Lady Gaga, che da tempo combatte con la sofferenza psicologica e il dolore cronico, in una recente intervista ha dichiarato: “Soffro di fibromialgia anche per molti altri , è un vero ciclone di ansia, depressione, disturbo da stress post traumatico e attacchi di panico: tutto questo manda in sovraccarico il mio sistema nervoso che, quindi, collassa facendomi sentire molto dolore. La gente deve essere più compassionevole, il dolore cronico non è una barzelletta. E ogni giorno ci si alza senza sapere come ci si sentirà”.
Ma che malattia è la fibromialgia ? Ne parla il dottor Marco Broggini, reumatologo in Humanitas Medical Care Varese.
Cos’è la fibromialgia?
La fibromialgia, chiamata anche sindrome fibromialgica, è una malattia comune, che colpisce circa 2 milioni di Italiani, caratterizzata da rigidità e dolore muscolo-scheletrico diffuso. Il dolore ha una origine spesso difficile da individuare: può essere superficiale (cutaneo), muscolare, tendineo, profondo (osseo) e si associa a contrattura muscolare dolorosa. I pazienti fibromialgici presentano specifiche aree simmetriche del corpo molto dolorose alla pressione con le dita (tender points), molto tipiche e che sono assenti nei pazienti affetti da altre patologie reumatiche.
Si tratta di una patologia che “colpisce” soprattutto le donne, spesso in età adulta in seguito alla menopausa, ma può colpire anche i giovani, precisa lo specialista – Spesso colpisce più componenti della famiglia ed è stata dimostrata anche una familiarità della malattia, legata a malfunzionamento dei geni deputati alla sintesi di sostanze che modulano il dolore (come le endorfine, la serotonina, le catecolamine, etc). Ecco perché spesso troviamo affetti da fibromialgia la nonna, la mamma, la nipote”.
“Molti dati indicano che i fibromialgici hanno una ridotta soglia di sopportazione del dolore dovuta ad una alterazione delle modalità di percezione a livello del sistema nervoso centrale degli input somatoestesici (alterazione della soglia nocicettiva). In altre parole, ad essere compromesso, di fatto, è il modo in cui il nostro cervello processa il dolore”, conclude il dottor Broggini.
Fibromialgia e stress
In base alla letteratura medica e scientifica, possiamo dire che “una persona nasce già a rischio di fibromialgia, che però si esprime solo in presenza di stress: la morte di un congiunto, un divorzio, abusi nell’infanzia, problemi lavorativi, turni lavorativi notturni, stress fisici e climatici, “colpo di frusta” da incidente automobilistico”, spiega il reumatologo.
Un altro fattore importante della fibromialgia è “un sonno non buono, non ristoratore, scadente per qualità o quantità: il paziente si sveglia non riposato, con dolori diffusi, già stanco all’inizio della giornata . La stanchezza è presente in modo cronico e si associa a faticabilità estrema nello svolgere le normali attività domestiche e lavorative.
Per questo la fibromialgia è stata chiamata anche la “sindrome della principessa del pisello”, dalla nota fiaba di Hans Christian Anderson la cui protagonista non riesce a dormire e si sveglia tutte le mattine molto stanca.
I pazienti con fibromialgia possono avere una stanchezza simile a quella riscontrata in un’altra patologia correlata e di origine infettiva, la sindrome da affaticamento cronico: le due sindromi sono spesso coesistenti e sovrapposte.
I sintomi
La fibromialgia è definita una sindrome perchè è un insieme di numerosi sintomi: ansia e depressione, cefalea muscolotensiva, colon irritabile, vertigini ed acufeni, disturbi della memoria e della concentrazione, parestesie con alterazione della sensibilità, sindrome delle gambe senza riposo, metereopatia, ipersensibilità a sostanze chimiche ed odori, disturbi genitourinari.
La diagnosi
La diagnosi di fibromialgia è “semplice e difficile nello stesso tempo: di fronte alla presenza di tutti i sintomi, la diagnosi sembrerebbe subito fatta, ma tutti quei sintomi sono spesso comuni ad altre patologie (malattie reumatiche, neurologiche, oncologiche, endocrine, etc.) che è necessario escludere”, precisa il dottor Broggini.
Purtroppo non esistono esami di laboratorio specifici per questa malattia, per cui il buon senso e l’esperienza clinica debbono guidare lo specialista in modo da evitare inutili esami strumentali e laboratoristici.
Spesso il paziente fibromialgico approda dal reumatologo dopo mesi o anni di consulti specialistici ed esami inutili e costosi, senza avere ancora ottenuto una diagnosi corretta.
Le cause della fibromialgia
Come chiarito dal reumatologo di Humanitas Medical Care, ad oggi “non è possibile fare una prevenzione di questa malattia. Tuttavia, è importante evitare che diventi una malattia cronica. E’ quindi necessaria una diagnosi precoce, da farsi nei primi mesi dall’insorgenza dei sintomi, ad esempio tenendo presente che dolori senza causa precisa in una giovane donna oppure in una donna appena andata in menopausa possono essere l’inizio di una fibromialgia”, conclude lo specialista. Inoltre, è importante ricercare le cause di stress che hanno scatenato la malattia.
Terapia
Parte fondamentale della terapia, come per altre patologie, è un buon rapporto medico-paziente: “spesso il paziente ha un vissuto difficile ed è frustrato dal lungo percorso diagnostico e dall’insuccesso di cure precedenti Inoltre, può essere depresso per l’incomprensione dei famigliari che sottovalutano i suoi problemi perché rassicurati dalla negatività dei numerosi accertamenti effettuati. Ha sensi di colpa per il senso di inadeguatezza che vive non riuscendo più a svolgere i propri compiti familiari e lavorativi, spesso il paziente fibromialgico è una persona che si carica dei problemi altrui, meticoloso e preciso che vuole fare tutto al meglio, molto sensibile e responsabile”.
Purtroppo non esiste una cura definitiva per questo disturbo, ma è importante, soprattutto all’inizio, fare una terapia che lenisca rapidamente, almeno in parte, i dolori. “In questo senso si sono dimostrati molto utili le benzodiazepine per rilassare la muscolatura e consentire un sonno ristoratore notturno e gli antidepressivi per aumentare i livelli di serotonina (mediatore del dolore): purtroppo, spesso è difficile convincere il paziente a fare queste terapie perché il paziente non ne riconosce la necessità e non ne vuole diventare dipendente. Possono essere utili a mitigare il dolore i farmaci antinfiammatori e analgesici, mentre il cortisone non è utile e può essere dannoso per i suoi noti effetti collaterali”.
L’importanza dell’esercizio fisico
Molto importante, infine, è riabilitare il corpo alla fatica con esercizi di stretching, Pilates, esercizi in piscina con acqua calda, camminare, andare in bicicletta, ballare.
Tra le terapie complementari ricordiamo lo yoga, il thai-chi, l’agopuntura,il biofeed-back, alcuni integratori dietetici.
Fondamentale rimane rimuovere i fattori stressanti (dove possibile) o comunque riconoscerli e cercare di conviverci quando non è possibile cambiarli: in questi ultimi casi può essere molto utile un appoggio psicologico.
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