Esistono bambini che sin dai primi anni di età si fanno notare per le loro notevoli capacità come una spiccata curiosità, un’alta competenza linguistica, una memoria eccellente oppure una capacità di ragionamento superiore all’età.
Alcuni di questi vengono chiamati gifted children o “bambini plusdotati” e le statistiche indicano che il 5% dei piccoli italiani vivano questa condizione, anche se questa non viene sempre riconosciuta e adeguatamente supportata.
Ne parliamo con la dott.ssa Ylenia Canavesio, psicologa e psicoterapeuta di Humanitas Psico Medical Care.
Cos’è la plusdotazione?
I bambini ad alto potenziale sono dotati di possibilità di sviluppo superiori alla media. Sono molto curiosi, con svariati interessi, attenti, hanno buone idee e apprendono con facilità.
Nella maggior parte dei paesi la definizione prevalente è in base al quoziente di intelligenza (QI) che deve essere di 130 o superiore. Tuttavia, sempre più spesso, si fa riferimento ad aspetti multifattoriali, prendendo in considerazione un’ampia varietà di talenti, come le competenza linguistiche, matematiche, spaziali e visive, musicali e interpersonali. È riconosciuto, infatti, che i bambini dotati differiscono dai loro coetanei in modi diversi dalla sola abilità intellettuale.
“Mio figlio sembra particolarmente sveglio, è un plusdotato?”
Trovare la risposta a questa domanda non è sempre facile perché sappiamo che ogni bambino è diverso, unico nel suo essere ma soprattutto possiede differenti aree di competenza, dove l’intelligenza cognitiva è solo una di queste.
Possiamo tuttavia delineare alcune caratteristiche comuni osservabili nei bambini ad alto potenziale:
- Processi di ragionamento superiori alla media
- Alte competenze linguistiche
- Sorprendente profondità e sensibilità emotiva sin da piccoli
- Forte curiosità
- Svariati interessi, anche per argomenti particolari/di nicchia
- Spiccata immaginazione
- Facilità di apprendimento
Questi tratti, delineati dalla National Association for Gifted Children possono presentarsi insieme oppure in maniera isolata.
Perché è importante la valutazione e in cosa consiste?
La plusdotazione, anche se non è un disturbo da diagnosticare, necessita di una presa in carico che ha come primo step una valutazione. Questa può essere utile a partire dalla scuola primaria, anche se può essere effettuata anche più avanti con l’età.
L’iter di valutazione, che coinvolge come figura specialistica lo psicologo, talvolta viene vissuto con preoccupazione o diffidenza dai genitori, tuttavia bisogna però ricordare che l’indagine specialistica ha come fine ultimo quello di raggiungere il pieno benessere del bambino, sia dal punto di vista cognitivo, emotivo che sociale.
Infatti, conoscere appieno le caratteristiche del bambino significa poter rispondere in maniera adeguata ai suoi bisogni. È solo in questo modo che gli adulti di riferimento possono offrire le migliori opportunità di crescita che un bambino necessita.
La valutazione va molto oltre la somministrazione di test e si affida alla competenza e all’esperienza del professionista per interpretare le risposte del bambino perché un punteggio elevato ai test di intelligenza è sì un elemento necessario, ma non sufficiente, per parlare di plusdotazione.
Presso il Centro di Neuropsicologia dell’apprendimento (Humanitas Medical Care di via Domodossola) è attivo un percorso ad hoc che prevede infatti colloqui con il bambino e i suoi adulti di riferimento, supportati da questionari, per cogliere aspetti legati al benessere e l’adattamento al contesto scolastico, familiare e sociale. Inoltre viene coinvolta anche la scuola così da creare una rete che ha come obiettivo il pieno sviluppo del potenziale individuale di ciascun soggetto.
Emozioni e sviluppo emotivo
I bambini plusdotati raggiungono precocemente l’autonomia su diversi compiti di sviluppo, appaiono spesso motivati e imparano molto velocemente, ma non tutto è semplice.
Questi soggetti sul piano affettivo-emotivo mostrano un’estrema sensibilità, hanno difficoltà a regolare le emozioni forti e talvolta mostrano altre difficoltà emotive come disturbi d’ ansia, perfezionismo, stress, problemi relazionali con i pari e bassa autostima. La letteratura ci suggerisce che la causa di queste problematiche è ascrivibile ad un’asincronia tra lo sviluppo delle capacità intellettive, emotive e socio-relazionali. Questa caratteristica infatti può costituire un fattore di rischio importante per lo sviluppo di problematiche emotivo-comportamentali e che quindi se non supportate adeguatamente, queste difficoltà possono acuirsi durante l’adolescenza e l’età adulta.
Diviene quindi importante per I genitori, rimanere in sintonia con i bisogni specifici del loro bambino e contribuire a formare una solida struttura per la salute emotiva
Si tratta di parlare, ascoltare e rispondere in modo sensibile, anche quando i sentimenti del piccolo sembrano sproporzionati a ciò che è successo.
Plusdotazione e scuola: come comportarsi?
Se è vero che spesso i bambini plusdotati hanno successo a scuola grazie al loro marcato interesse per scoprire cose nuove e ricordarle poi facilmente, è altrettanto vero che talvolta le traiettorie evolutive non sono sempre le stesse. La ricerca infatti ci mostra che alcuni ragazzi incontrano delle difficoltà nel loro percorso di studi.
Si può infatti osservare una discrepanza tra il rendimento scolastico di un bambino e il suo Quoziente Intellettivo che in molti casi ha come conseguenza un abbandono scolastico (più o meno precoce).
La noia e la frustrazione, che possono poi sperimentare in alcuni processi scolastici insieme al loro bisogno di essere costantemente stimolati a livello cognitivo, possono acuire questo fenomeno e far nascere problematiche connesse ad un disagio a livello relazionale.
Ecco perché è importante che il contesto educativo metta in atto un piano didattico personalizzato con opportunità di apprendimento stimolanti che permettano al bambino di sviluppare il suo potenziale ed evitare l’insorgere di demotivazione o perdita d’interesse per le attività.
I bambini plusdotati per certi versi, soprattutto in ambito scolastico, possono ricordare i soggetti con deficit da iperattività e attenzione (ADHD): apparire distratti e in costante movimento, tuttavia a differenza di quest’ultimi la loro attività è sempre finalizzata ad uno scopo, e se in classe vengono richiamati sono perfettamente in grado di ripetere l’argomento appena ascoltato (cosa che spesso, invece, non è in grado di fare un bambino con disturbo d’attenzione).
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