Nuova normalità post COVID-19, com’è cambiata la nostra vita dopo la pandemia?

“Questi ultimi due anni sono stati particolarmente difficili. La pandemia, le restrizioni e i bombardamenti di notizie, ci hanno disorientato. Abbiamo vissuto mesi pensando che tutto questo sarebbe passato, poi di fatto, oltre al COVID-19, è arrivata anche la Guerra che ha aumentato moltissimo il disagio e l’incertezza nelle persone”.

Dopo la pandemia da COVID-19 la nostra vita è cambiata radicalmente. Qual è oggi la nuova normalità? Ne ha parlato la dott.ssa Paola Mosini, psicologa presso il centro Psico Medical Care di Humanitas, durante la puntata “Una psicologa per tutti”, andata in onda su Milano Now.

Che effetto ha avuto la pandemia sulle persone?

Il disagio psicologico è cresciuto molto negli ultimi due anni, con il 25% in più di richieste e cure per ansia e depressione. Dall’inizio della pandemia viviamo in un’instabilità con cui dobbiamo imparare a convivere. Per alcuni è più facile, per altri meno. Ma è qualcosa che bisogna accettare, perché l’accettazione è il primo passo per riuscire a vivere bene questo nuovo periodo storico.

Oltre alle restrizioni, spesso anche la stampa è stata fonte di grandi dibattiti, come mai?

L’OMS ha recentemente coniato il termine “infodemia”. Durante il lockdown siamo stati bombardati da ogni tipo di informazione. Un fenomeno che ha esposto le persone ad un continuo susseguirsi di notizie di vario tipo, spesso non fondate, che hanno creato disorientamento, angoscia e ansia. Tutti ricordano l’ora del bollettino alle 18.

Durante i mesi peggiori, le nostre giornate erano scandite da tre momenti fondamentali: il pranzo, la cena e le notizie. Per alcuni è stato troppo.

Come rimanere informati senza avere ansia?

Informarsi è utile e importante, è bene limitare tuttavia l’uso eccessivo dei telefonini e della televisione, ma anche sapere di potersi fidare dell’esperto.

Oggi la gente è stanca di seguire le regole, anche i più ligi hanno smesso di farlo. Perché?

Durante i mesi peggiori della pandemia, l’ansia e la paura ci hanno portato ad essere diligenti e a seguire le regole. Tuttavia, il protrarsi dello stato di allerta ha fatto abbassare la guardia. Motivo per cui oggi non tutti seguono più le regole. A cominciare da chi lo ha fatto per tanto tempo. Sono meccanismi umai

Che cos’è la sindrome della capanna?

La sindrome della capanna è un fenomeno riscoperto al termine del primo lockdown. Molte persone “rintanate” per mesi nelle loro abitazioni, per quanto sfinite dall’isolamento, hanno sperimentato stati di ansia e angoscia quando le restrizioni sono venute meno. La casa era un luogo sicuro, mentre fuori c’era solo incertezza.

Paradossalmente i soggetti che avevano già ansia, panico e condotte agorafobiche, sono stati meglio durante i periodi di isolamento: una situazione che per loro era quotidiana, era diventata un’esperienza comune che li faceva sentire meno soli di prima.

Che impatto ha avuto la pandemia nel rapporto delle persone con il lavoro?

All’inizio abbiamo avuto quasi la percezione di essere in vacanza ma poi è stato faticoso, specie per chi aveva i figli a casa e non riusciva a dividere il lavoro dalla famiglia. Questo non significa però che lo smart working sia da abolire. Al contrario, è comodo, può agevolare le persone e farci risparmiare tempo. Va sviluppato e mantenuto, ma va fatto nel modo giusto, senza privarci della socialità di cui abbiamo bisogno, come può essere una banale pausa caffè con i colleghi.

Con la pandemia è cambiato il vostro approccio ai pazienti?

Prima del COVID-19 avevamo già iniziato a fare delle televisite ma con la pandemia è diventata una necessità. Per molti poi, vederci anche solo senza la mascherina, è stato di grande aiuto (basti pensare agli anziani che magari sentono poco e hanno bisogno di leggere il labiale). La televisita non toglie nulla all’efficacia della terapia. 

È qualcosa di positivo che ci ha lasciato l’esperienza della pandemia.

Che consigli si sente di dare alle persone che ancora vivono con la paura?

Ogni persona reagisce in modo diverso a questi eventi. Ci sono persone che hanno una maggior resilienza, ossia capacità di adattarsi, altre meno, ma è possibile migliorarla e incentivarla, cominciando a non giudicare le nostre emozioni. Non accettare, o rimproverarci, di avere ansia o paura può generare ancora più insofferenza e bloccarci. Perdoniamoci e diamoci degli obiettivi: cerchiamo di coltivare il nostro benessere fisico e mentale, creare situazioni che ci facciano stare bene e piccoli momenti positivi per affrontare un momento no. Non tutti lo sanno fare ma è importante provarci.

Un consiglio per quest’estate: nel rispetto delle regole cerchiamo di goderci il buono di questo periodo, sfruttando il sole, la luce, il tempo libero e cercando di creare connessione con gli altri. Continuiamo a lavorare su quello che più, in questo periodo, ci è mancato.

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