Tra i sintomi associati a COVID-19, la perdita di olfatto e gusto (anosmia e ageusia) rappresenta un fattore diagnostico importante, poiché spesso precede altre manifestazioni cliniche.
Quali sono le cause di queste alterazioni? Esistono cure? Ne ha parlato – all’interno della rubrica “TG5 Salute” – il Prof. Giuseppe Spriano, responsabile di Otorinolaringoiatria in Humanitas e docente di Humanitas University, specialista del centro medico Humanitas Medical Care Varese.
Circa il 50% delle persone che contraggono SARS-CoV-2 perdono gusto e olfatto. Perché accade?
La maggior parte dei sapori che avvertiamo è percepita attraverso il naso: i sapori si diffondono nel cavo orale e producono una sensazione mista di percezione gustativa e olfattiva, responsabile della più ampia percezione del gusto. I due sistemi sono integrati: la perdita del gusto è dunque una naturale conseguenza della perdita dell’olfatto.
Inizialmente la comunità scientifica attribuiva questa perdita ad una ostruzione nasale causata dalla natura di virus respiratorio, che provoca la rinite: si pensava che fosse la stessa secrezione catarrale ad impedire alle sostanze odorose di raggiungere il nervo olfattorio, situato nella parte alta del naso, e di stimolarlo.
Questa tesi è stata subito smentita dalla presenza di pazienti che – pur respirando benissimo e non presentando rinite – perdono l’olfatto.
Questo ha fatto dedurre che il danno sia diretto: il virus SARS-CoV-2 colpisce direttamente le cellule nervose dei bulbi olfattori, e ne provoca il malfunzionamento.
Esistono cure?
Un importante studio scientifico italiano, mediante l’impiego di specifici integratori neurotrofici, ha provato a dare una risposta, ma i risultati non sono stati incoraggianti.
Ad oggi, l’unico metodo da suggerire è dato dal training olfattorio, un processo di rieducazione che aiuta il nostro cervello a re-imparare a percepire le sostanze odorose.
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