Ipertensione e obesità aumentano il rischio di malattie ai reni

Il 10% della popolazione mondiale soffre di una qualche forma di malattia renale e il numero delle persone interessate è destinato a salire nei prossimi anni.

L’insufficienza renale già presente nell’infanzia è una condizione ereditaria, ma alcune malattie renali che si manifestano in età adulta possono essere strettamente correlate a fattori di rischio individuabili sin dall’infanzia. Per questo motivo risulta fondamentale la prevenzione e la diagnosi precoce.  

Per chiarirci le idee, ci siamo rivolti al dottor Paolo Casale, responsabile del settore Urologia in Humanitas.

Quali sono le cause dello sviluppo di malattie renali sulle quali si può intervenire?

Oltre al fumo di sigaretta, l’ipertensione e l’obesità sono le due principali cause modificabili dello sviluppo di malattie renali. “Questi due fattori di rischio sono stati associati anche all’insorgenza dei tumori (o neoplasie) renali, sebbene non sia stata ancora provata un’effettiva correlazione tra di essi”, sottolinea il dottore.

Come vengono trattati i tumori renali?

La maggior parte dei casi di neoplasia è rappresentata dai tumori del parenchima renale, mentre solo una parte residuale origina dalle vie urinarie intrarenali.

Il trattamento dei primi si è evoluto negli anni grazie all’introduzione della chirurgia conservativa. “L’obiettivo – spiega lo specialista – è di preservare nel paziente la maggior quantità possibile di parenchima funzionalmente sano, asportando unicamente la neoplasia. Questo avviene con la chirurgia conservativa effettuata con tecniche mininvasive laparoscopiche (e/o robot) assistite o con l’intervento tradizionale ‘a cielo aperto’. La scelta della tecnica più adatta viene solitamente stabilita in base al volume e alla posizione del tumore nel contesto del rene”.

Perché si tende a non asportare il rene colpito da tumore?

Quando è possibile, si cerca di asportare solo la parte di tessuto interessata dalla neoplasia perché, nel tempo, anche l’altro rene potrebbe essere colpito da tumore. “In questo caso”, conclude il dottor Casale, “se si asportasse l’organo invece di attuare la tecnica conservativa, il paziente potrebbe diventare anefrico e necessitare di dialisi con relativa ripercussione sulla qualità della vita”, conclude il dottor Casale.

 

 

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