L’ernia del disco può verificarsi in qualsiasi parte della colonna vertebrale, anche se il tratto più frequentemente interessato è quello lombare. Nella maggior parte dei casi regredisce entro tre mesi dalla sua comparsa, ma talvolta può causare dolore intenso e deficit neurologici che possono compromettere la qualità di vita del paziente, rendendo necessario un intervento chirurgico.
Ne abbiamo parlato con il dott. Francesco Lucchetti, neurochirurgo presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Varese.
Che cos’è l’ernia del disco?
È una condizione che può essere molto dolorosa e si verifica quando la parte gelatinosa del disco che si trova tra le vertebre, detto “nucleo polposo” fuoriesce dalla sua sede naturale.
Questo materiale che si trova all’interno dei dischi, che sono una sorta di cuscinetti ammortizzatori posti tra una vertebra e l’altra, permette il naturale movimento della colonna vertebrale, consentendo la flessibilità della struttura e preservandola dai carichi eccessivi.
Quali sono i fattori di rischio?
– Occupazioni sedentarie
– Inattività fisica
– Sovrappeso
– Alta statura
– Guida prolungata e costante di veicoli a motore
– Vibrazioni
– Lavori ad elevato impegno fisico
– Gravidanza
Quali sono i sintomi dell’ernia del disco?
Nella maggior parte dei casi l’ernia del disco è asintomatica. I sintomi si manifestano maggiormente nelle persone dai 30 ai 50 anni, quando il disco erniato invade il canale vertebrale, entrando in conflitto con le radici nervose presenti al suo interno e provocando una reazione infiammatoria.
I sintomi variano anche a del punto in cui si è formata l’ernia, e in generale includono:
– Dolore alla schiena
– Dolore lungo l’arto inferiore (sciatica o cruralgia)
– Dolore agli arti superiori (branchialgia) quando l’ernia si verifica a livello cervicale
– Impotenza funzionale
Come avviene la diagnosi dell’ernia del disco?
In fase diagnostica lo specialista valuta la storia clinica del paziente, investigando il tipo di sintomi avvertiti (dolore, disturbi della forza o della sensibilità), l’epoca di inizio, la durata, e i fattori che li possono aggravare o attenuare (come il riposo, l’esercizio fisico, alcune posture, etc).
La corrispondenza tra la sede dell’ernia e il tipo di disturbi riferiti dal paziente è un altro fattore fondamentale per la diagnosi e la terapia.
L’esame radiologico maggiormente indicato è la risonanza magnetica, che permette di valutare le possibili alterazioni degenerative discali a più livelli. Lo specialista metterà a confronto i dati radiologici con quelli clinici per individuare quali delle alterazioni evidenziate possono essere clinicamente rilevanti e quali invece possano considerarsi dei semplici reperti occasionali.
Come viene trattata l’ernia del disco?
Il paziente può sottoporsi ad un trattamento conservativo o chirurgico, che verrà valutato in accordo con il neurochirurgo, in base alle condizioni cliniche, alle aspettative, aspirazioni e preferenze del paziente.
Come funziona il trattamento conservativo?
Nella maggior parte dei casi, le ernie del disco lombare regrediscono completamente o in parte entro i primi tre mesi dalla loro comparsa, grazie ai meccanismi di riassorbimento cellulare mediato dalle citochine.
Circa il 95 per cento dei pazienti con un dolore alla schiena invalidante è in grado di tornare al lavoro entro tre mesi senza ricorrere alla chirurgia.
Il trattamento conservativo ha l’obiettivo di eliminare il dolore spegnendo la reazione infiammatoria della radice nervosa, attraverso una terapia con cortisonici o antinfiammatori non steroidei, associati eventualmente ad antidolorifici.
I farmaci possono essere somministrati anche localmente per mezzo di infiltrazioni ecoguidate foraminali.
Quando è necessario ricorrere alla chirurgia?
L’intervento chirurgico si rende necessario nei casi in cui le ernie del disco provocano gravi compressioni delle strutture nervose, causando deficit neurologici o dolore intrattabile. L’ernia viene asportata – in anestesia generale – con una tecnica microchirurgica che prevede una degenza in ospedale di 2 o 3 giorni e un mese di convalescenza in cui il paziente deve rimanere a riposo.
Nel caso di un’ernia cervicale, l’incisione avviene sulla parte laterale del collo e prevede l’asportazione completa del disco intervertebrale (discectomia), eseguita sempre con tecnica microchirurgica, e la successiva artrodesi, ottenuta posizionando una apposita gabbia in titanio – o altro materiale biocompatibile – nello spazio discale.
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