Il dolore alla spalla è molto frequente tra i giocatori di pallavolo, specie tra chi serve con il salto e chi schiaccia. La causa è spesso riconducibile al sovraccarico provocato dalla ripetitività delle oscillazioni della spalla e dallo sbilanciamento muscolare. Inoltre, il sovraccarico può portare all’insorgenza di diverse patologie croniche che possono determinare il fermo dall’attività sportiva per circa 4-6 settimane durante la stagione agonistica. Come è possibile riconoscere il dolore e intervenire per tempo?
Lo abbiamo chiesto al dott. Marco Neri, ortopedico presso Humanitas San Pio X e l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Murat.
Quali sono le cause del dolore alla spalla?
Come dicevamo, i gesti che più frequentemente causano dolore alla spalla sono il servizio col salto e la schiacciata, poiché vengono eseguiti portando la spalla prima in flessione poi in estrema abduzione e rotazione esterna oltre i 90° rispetto al piano scapolare. Successivamente, anche la fase di impatto con la palla (dove il braccio si ferma con una brusca decelerazione), può determinare una sollecitazione della capsula articolare, sia sul versante anteriore che sul versante posteriore. Inoltre, la velocità di esecuzione associata alla potenza utilizzata comporta anche degli stress ripetuti ai tendini ed alla capsula della spalla.
Durante la fase di caricamento (che impegna moltissimo il sottospinato, il piccolo rotondo ed il deltoide posteriore) l’omero arriva in massima abduzione concentrica ed extra rotazione e contemporaneamente la testa omerale slitta in avanti. Questo movimento, ripetuto molte volte, porta la testa omerale a sfiancare la capsula gleno-omerale anteriore, causando un dolore anteriore durante l’attacco o il servizio, con una conseguente diminuzione della velocità di attacco e una perdita della prestazione.
Nella fase di decelerazione eccentrica la capsula posteriore viene trascinata dalla testa omerale, stirandosi. Questo stiramento associato al sovraccarico del sottospinato produce per reazione un ispessimento ed un accorciamento capsulare posteriore con conseguente deficit della rotazione interna dell’articolazione gleno-omerale (GIRD: Gleno-humeral Internal Rotation Deficit): anteriormente ci sarà una condizione di lassità mentre posteriormente si creerà una rigidità.
L’evoluzione successiva è l’intrappolamento dei tendini del sovraspinato e del sottospinato, che vengono schiacciati fra omero e glena.
Quali possono essere le conseguenze?
Ne conseguono infiammazioni tendinee, degenerazioni e possibili lesioni della cuffia dei rotatori. Inoltre, il continuo contatto fra omero e glena in flessione-abduzione ed extrarotazione, può portare all’insorgenza di sclerosi della corticale ossea, di piccoli geodi sottocorticali e all’alterazione del cercine fibro-cartilagineo producendo un distacco del cercine (SLAP, Superior Labral Anterior to Posterior).
Come si manifestano i sintomi?
Se il giocatore avverte dolore anteriore durante il servizio o la schiacciata vuol dire che la causa è la ridondanza capsulare anteriore e quindi ci troviamo nelle fasi iniziali della trasformazione dell’articolazione.
Vista la collocazione del dolore, deve tuttavia essere fatta una diagnosi differenziale con la tendinite del capo lungo del bicipite brachiale e la lesione della cuffia dei rotatori.
In questi pazienti si può osservare un aumento della rotazione esterna, una riduzione della rotazione interna, la positività dell’apprehension test (un test per valutare la tendenza alla lussazione della spalla) e la sensazione di sublussazione in abduzione e rotazione esterna. Se l’atleta viene trattato in questa fase con la giusta terapia riabilitativa i sintomi regrediscono e la biomeccanica viene ripristinata.
Se invece il dolore si presenta anche posteriormente e con una differente modalità d’insorgenza, significa che allo sfiancamento capsulare si sono aggiunte le lesioni del cercine e/o della cuffia dei rotatori con una SLAP lesion o lesione tendinea a tutto spessore che necessitano di un trattamento chirurgico; al contrario, se si è creata una lesione parziale della cuffia dei rotatori si proseguirà la cura con un trattamento conservativo. In quest’ultimo caso, occorre sempre eseguire in prevenzione un accurato lavoro sia sulla parte posteriore dell’articolazione, tramite lo stretching appunto della capsula posteriore, che sulla parte anteriore, tramite il rinforzo muscolare del sottoscapolare e del gran pettorale, muscoli che, insieme, contrastano l’instabilità anteriore della testa omerale.
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