È capitato a tutti, almeno una volta nella vita, di avere il “fiato corto”, ovvero quella sensazione di mancanza di respiro che può presentarsi dopo una rampa di scale, una camminata veloce per non fare tardi ad un appuntamento, o una corsa mattutina.
La cosiddetta dispnea (mancanza di respiro), può capitare e non rappresenta necessariamente un campanello d’allarme. Tuttavia, in alcuni casi, può essere il sintomo di una condizione più seria che necessita di un’indagine approfondita.
Ce ne parla la dott.ssa Chiara Colombo, pneumologa presso Humanitas Mater Domini e l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Busto Arsizio.
Cosa significa quando ci manca il fiato?
La mancanza di fiato è un disturbo molto comune e non è sempre segno di malattia, ma potrebbe dipendere da peso eccessivo, vita troppo sedentaria, stato d’ansia o attacchi di panico.
Che cos’è la dispnea?
La dispnea è una difficoltà respiratoria patologica che può essere temporanea o persistente; presentarsi in modo graduale o improvvisamente.
Quanto è comune la dispnea?
È un disturbo molto comune, ma spesso trascurato, soprattutto quando si sviluppa in modo lento e progressivo, che porta a rivolgersi al medico solo se il fiato corto impedisce di svolgere le normali attività di vita quotidiana.
Quali possono essere le cause della dispnea?
Se non legata ad un problema sottostante, i principali fattori di rischio per la dispnea sono la mancanza di esercizio fisico (quindi la sedentarietà) e il fumo.
Tuttavia, anche chi non è allenato può soffrire di dispnea, non solo per motivi legati ai muscoli respiratori ma anche per la parte di abitudine allo sforzo di tutto il sistema muscolo scheletrico.
In che modo la mancanza di esercizio fisico e il fumo incidono sulla respirazione?
La mancanza di esercizio fisico determina un indebolimento muscolare che interessa anche il diaframma e i muscoli intercostali, principali muscoli respiratori. Pertanto se il muscolo è debole, anche il respiro sarà più superficiale e corto soprattutto durante uno sforzo minimo, dando quella sensazione di fiato corto. Il fumo di sigaretta, invece, determina un’infiammazione continua sulle pareti bronchiali che restano ispessite e producono secrezioni catarrali con ingombro delle vie aeree.
Quando la dispnea rappresenta un campanello d’allarme?
La dispnea può essere un campanello d’allarme quando tende a presentarsi con regolarità o è prolungata nel tempo. Questa condizione, infatti, può essere il sintomo di numerose patologie, di origine cardiaca (come alterazioni del ritmo, insufficienza cardiaca o scompenso cardiaco, infarto); respiratoria (come asma, broncopneumopatia cronica ostruttiva, embolia polmonare, bronchite e polmonite, pneumotorace, versamento pleurico); meccanica (come obesità, sopraelevazione diaframma, fratture costali); neurologica.
Se mi manca il fiato devo andare dal medico?
Quando il disturbo si presenta con una mancanza di respiro improvvisa che si protrae nel tempo, è necessario chiedere l’intervento del 118 o recarsi in Pronto Soccorso.
È necessario far ricorso alle cure mediche quando:
- la mancanza di respiro improvvisa non si attenua nel giro di pochi istanti
- le difficoltà aumentano o si fanno persistenti
- la respirazione diventa accelerata (più di 25 respiri in 1 minuto)
- si è costretti a sedersi per respirare
- si soffre già di patologia cardiaca
Come viene diagnosticata la dispnea?
La dispnea viene diagnosticata con un esame obiettivo che consente allo specialista di rilevare eventuali segni clinici riconducibili a questa condizione. In particolare, il medico rileverà i parametri vitali del paziente (pressione arteriosa, frequenza cardiaca e respiratoria, Saturazione ossiemoglobinica), ed eventuali alterazioni della cute, come la presenza di cianosi sulle labbra o sulle estremità.
A quali esami devo sottopormi quando mi manca il fiato?
Per capire l’origine della dispnea, il paziente può sottoporsi a test per misurare i livelli di ossigeno nel sangue (possibile con un prelievo di sangue o emogasanalisi arterioso); ad una radiografia o TAC del torace; all’elettrocardiogramma o all’ecocardiogramma; ad esami del sangue (per la valutazione di indici specifici di infiammazione, di scompenso cardiaco, di anemia, di embolia polmonare); ad una serie di test sulla funzionalità polmonare (come la spirometria globale, un test non invasivo che fornisce una prima valutazione di un eventuale deficit respiratorio e non disponibile in tutti gli ambulatori).
Sedi
-
12.000.000 Visite
-
1.000.000 pazienti
-
7.300 professionisti
-
190.000 ricoveri
-
12.000 medici