Presbiopia, perché dai 40 anni la nostra vista peggiora da vicino?

Allontanare il menù al ristorante, o il giornale la mattina, per riuscire a mettere a fuoco le lettere e leggere con facilità, è uno dei campanelli d’allarme della presbiopia, una condizione che impedisce di vedere chiaramente da vicino. Si tratta di una condizione piuttosto comune che tende a progredire con l’età ma che, per le persone che non hanno mai indossato un paio di occhiali o lenti a contatto per correggere la propria vista, potrebbe essere destabilizzante. Cosa succede ai nostri occhi? Dobbiamo rassegnarci al fatto di vedere sempre meno o possiamo fare qualcosa per prevenire la presbiopia?

Ne abbiamo parlato con il dott. Bruno Battaglia, oculista presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care Murat a Milano.

Da cosa è causata la presbiopia?

La risposta a questa domanda non ci è ancora stata fornita in maniera univoca dalla scienza. Tra le teorie più accreditate, vi è quella di una sclerosi, ossia un irrigidimento di zonula e cristallino, ossia l’apparato che mette a fuoco gli oggetti che stiamo guardando. Con l’avanzare dell’età queste strutture perdono di elasticità, impedendo quel cambiamento di conformazione che consente all’occhio di mettere a fuoco le immagini da vicino.

Il principale fattore di rischio è l’età, ma se questa condizione si manifesta prima dei 40 anni, potrebbe essere causata da un difetto visivo non corretto in maniera adeguata, o più raramente da farmaci, quali diuretici, antistaminici o antidepressivi, traumi, o patologie come diabete, sclerosi multipla, malattie cardiovascolari.

È possibile prevenire la presbiopia?

Purtroppo non è possibile prevenire la presbiopia. Tuttavia, è consigliabile evitare un uso eccessivo o senza pause di videoterminali che, benché non direttamente correlato alla presbiopia, può rendere più precoce la comparsa di sintomi quali affaticamento visivo o mal di testa.

Come si corregge la presbiopia?

La presbiopia si può correggere in vari modi. Il più semplice è mediante l’uso di occhiali (sia progressivi sia da vicino) o lenti a contatto multifocali.

Esiste la possibilità, in soggetti molto motivati, di ricorrere a varie tecniche chirurgiche per la correzione di questo difetto visivo.

Gli interventi sono diversi e con differenti gradi di invasività, che vanno valutati di volta in volta dal chirurgo refrattivo.

Tra le varie opzioni abbiamo il laser a eccimeri, la lensectomia refrattiva (ossia l’asportazione del cristallino, corrispettivo dell’intervento di cataratta) e, meno di frequente, l’impianto di protesi intracorneali.

Tuttavia è bene sottolineare che il trattamento di prima linea, che garantisce ottimi risultati nella quasi totalità dei pazienti, è l’impiego di lenti correttive, unica metodica priva di complicanze.

Specialista in Oftalmologia
Dott. Bruno Battaglia
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