All’interno del nostro corpo, oltre al sangue, scorre in modo incessante un altro liquido che ha una fondamentale importanza per la nostra salute. Si chiama linfa, è trasparente e, anche se non se ne parla in modo diffuso, è molto importante per il nostro organismo perché il sistema in cui è inserita, quello linfatico, ha la funzione di mantenere l’equilibrio dei liquidi del corpo – la cosiddetta omeostasi – ed è un pilastro fondamentale del nostro sistema immunitario.
«Una persona normalmente produce dai 2 ai 5 litri di linfa al giorno – sottolinea il dottor Alberto Macciò, responsabile del Servizio di Linfologia di Humanitas Medical Care di Bergamo –, liquido che si muove all’interno del nostro organismo grazie al movimento dei nostri muscoli, ad esempio anche solo quando camminiamo».
Dottor Macciò, perché è così importante che la linfa si muova in continuazione?
«È importante che questo accada per due motivi. Il primo è che se la linfa non si muove non può assolvere al suo principale compito, che è quello di agire da “spazzino” che raccoglie le scorie presenti nel nostro corpo e le convoglia nel sangue così che possano essere eliminate. Il secondo è che quando ristagna non può svolgere il ruolo di elemento posto a difesa del nostro organismo quando si verifica una condizione di attacco proveniente dall’esterno. Pensiamo ad esempio quando ci procuriamo un taglio che produce una lesione della pelle: in questo caso i macrofagi seguendo proprio le vie linfatiche portano al linfonodo satellite – che è una sorta di “casello autostradale” con funzione di filtro – ciò che è stato riscontrato sul punto della ferita, così che possano essere utilmente attivate le difese necessarie a contrastare l’attacco, ad esempio, di batteri. Da qui si capisce quale sia l’importanza della linfa: senza la sua attività saremmo destinati ad ammalarci molto più di frequente».
Come ci accorgiamo che il nostro sistema linfatico non sta funzionando alla perfezione?
«Ce ne accorgiamo perché, visto quello che abbiamo appena detto, si tende a essere più esposti ad infezioni. Ma ce ne rendiamo soprattutto conto perché l’arto interessato dal cattivo funzionamento del sistema linfatico tende a gonfiarsi. Quando c’è un gonfiore c’è sempre una parte di sistema linfatico che non funziona a dovere per cui la linfa non viene drenata come dovrebbe. È la situazione che viene chiamata linfedema, malattia cronica degenerativa e progressiva che affligge, nel mondo, ben 300 milioni di persone e che è determinata da una parziale incapacità di trasporto della circolazione linfatica. Il problema, dunque, non è provocato da una mancanza di cellule del sistema immunitario, ma dal fatto che il sistema in cui queste dovrebbero muoversi è intasato e non consente loro di essere là ove occorre. Per questo si parla di immunodeficienza meccanica».
Quali sono le cause del cattivo funzionamento del sistema linfatico?
«Le cause possono essere costituzionali, una persona può nascere così, oppure acquisite, secondarie. Cioè: io subisco un trauma e in seguito a questo mi rimane una gamba più gonfia dell’altra. Oppure: ho avuto un tumore e il chirurgo mi ha dovuto asportare i linfonodi contribuendo a intasare il libero scorrimento della linfa».
Al di là della predisposizione costituzionale, ci sono categorie di persone più esposte di altre a problemi linfatici?
«Sicuramente lo sono, appunto, tutti i malati oncologici che hanno subito interventi sui linfonodi. Poi gli anziani in generale e le persone che svolgono attività lavorative che richiedono lo stare in piedi a lungo, per cui alla fine della giornata si verifica un tale “sovraccarico dinamico” sulle gambe da rendere più difficoltosa la circolazione corretta della linfa».
È possibile curare il cattivo funzionamento del sistema linfatico?
«Prima di tutto bisogna sottolineare che si parla di insufficienze del sistema linfatico solo parziali, perché quella totale è incompatibile con la vita. Non si può avere un sistema linfatico completamente non funzionante, parliamo solo di blocchi parziali e localizzati in alcuni distretti. La cura di queste situazioni deve tenere conto del fatto che il sistema linfatico è variabile, nel senso che ognuno ha il suo, differente da quello delle altre persone, ma anche nel senso che questo può variare nella stessa persona a seconda delle varie fasi della vita e il suo contenuto può cambiare addirittura di ora in ora o a seconda del differente distretto corporeo preso in considerazione».
Quindi si parla di cure personalizzate e improntate sul singolo paziente…
«Sì, è proprio così. E per poterlo fare, ogni paziente che arriva nel nostro ambulatorio viene ristudiato dal punto di vista anatomico, quindi ridisegniamo la sua anatomia, che sia quella di nascita o quella residua dopo un intervento chirurgico o un trauma. Questo permette di capire che cosa stia funzionando e che cosa invece non risponda alle attese, è un’analisi preventiva che contribuisce a migliorare le fasi seguenti di diagnosi e cura. Il fine ultimo è quello di cercare di intervenire per incidere sulle cause, non solo per frenare i sintomi. Per capirci: se un paziente ha una gamba gonfia e si procede con un linfodrenaggio si risolve il problema del momento scaricando la linfa che si è accumulata, ma non si incide sulle cause che hanno portato a questa situazione. Perché, come detto, il nostro corpo produce linfa in continuazione, ed è quindi logico che presto ci si ritroverà nella situazione iniziale. Ridisegnando l’anatomia linfatica, invece, è possibile comprendere quale sia il problema e intervenire su quello, restringendo le cure a quelle che sono davvero essenziali ».
In che cosa consistono le terapie da voi adottate?
«Sono terapie che vengono definite “complesse e combinate”, che prevedono l’esecuzione di linfodrenaggi manuali e meccanici (questi ultimi eseguiti con speciali tutori di ultima generazione). Prevedono poi anche i fondamentali bendaggi linfologici che permettono al paziente di camminare normalmente e ottimizzare in senso curativo le pressioni nei tessuti malati. Importantissimo, infine, sottolineare che l’efficacia delle terapie verrà monitorata tramite sofisticate scansioni in 3D e con il monitoraggio ecografico a ogni rivalutazione clinica».
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