Lesione crociato anteriore: l’intervento e i tempi di recupero

La lesione del crociato anteriore è un infortunio piuttosto comune tra gli sportivi, la cui preoccupazione principale è spesso quella di non poter più tornare a fare attività. Tuttavia, un ginocchio “sano” non serve solo per praticare sport ma svolge un ruolo fondamentale anche per compiere semplici attività quotidiane, come camminare, sedersi o salire le scale. Per questo è necessario trattare queste lesioni non solo per ridurre il dolore, ma anche per riprendere a pieno la funzionalità e anatomicità perduta.

Ne abbiamo parlato con il dottor Tommaso Bonanzinga, ortopedico presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care Arese e Monza.

Che cos’è la lesione del crociato anteriore?

Il legamento crociato anteriore si trova al centro dell’articolazione del ginocchio e svolge un ruolo fondamentale, ovvero quello di stabilizzare il ginocchio impedendo lo spostamento anteriore della tibia rispetto al femore.

Un qualsiasi trauma (diretto o indiretto) che determina rotazioni forzate o un’eccessiva estensione del ginocchio, può causarne la rottura totale o parziale.

Si può risolvere solo con l’intervento?

No, il trattamento del legamento crociato anteriore può essere anche di tipo conservativo.

Questa terapia prevede un periodo di riposo, farmaci antinfiammatori e l’applicazione di ghiaccio locale. È possibile continuare a svolgere le normali attività di vita quotidiana, ma non sarà più possibile praticare alcuni sport, come il calcio, lo sci, il basket e la pallavolo.

Come avviene l’intervento al crociato anteriore?

Esistono numerose tecniche di ricostruzione del crociato anteriore, le quali differiscono a seconda del tipo di tendine utilizzato e dal tipo di procedimento chirurgico.

In linea generale, i tendini più comunemente utilizzati sono il gracile e il semitendinoso, due importanti componenti muscolari che si inseriscono mediamente al ginocchio a costituire la cosiddetta “zampa d’oca”. Questi vengono prelevati con un apposito strumentario e, dopo essere stati imbastiti a formare una corda spessa e della giusta lunghezza, vengono fatti passare in articolazione attraverso un tunnel osseo appositamente realizzato dal chirurgo, dove vengono fissati attraverso cambre o viti riassorbibili.

Un’alternativa ai tendini della zampa d’oca è costituita dalla porzione centrale del tendine rotuleo, prelevato insieme alle due piccole bratte ossee di rotula e tibia collocate ai due estremi; anche in questo caso, il chirurgo creerà un tunnel osseo nel quale alloggiare e fissare il nuovo tendine.

Una terza possibilità è data dall’utilizzo di tendini eterologhi, chiamati allografts, provenienti da donatore. Questa tecnica viene generalmente utilizzata in pazienti meno giovani al fine di non indebolire l’apparato flessore mediale e quello estensore.

A seconda del tipo di lesione, l’approccio chirurgico può variare dal più comune approccio artroscopico — dove attraverso piccolissimi accessi vengono inserite una telecamera e gli strumenti necessari al completamento della procedura — alla chirurgia a cielo aperto, riservata generalmente alle lesioni più complesse ed eterogenee.

Quali sono i tempi di recupero?

In termini di degenza, il paziente può tornare al domicilio già il giorno stesso dell’operazione o, eventualmente, il giorno successivo. L’ausilio di due bastoni canadesi è consigliato almeno nelle prime 2 settimane post-operatorie e, talvolta, può essere utile utilizzare una ginocchiera per maggiore tutela dell’articolazione. Al fine di evitare rigidità articolare, è fondamentale la mobilizzazione precoce del ginocchio, talvolta assistita da un macchinario chiamato kinetec che permette un movimento passivo graduale del ginocchio. La fisioterapia assistita viene cominciata da subito per promuovere il recupero funzionale e muscolare e per ripristinare il completo raggio di movimento dell’articolazione. Il programma di riabilitazione richiede un periodo minimo che può variare fra i 4 e i 6 mesi a seconda delle caratteristiche del soggetto e delle sue richieste funzionali.

Possono sottoporsi tutti all’intervento?

Ciascun soggetto che abbia riportato una lesione del legamento crociato anteriore può essere sottoposto alla chirurgia ricostruttiva. Tuttavia, la scelta del trattamento chirurgico da parte dello specialista deve prendere in considerazione una serie di caratteristiche del paziente e delle sue richieste funzionali. Generalmente il target chirurgico comprende pazienti giovani (fra i 15 e i 45 anni), sportivi o con forte instabilità articolare; per i pazienti meno giovani (dai 45 anni in su) l’indicazione chirurgica viene scrupolosamente scelta per i casi con elevata richiesta funzionale e dove il quadro artrosico non è ancora in stadio avanzato.

Sarà necessaria la riabilitazione dopo l’intervento?

La riabilitazione è fondamentale per recuperare la piena funzionalità del ginocchio. Il programma riabilitativo si basa su esercizi che permettono un recupero completo della mobilità e del tono muscolare della gamba, che possono variare in base al tipo di intervento subito dal paziente.

Si può tornare a fare sport dopo l’intervento?

Dopo un intervento chirurgico di ricostruzione del legamento crociato anteriore è possibile, a tutti i livelli, tornare a praticare qualsiasi tipo di sport. L’intervento chirurgico è anzi uno strumento indispensabile ed essenziale per permettere a tutti i pazienti che lo desiderano di tornare a praticare attività sportiva — professionale o ludica — in seguito ad una lesione del crociato anteriore.

Ortopedia e Traumatologia
Dott. Tommaso Bonanzinga
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