanti – è fondamentale.

Il bendaggio dell’occhio sano deve essere mantenuto per almeno 2-6 ore giornaliere per alcuni mesi, secondo grado di severità dell’ambliopia, e alternato al bendaggio dell’occhio ambliope per non rendere “pigro” l’occhio con buona visione. Il regime potrà essere poi aggiornato o gradualmente ridotto fino a cessazione, in base agli esiti delle rivalutazioni prescritte. L’educazione e la collaborazione dei genitori per favorire l’aderenza al piano terapeutico sono di cardinale importanza per l’efficacia del trattamento”.

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