In condizioni normali, la temperatura interna del corpo umano è di circa 36,8 °C, con una variabilità individuale di circa 0,5 °C in più o in meno e una fluttuazione nell’arco della giornata con il livello più basso il mattino e il più alto la sera.
Ma perché la temperatura aumenta di pomeriggio?
Lo abbiamo chiesto al dottor Giovanni Covini, responsabile del servizio Check-up in Humanitas.
A che cosa sono dovute le variazioni della temperatura corporea?
La temperatura del corpo presenta oscillazioni nelle diverse ore della giornata, con valori minimi il mattino e massimi nel pomeriggio raggiungendo anche i 37,3 °C, che sono mediate dal ciclo circadiano del cortisone endogeno, cioè quello che noi produciamo durante le varie fasi del giorno e che svolge un’azione antinfiammatoria. Infatti “mentre al mattino circolano nel sangue elevate concentrazioni di cortisone, che tendono ad abbassare la temperatura, nel pomeriggio esse si riducono, facendo raggiungere temperature più alte sia in condizioni normali sia in condizioni patologiche, cioè di malattia, come durante la febbre”, spiega il dottore.
Perché durante la malattia la temperatura sale?
“In condizioni normali la temperatura del corpo è mantenuta costante, indipendentemente dalla temperatura dell’ambiente esterno, grazie all’azione regolatrice svolta da un’area del cervello chiamata ipotalamo che bilancia la produzione di calore prodotta da organi e reazioni, come per esempio metabolismo basale, muscoli, fegato, e la dispersione di calore che avviene per la vasodilatazione della cute, la sudorazione o la respirazione”, spiega il medico.
E aggiunge: “Quando invece c’è febbre, la temperatura sale per generare calore che serve a potenziare il sistema immunitario contro gli agenti patogeni esterni, cioè virus o batteri – riferisce lo specialista”.
Quindi, la febbre svolge un ruolo positivo?
“La febbre è una risposta molto importante del nostro organismo durante la malattia perché da un lato, come si è detto, aumenta la potenza del nostro sistema immunitario, cioè incrementa l’attività dei macrofagi, dei neutrofili e dei linfociti, e dall’altro riduce la virulenza e la proliferazione dei virus e batteri”, sottolinea il dottore.
Per quale motivo insorgono i brividi?
“In uno stato infettivo, per aumentare la produzione di calore, talvolta la temperatura sale con i classici brividi, ossia violente contrazioni muscolari involontarie”, spiega l’esperto. “Quando virus e batteri vengono catturati dai macrofagi – prosegue – questi ultimi rilasciano sostanze chiamate pirogene che regolano a una temperatura più alta il centro dell’ipotalamo. A sua volta, l’ipotalamo risponde inviando ai muscoli stimoli nervosi che fanno comparire il brivido.”
Nel caso in cui fosse necessario determinare l’agente responsabile dello stato febbrile, “il momento più indicato per effettuare il prelievo di sangue (chiamato emocoltura) al paziente è proprio quando insorgono i brividi”, conclude il dottor Covini.
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