La salute del nostro sistema cardiocircolatorio dipende da molti fattori tra cui, non ultimo, quello legato all’alimentazione. Il tema di fondo è quello di cercare di contenere il proprio peso corporeo, buon proposito che può essere raggiunto tenendo sotto controllo o comunque bilanciando il rapporto assunzione/consumo delle calorie.
Come ottenere questo risultato? Ne parliamo con il dottor Bruno Maugeri, cardiologo di Humanitas Medical Care di Bergamo.
Dottor Maugeri, che cosa vuol dire prestare attenzione all’alimentazione per cercare di mantenere il nostro sistema circolatorio in salute?
«Significa anzitutto stare attenti a non esagerare con due elementi che possono risultare dannosi per le nostre arterie: i grassi e il sale. Quello che bisogna evitare, anzitutto, è che si creino accumuli di grassi nelle “vie” in cui scorre il sangue, con il rischio che queste si occludano, ed evitare inoltre che il metabolismo sia sovraccaricato e non riesca più a smaltire le sostanze che possono influire negativamente sulla nostra salute».
Il che, dal lato pratico, significa comportarsi in quale modo?
«Evitare il consumo eccessivo di sale che, non dimentichiamolo, è un conservante e non un condimento, per cui non deve essere necessariamente aggiunto agli alimenti. Molte volte è più conveniente, e anche utile dal punto di vista del “sapore”, aggiungere ingredienti che sono stati conservati con il sale e che quindi trasportano dentro di sé il sapido, senza aggiungere ulteriore conservante».
Grassi e sale, sono gli unici due “paletti” da prendere in considerazione?
«Sono le attenzioni di più facile applicazione, insieme a quella del controllo del peso corporeo. Un peso che aumenta è indice di un’alimentazione che non tiene conto del bilancio tra la quantità di calorie introdotte, quindi quelle di cui si ha bisogno, e la quantità di calorie consumate, che corrispondono alle proprie necessità metaboliche».
Qual è la soluzione da adottare in caso di eccesso di peso?
«È molto semplice: se sono in sovrappeso devo magiare meglio e cercare di consumare di più per riportare il mio corpo nel giusto equilibrio. È un’azione che può essere eseguita senza grossi calcoli o artifizi, a meno che non si sia in presenza di casi di dismetabolismo legati ad esempio a malattie ormonali o legate a un malfunzionamento della tiroide, per cui sia necessario intraprendere percorsi di cura predisposti e monitorati da un medico specialista».
Per quanto riguarda le patologie coronariche l’età ha influenza?
«L’età conta in parte, perché la patologia coronarica risulta essere più frequente in età avanzata, quando la parete dei vasi tende a logorarsi e l’accumulo di grassi e calcio su di essa tende ad aumentare. Ma è anche vero che più in là ci si sposta con l’età e tanto più clemente è, in qualche modo, la malattia coronarica perché nel tempo il nostro corpo ha avuto il tempo di sviluppare situazioni in grado di sopperire a piccole carenze che riguardano il ciclo arterioso».
Ci sono differenze tra i due sessi?
«Ce n’erano quando le donne fumavano meno degli uomini, oggi che lo fanno allo stesso modo, e forse anche di più, l’ago della bilancia si è spostato. Una condizione che ci rivela una volta di più come sia influente, sulla salute cardiovascolare, la scelta di uno stile di vita più o meno sano».
Quali sono i segnali che ci devono far pensare che sia giunto il momento di dare un’occhiata alla salute delle nostre arterie?
«I sintomi più evidenti sono una sensazione accentuata e costante di stanchezza e un dolore al torace persistente. Ma per controllare la salute dei propri vasi sanguigni non bisogna aspettare segnali di questo tipo, meglio prevenirli sottoponendosi a visite cardiologiche periodiche. Se poi si pratica in modo continuo attività fisica, anche se non si è atleti agonisti, è bene sottoporsi a un controllo annuale dal cardiologo, se non a una visita completa dal medico dello sport, che non a caso per gli agonisti è obbligatoria».
Il paziente che si rivolge a un cardiologo per un controllo a quali visite ed esami viene sottoposto?
«Si comincia con una visita cardiologica di inquadramento e, nel caso in cui lo specialista lo ritenga necessario, si procede con una prova da sforzo, con il paziente che viene sottoposto a un elettrocardiogramma mentre pedala alla cyclette. Se, nonostante l’aumento della frequenza cardiaca, il tracciato non presenta anomalie si può ritenere ragionevolmente che non ci sia presenza di restringimenti importanti a livello di coronarie».
E se invece si evidenziano segnali che potrebbero condurre a problematiche?
«In quel caso si intraprende un percorso approfondito di diagnosi che prevede analisi più attente sulle coronarie, con l’esecuzione di una TAC o con una coronarografia, a seconda della probabilità stimata dell’effettiva presenza di una problematica. Nel caso in cui il sospetto sia forte ed evidente, peraltro, ci può essere il caso in cui non si esegue la prova da sforzo e si passa direttamente alla coronarografia. Da questo punto di vista è molto importante anche il “senso clinico” dello specialista che, in base a quelle che sono le rivelazioni del paziente, deve saper cogliere i segnali di ogni condizione specifica, così da indirizzare la persona sul percorso diagnostico e di eventuale cura a lei più adatto».
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