L’epicondilite è una condizione nota anche come “gomito del tennista” ma questo nome non deve ingannarci. Si tratta infatti di una particolare tendinopatia che non colpisce solo chi gioca a tennis, ma chiunque si trovi a svolgere mansioni ripetitive che implichino la rotazione frequente dell’avambraccio.
Spesso i pazienti con questa patologia, ritenendo che non ci siano valide alternative terapeutiche all’intervento, tendono a non rivolgersi allo specialista in tempo, con il rischio di ritardare la diagnosi ed arrivare ad una cronicizzazione del disturbo.
Ne abbiamo parlato dott.ssa Laura Frontero, chirurgo della mano presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care Milano Murat.
Dottoressa, perché viene l’epicondilite?
L’epicondilite è un’infiammazione dei tendini che fanno piegare il polso a livello della loro inserzione sul gomito. Quando questi tendini lavorano male, anziché scaricare la forza sul ventre muscolare, la concentrano sul punto di inserzione a livello del gomito, infiammandosi e provocando dolore anche molto forte. Alcuni tipi di lavori o movimenti, in soggetti predisposti, possono provocare un sovraccarico di questi muscoli con conseguente infiammazione dell’inserzione tendinea a livello del gomito.
Come faccio a capire se ho l’epicondilite?
Un dolore forte e costante a livello della regione esterna del gomito, esacerbato dai movimenti di estensione di polso e dita è tipico dell’epicondilite.
Come curo l’infiammazione?
Se si fanno dei lavori particolari che richiedono movimenti ripetuti di polso e gomito, se sappiamo di essere dei soggetti predisposti, è importante posizionare subito un tutore tipo “a fascetta” che consenta di scaricare la forza sul ventre muscolare anziché sull’inserzione tendinea. Da non sottovalutare il potere terapeutico del ghiaccio applicato localmente a cicli (cicli di 10 minuti di ghiaccio intervallati da 10 minuti di stop per 3 volte più volte al giorno). Utile anche l’applicazione locale di creme a base di FANS o di antinfiammatori naturali.
Devo tenere il braccio in qualche posizione particolare?
Purtroppo non è una patologia legata ad una postura particolare ma a dei movimenti di sovraccarico in soggetti predisposti. È quindi più utile supportare questi movimenti con dei tutori funzionali tipo quelli a fascetta, che si applicano direttamente sull’avambraccio durante il lavoro o lo sport.
Cosa posso fare se l’epicondilite non passa?
Quando i sintomi non passano con questi piccoli accorgimenti entro qualche settimana è bene consultare uno specialista. La diagnosi è clinica, raramente è necessario eseguire degli esami di approfondimento che sarà lo specialista a prescrivere.
Come si cura l’epicondilite?
Il primo approccio è sempre conservativo: attraverso delle terapie fisiche, come onde d’urto e tecar terapia, associate all’utilizzo del tutore funzionale, sarà possibile diminuire l’infiammazione da sovraccarico e quindi la sintomatologia riferita dal paziente.
Qualora queste terapie non dovessero ottenere i benefici sperati siamo in grado di trattare i pazienti con terapie biologiche avanzate a base di fattori di crescita con l’impiego del PRP (Platelet Rich Plasma).
Che cos’è il PRP e come si fa?
Le piastrine sono quelle cellule che vengono richiamate a livello dei tessuti danneggiati ed infiammati. Rilasciano normalmente numerosi fattori di crescita che consentono la riparazione tissutale e la risoluzione dello stato di infiammazione. Il PRP è un plasma super arricchito con questi fattori di crescita delle piastrine.
Attraverso un piccolo prelievo di sangue del paziente si isolano i fattori di crescita delle piastrine, se ne estrae un concentrato che viene poi infiltrato a livello dell’epicondilite. L’intero processo dura circa una ventina di minuti e permette un immediato ritorno alle normali attività quotidiane, lavorative e sportive.
Quando è necessario operare l’epicondilite?
È molto raro dover ricorrere all’intervento chirurgico nei casi di epicondilite. Con le terapie biologiche avanzate ad oggi a nostra disposizione riusciamo a trattare senza intervento la maggior parte dei pazienti con ottimi risultati.
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