Si parla di “fegato grasso” o steatosi epatica quando il corpo accumula troppo grasso all’interno del fegato. Una condizione spesso silenziosa che può essere causata da fattori come diabete e obesità, e portare a complicazioni anche gravi, come malattie cardiovascolari o infarto del miocardio. Attualmente non esiste un trattamento specifico per curarla, ma una dieta sana e un buon esercizio fisico possono essere fondamentali.
Ne abbiamo parlato con il dott. Massimo Pozzi, gastroenterologo presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care Milano Murat.
Dottore, cos’è la steatosi epatica?
Si parla di steatosi epatica quando il corpo accumula troppo grasso nelle cellule del fegato, ed interessa più del 5% delle cellule epatiche. Se malattie metaboliche quali obesità, diabete o ipertensione si manifestano insieme alla steatosi, si parla di steatosi epatica associata a disfunzione metabolica.
In passato, la malattia era solitamente indicata come steatosi epatica non alcolica. Questa diagnosi veniva effettuata in presenza di steatosi epatica dopo aver escluso cause dovute a eccessivo consumo di alcol. In presenza anche di infiammazione del fegato, si parlava di steatoepatite non alcolica.
Negli ultimi decenni, tuttavia, si è stabilito che esistono stretti legami tra la steatosi e malattie metaboliche. Attualmente si presume che la steatosi associata a disfunzione metabolica sia la manifestazione epatica della sindrome metabolica (presenza di diverse malattie metaboliche). Il consumo di alcol, insieme alla steatosi associata a disfunzione metabolica, può potenziare gli effetti dannosi per il fegato. Tuttavia, tale steatosi può verificarsi anche senza alcun consumo di alcol.
La steatosi è una malattia molto comune in tutto il mondo. Attualmente circa un quarto della popolazione europea ne è affetta e il problema è certamente sottostimato o perlopiù non approfondito o non valutato.
Chi sono i soggetti a rischio?
Spesso ne soffrono persone di mezza età, le donne soprattutto dopo la menopausa. Tuttavia, alcuni studi indicano che anche molti giovani ne sono colpiti. In un recente studio effettuato negli Stati Uniti, la steatosi epatica era presente in più di un adolescente su cinque. La causa è generalmente uno stile di vita inattivo con mancanza di esercizio fisico, una dieta poco sana e obesità. Quest’ultima rappresenta il maggiore fattore di rischio, ma la malattia può colpire anche individui dal peso normale. Inoltre, ne soffrono quasi tre quarti delle persone affette da diabete mellito. In alcuni casi si rileva anche l’influenza di altri fattori, come una malattia epatica virale, disturbi ormonali o l’assunzione di farmaci.
A quali conseguenze può portare la steatosi epatica?
Mentre nella fase iniziale la malattia difficilmente provoca disturbi, fa tuttavia aumentare il rischio di gravi malattie cardiovascolari e di infarto miocardico. La malattia comporta inoltre fenomeni infiammatori a carico del fegato, quali la steatoepatite, una patologia caratterizzata da gravi processi infiammatori che danneggiano le cellule epatiche e causano la formazione di cicatrici. La cicatrizzazione è nota come fibrosi epatica e può degenerare in cirrosi epatica (cicatrizzazione completa). In presenza di cirrosi epatica, aumenta il rischio di cancroepatico (carcinoma epatocellulare; HCC). Tuttavia, in presenza di steatosi epatica associata a disfunzione metabolica, il carcinoma epatocellulare può insorgere anche prima della cirrosi. Una volta accertata la malattia, è quindi necessario farsi seguire anche in fasi precoci da uno specialista in malattie epatiche al fine di stadiare la malattia e offrire indicazioni relative al cambio di stile di vita.
Quali sono i sintomi della steatosi epatica?
Spesso si soffre di questa malattia senza accorgersene per molti anni. La steatosi epatica associata a disfunzione metabolica è una patologia spesso silenziosa e di solito all’inizio causa pochi sintomi, spesso nessuno. È possibile avvertire una sensazione di pesantezza all’addome superiore destro, gonfiore, stanchezza e difficoltà di concentrazione. Questi sintomi si verificano più frequentemente in presenza di infiammazione del fegato (steatoepatite).
Anche la cicatrizzazione avanzata del fegato (fibrosi epatica) e la cirrosi epatica possono rimanere a lungo inosservate, poiché i sintomi sono spesso aspecifici.
Come viene diagnosticata la steatosi epatica?
La presenza di una steatosi si scopre spesso casualmente durante un esame ecografico dell’addome. Valori elevati degli enzimi epatici nelle analisi di laboratorio possono indicare la presenza di una steatosi con infiammazione, ma non di rado i valori sono del tutto normali o solo leggermente fuori dalla norma. Per poter fare una diagnosi esatta, quindi, occorrono spesso ulteriori esami e un’indagine accurata relativa alle abitudini e ai sintomi del paziente. È utile anche eseguire uno speciale esame non invasivo del fegato (ad esempio il Fibroscan/CAP), che consente di quantificare con maggiore precisione la presenza di grasso e di indurimento del fegato (fibrosi/cirrosi) rispetto alla ecografia di cui di fatto rappresenta una integrazione.
Cos’è il FibroScan/CAP?
Il FibroScan/ CAP è una sorta di “biopsia virtuale”. Si tratta di un’apparecchiatura diagnostica ad ultrasuoni che consente di valutare senza alcun rischio – con un esame indolore e non invasivo – il grado di elasticità del fegato (elastografia epatica), tramite una sonda applicata sulla cute. Il FibroScan implementato con il sistema CAP valuta oltre alla fibrosi anche la steatosi del fegato con alta efficacia diagnostica. Il risultato consente al medico di valutare la presenza di steatosi e di definirne l’entità.
La disponibilità di tale strumento rappresenta un valido strumento di controllo e di monitoraggio per valutare la progressione o la regressione sia della steatosi che della eventuale fibrosi/cirrosi. È infatti fondamentale chiarire che tale condizione è reversibile.
È possibile curare la steatosi epatica?
Attualmente non esiste un trattamento farmacologico efficace per combattere la steatosi epatica associata a disfunzione metabolica. Certamente la dieta e l’attività fisica svolgono un ruolo fondamentale. Riducendo il peso del 7-10% nel caso delle persone obese e del 3-5% nei malati di peso normale, la malattia può migliorare significativamente e, soprattutto nelle fasi iniziali, anche guarire completamente. La riduzione del peso andrebbe ottenuta attraverso una modifica della dieta abituale, rendendola più equilibrata, con una moderata riduzione della quantità di calorie consumate quotidianamente e una maggiore attività fisica. Anche piccoli cambiamenti, come la rinuncia al consumo di bevande zuccherate e succhi di frutta o l’abitudine di salire le scale invece di utilizzare l’ascensore, possono essere di grande aiuto. Per quanto attiene il consumo di alcol, può essere necessaria una riduzione dell’assunzione di bevande a contenuto alcolico o meglio l’astinenza completa.
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