Il mal di schiena, un problema assai frequente nella nostra vita

Le patologie che colpiscono la colonna vertebrale e che possono causare il mal di schiena sono molteplici: infettive, neoplastiche, post-traumatiche e degenerative (ernia del disco, stenosi del canale vertebrale). Quest’ultime, in particolare, sono quelle che si manifestano più frequentemente, in modi differenti, nel corso della vita: dal dolore alla colonna cervicale, dorsale o lombare, a quello irradiato agli arti, dal disturbo di forza a quello della sensibilità. Condizioni che con il passare degli anni possono diventare sempre più importanti, modificando la  qualità della vita quotidiana. 

Ne abbiamo parlato con il dott. Lorenzo Paoli, neurochirurgo, specialista in chirurgia endoscopica e mininvasiva della colonna vertebrale, che visita presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Varese.

Quando diventa necessario sottoporsi ad una visita specialistica per la lombalgia?

Nella maggior parte dei casi di dolore lombare, con o senza sciatalgia, il trattamento sintomatico è la scelta vincente, e generalmente il medico di famiglia è in grado di gestire con successo questa fase di crisi.

Nella piccola percentuale dei pazienti “meno fortunati”, in cui i disturbi persistono, sarà opportuna una visita specialistica, volta a coadiuvare il curante verso un più approfondito inquadramento diagnostico, sulla cui base poter successivamente  decidere la più idonea strategia terapeutica, sia essa chirurgica che conservativa.

Come avviene una visita di chirurgia della colonna?

La visita specialistica per la colonna vertebrale non è mai semplice.

Il paziente verrà ascoltato e interrogato sulla sua storia personale, saranno ricercati segni e sintomi che caratterizzano un eventuale problema neurologico urgente e saranno analizzati gli esami diagnostici necessari ad inquadrare la sua problematica, che nella maggior parte dei casi è legata alla presenza di un’ernia discale. 

Quando si rende necessario un intervento chirurgico?

Tutti sappiamo la portata epidemiologica ed i costi sociali della lombosciatalgia e di come nella maggior parte dei casi questa sia determinata dalla compressione diretta delle strutture nervose contenute nel canale vertebrale da parte di un frammento discale. La storia naturale dell’ernia del disco è nella maggior parte dei casi favorevole per riassorbimento spontaneo del materiale discale espulso, tale frequenza è direttamente proporzionale al grado di idratazione del frammento erniato.

L’indicazione al trattamento chirurgico è così riservata a quei casi che non rispondono alla terapia conservativa da almeno un mese o in quelli dove sia presente una compromissione neurologica

 Quali sono le ultime novità nel campo della chirurgia alla colonna vertebrale?

La costante spinta innovativa della bioingegneria e dell’imaging hanno reso possibile negli ultimi anni la nascita delle tecniche mininvasive per la cura della patologia degenerativa della colonna vertebrale, in particolare per il trattamento dell’ernia del disco lombare. Questa evoluzione che ha portato a sviluppare la chirurgia mininvasiva, trova oggi  nell’endoscopia la massima rappresentazione.

L’obiettivo di ogni intervento chirurgico per il trattamento di un’ernia discale sintomatica è ottenere la risoluzione del dolore mediante la decompressione delle strutture nervose attraverso la rimozione del frammento discale espulso

La chirurgia endoscopica PELD (Percutaneous Endoscopic Lumbar Discectomy), utilizza un endoscopio di 8 mm che viene inserito nella colonna vertebrale attraverso la pelle con totale rispetto delle strutture muscolo-tendinee, senza trauma tissutale, senza “tagliare” niente, fino a raggiungere il canale vertebrale

Questo consente la  visualizzazione diretta, ingrandita, ad alta definizione, delle strutture nervose compresse dall’ernia discale, con la possibilità di eseguire delicati movimenti di liberazione fino alla asportazione in sicurezza del materiale discale espulso. Rimossa l’ernia lo strumento viene semplicemente sfilato e durante la sua uscita le strutture muscolari attraversate riprendono la loro normale posizione anatomica, come una tenda che si chiude ed è sufficiente un punto di sutura sulla cute per chiudere il subcentimetrico tramite chirurgico.

Il rispetto delle strutture anatomiche rappresenta il significato più autentico della tecnica endoscopica, mantenendo il più intatte possibile le strutture neuromuscolari intorno alla colonna vertebrale, essenziali per garantire una vita attiva. Un comportamento chirurgico realmente mininvasivo, che diventa necessario al fallimento degli sforzi conservativi, rende possibile per la sua delicatezza un rapido ritorno ad una vita normale.   

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