Chi non ricorda la paura prima delle interrogazioni di matematica? Perché ricordiamo ancora così bene quel professore che riusciva ad ispirarci e motivarci? La risposta risiede nelle emozioni: il cervello riesce a conservare più facilmente le emozioni e le sensazioni, rispetto a ciò che si è ascoltato, fatto o letto.
Come far entrare le emozioni in classe e approfittare della loro naturale presenza, per migliorare la formazione e l’esperienza scolastica? Lo abbiamo chiesto alla dott.ssa Marcella Mauro, psicologa e pedagogista del centro Psico Medical Care.
Imparare con le emozioni
Per decenni, l’apprendimento è stato analizzato principalmente in termini cognitivi e motivazionali, mentre le emozioni erano viste come ostacoli all’apprendimento, quasi come debolezze o qualcosa di cui vergognarsi. Le ricerche attuali in neuroscienze, al contrario, hanno dimostrato il ruolo centrale delle emozioni e dei sentimenti nei nostri processi decisionali e di apprendimento.
Si pensi solo che sono presenti molte più fibre neurali che partono dal centro emozionale del cervello e arrivano i centri logici/razionali che non il contrario!
Il nostro sistema emozionale si trova principalmente nel cervello, nel sistema endocrino e in quello immunitario, ma influisce anche su altri organi come il cuore, i polmoni e la pelle. Il nostro è un sistema biochimico integrato.
Quando affrontiamo un problema emotivamente rilevante sperimentiamo un sottile cambiamento fisiologico e man mano che ci avviciniamo a una soluzione avvertiamo una serie di piccole scosse emotive di riconoscimento, che ci portano a sentire che siamo sulla strada giusta. Quando invece non riteniamo importante il compito che ci troviamo di fronte, perdiamo rapidamente interesse e motivazione, la nostra attenzione cala, non ci impegniamo sufficientemente e impareremo solo che quel determinato argomento, quel compito, è noioso.
Cosa sono le emozioni?
Le emozioni sono un fenomeno complesso e difficile da definire, ma proprio tramite le emozioni diamo una risposta all’ambiente che ci circonda.
La parola deriva dal latino “emovus”, participio passato del verbo “emovere”, che significa “portare fuori”, muovere verso l’esterno. Un’emozione è infatti la reazione ad un avvenimento e si manifesta con una serie di cambiamenti fisici e psichici che influenzano a loro volta il pensiero e il comportamento dell’individuo. Si manifestano con l’espressività e la comunicazione attraverso la mimica facciale, i movimenti del corpo, l’assetto tonico-posturale, il tono della voce, etc.
A differenza dei sentimenti, le emozioni sono stati temporanei o transitori dell’esperienza soggettiva delle persone e hanno un’intensità maggiore. L’esperienza di un’emozione è infatti legata a situazioni che sono importanti per l’individuo. Se una situazione, un evento o un contesto è significativo per noi, è più probabile che possa suscitare in noi delle emozioni. Gli studenti proveranno gioia, frustrazione, ansia, orgoglio o soddisfazione se l’argomento o il processo di apprendimento è rilevante per loro, con un’accezione positiva o negativa.
In realtà, anche in assenza di esperienze eclatanti, l’emozione è sempre presente: se gli studenti manifestano indifferenza non dobbiamo pensare che non si tratti comunque anch’essa di un’emozione.
Funzioni delle emozioni per l’apprendimento scolastico
Le emozioni e i sentimenti che derivano dal successo scolastico aumentano la credenza di autoefficacia e la motivazione, mentre l’insuccesso – stimolando emozioni negative – allontana dalle situazioni di apprendimento. Gli studenti hanno bisogno di emozioni positive per rimanere sui compiti, per guardare ai propri errori e migliorare il loro processo di apprendimento e i risultati.
1) Le emozioni positive
Le emozioni positive che facilitano i compiti sono molte, tra cui:
- il piacere di imparare
- il divertimento di imparare con sorrisi e risate
- l’ispirazione come senso di appagamento e motivazione nei confronti di un compito
- l’entusiasmo per gli strumenti di apprendimento
- l’orgoglio dei risultati
- la speranza del successo
- sorpresa e meraviglia per imparare qualcosa di nuovo o travolgente
- l’affetto verso la persona che mi trasmette le conoscenze
Ricerche relative allo sviluppo di creatività dei bambini (Green & Noice 1988) hanno dimostrato che i processi cognitivi sembrano essere potenziati dalle emozioni positive che favoriscono un pensiero divergente e “anticonformista”.
Gli effetti negativi emergono invece in situazioni di basso interesse soggettivo o di bassa sfida; ciò significa che se gli studenti sono di buon umore ma gli argomenti di apprendimento non sono rilevanti per loro, l’emozione positiva può ostacolare l’apprendimento. Questo perché può spingerli a non prestare sufficiente attenzione al compito, a ridurre lo sforzo necessario per l’apprendimento o addirittura a scegliere compiti con un livello troppo alto per loro.
Le emozioni positive invece non ostacolano l’apprendimento scolastico se il contenuto è chiaro per gli studenti.
2) Le emozioni negative
Le emozioni negative non sono associate ad uno stile cognitivo specifico che può favorire o ostacolare l’apprendimento.
In realtà possono essere molte le emozioni negative che possono portare lo studente a focalizzarsi sui propri sentimenti soggettivi, ovvero a indirizzare l’attenzione su se stesso anziché cercare di trovare soluzioni al problema, perché manca l’attenzione necessaria per l’elaborazione cognitiva. Sentimenti di ansia, tensione e/o paura che alcuni studenti esprimono di fronte all’apprendimento della matematica, ad esempio, può essere penalizzante per la prestazione.
Tra cui:
- paura del giudizio dell’insegnante, dei compagni o dei genitori
- rabbia
- tristezza
- disgusto/disprezzo per un compito o una persona
- ansia
- confusione
- imbarazzo/soggezione in situazioni dove non ci si sente all’altezza
Tuttavia c’è anche un aspetto positivo: talora l’ansia, l’imbarazzo o la rabbia possono motivare gli studenti a impegnarsi maggiormente e a porre maggiore attenzione sul compito, a condizione che si vogliano raggiungere risultati positivi e credano nelle proprie possibilità.
Tutto dipende dall’intensità e dalla frequenza dell’emozione provata: se troppo forte o ricorrente lo studente rischia di essere sopraffatto dalla sensazione di impotenza.
Memoria ed emozioni
Tutti noi ricordiamo perfettamente dove eravamo l’11 settembre del 2001 o il giorno dell’esame della maturità, così come il nostro primo bacio, questo perchè ricordiamo più facilmente quando i contenuti sono “impregnati” di emozioni. Questo fenomeno della memoria viene chiamato flashbulb.
Un ricordo flashbulb è un’immagine particolarmente vivace e dettagliata, indelebile nella nostra memoria, che si forma in occasione di eventi che hanno avuto un grosso impatto emotivo. Ciò che determina un ricordo flashbulb è solitamente una forte eccitazione emotiva, un alto livello di sorpresa, un alto livello di possibilità che l’evento porti conseguenze significative sulla vita propria e degli altri.
Cosa avviene nel nostro cervello?
Numerosi studi hanno riportato che l’amigdala e l’ippocampo si attivano sinergicamente durante la codifica della memoria per formare ricordi a lungo termine di informazioni emotive, con una conseguente ritenzione più efficace (McGaugh et al., 1996; Richter-Levin e Akirav, 2000; Richardson et al., 2004); il contenuto emotivo è ricordato meglio del contenuto neutro.
L’esperienza con forte impatto emotivo attiva il sistema limbico, area del cervello dedicata all’elaborazione delle emozioni; a sua volta il sistema limbico comprende l’ipotalamo, area dove avviene il consolidamento dei ricordi, e l’amigdala (sede delle emozioni) la cui attivazione sembra aumentare il consolidamento della memoria.
Emozione e attenzione
L’emozione ha un’influenza particolarmente forte sull’attenzione, in particolare modulando la selettività dell’attenzione e motivando l’azione e il comportamento. Questo controllo attenzionale ed esecutivo è intimamente legato ai processi di apprendimento, poiché le capacità attenzionali intrinsecamente limitate sono meglio focalizzate sulle informazioni rilevanti. L’emozione facilita anche la codifica e aiuta il recupero delle informazioni in modo efficiente.
Il circuito della ricompensa
Diversi studi nell’ambito delle neuroscienze ci dicono che quando siamo contenti, ad esempio per aver ricevuto una gratificazione per il lavoro svolto, il nostro cervello reagisce sollecitando il circuito della ricompensa, chiamato anche “circuito dei reward”.
Nello specifico si attiva la produzione di un neurotrasmettitore che si chiama dopamina, legato alla motivazione.
Questa scarica chimica si traduce nella creazione o nel consolidamento delle sinapsi. Ciò significa che le esperienze gratificanti vengono impresse nella mente in ricordi per farsi che l’esperienza venga ripetuta. Proprio perchè ognuno di noi è portato a ricercare e a riproporre quelle sensazioni che ci hanno fatto provare soddisfazione, Lo sforzo compiuto nello studio dovrebbe essere sempre gratificato, a prescindere dal risultato ottenuto, così da attivare il circuito virtuoso: “mi impegno, sono ricompensato, ho voglia di impegnarmi ancora”.
Lo stupore nell’apprendimento
Una ricerca condotta dall’università di Edimburgo conferma inoltre che se un evento è nuovo, diverso dal solito, saremo in grado di ricordarlo meglio.
Da un’area cerebrale nota come locus coeruleus, altamente sensibile alle nuove esperienze, viene rilasciata e trasmessa dopamina all’ippocampo, l’area cerebrale associata alla formazione dei ricordi.
“La meraviglia e lo stupore sono in grado di creare un alone migliore nei processi di memoria e permettono quindi la creazione di un ricordo, a differenza degli eventi banali e monotoni che invece tendono a essere dimenticati”, commenta Richard Morris, professore del Centro scozzese di sistemi cognitivi e neurali.
I nueroscienziati inoltre sostengono che per attirare l’attenzione è necessario ‘accendere’ questo slancio chimico per migliorare la memoria. Quindi gratificazioni, piccole sorprese, novità e stupore sembrerebbero molto utili per attivare i neurotrasmettitori responsabili dei ricordi.
Emozioni e difficoltà scolastiche
Gli insegnanti, i compagni, la famiglia, il materiale didattico, l’ambiente scolastico: tutti stimoli che influenzano le emozioni degli studenti. Ogni studente ha la propria storia di apprendimento che forma il concetto del sé accademico.
Alcuni studenti guardano alla propria esperienza scolastica principalmente con emozioni positive, altri con emozioni ambivalenti o prevalentemente negative. È un dato di fatto che l’apprendimento scolastico è un processo di accumulo non solo di conoscenze e di abilità, ma anche di esperienze di apprendimento che influenzano gli atteggiamenti di uno studente verso il suo percorso formativo.
Nella scuola le difficoltà nello studio e nell’attenzione spesso sono associate ai Disturbi Specifici dell’Apprendimento o ad un quadro di Deficit di Attenzione e/o Iperattività.
Tuttavia, dobbiamo considerare che i processi di apprendimento sono complessi e non sempre si tratta di un disturbo neuropsicologico, soprattutto in luce di questo ultimo periodo che stiamo vivendo legato alla pandemia.
Abbiamo visto come le funzioni cognitive tra cui l’attenzione, la memoria, le capacità di elaborazione delle informazioni incidono sul delicato processo di apprendimento e quanto sono integrate in circuiti complessi o network neuronali dove le emozioni hanno un loro ruolo.
Durante l’apprendimento tutto ciò che gli alunni sperimentano come emozione viene immagazzinato nella memoria unitamente a tutte le informazioni che stanno acquisendo; qui l’attivazione emotiva genera memorie più resistenti all’interno dei nostri circuiti cerebrali.
Ad esempio se durante un compito di apprendimento è stata sperimentata paura, ogni volta che tornerà alla memoria quella specifica situazione o quel tipo di compito, si attiverà il vissuto emotivo corrispondente poiché l’apprendimento e l’emozione hanno lasciato una traccia nei nostri circuiti neuronali. Questo succede perché in tutte le situazioni di apprendimento vengono memorizzate anche le emozioni relative a quell’evento specifico.
Durante questi processi le informazioni che vengono acquisite finiscono nella nostra memoria procedurale o semantica, ovvero dove viene costruita la nostra conoscenza; la memoria delle emozioni invece viene conservata nella memoria autobiografica, la quale genera la percezione che abbiamo di noi stessi, la nostra autostima e nostro senso di autoefficacia.
Ad esempio se un bambino di fronte a un compito di lettura presenta difficoltà, come nel caso della dislessia, sicuramente ogni volta che dovrà leggere proverà un sentimento di inadeguatezza e si percepirà come incapace; queste emozioni, reiterate nel tempo, formeranno in lui un senso di impotenza e di inadeguatezza, e faranno affiorare emozioni negative.
In base a questi principi teorici dovremmo fare in modo che nel percorso degli apprendimenti vengano tracciate emozioni il più possibile positive soprattutto negli studenti con difficoltà di apprendimento.
Le emozioni in classe
Si chiama “Warm Cognition” l’approccio relativamente recente, nato dalle ultime ricerche delle neuroscienze, che pone le emozioni al centro del processo di apprendimento.
Si basa su un concetto molto semplice e che può sembrare scontato: un’atmosfera serena e incoraggiante favorisce un apprendimento positivo ed evita lo stress.
In classe proviamo empatia per le emozioni degli altri e lavoriamo meglio se respiriamo un clima caldo, di serenità e benessere, dove si è accolti anche se si sbaglia, dove gli errori vengono accettati e non siano avvertiti come fonte di divertimento per gli altri o di paura.
Importante quindi che gli insegnanti si adoperino per capire e accogliere le emozioni degli studenti per motivarli e farli sentire accettati, solo così i processi cognitivi possono dare il meglio nel loro funzionamento. La connessione tra emozione e cognizione viene descritta da Immordino & Yang (2007) così profonda da essere “letteralmente neurobiologicamente impossibile costruire ricordi, impegnare pensieri complessi o prendere decisioni significative senza emozioni”.
Le emozioni degli insegnanti
Affrontare il tema delle emozioni per l’apprendimento esclusivamente dal punto di vista degli studenti potrebbe essere una prospettiva limitante. In quale modo le emozioni degli insegnanti interferiscono con l’apprendimento scolastico degli studenti? Diversi studi confermano gli effetti delle emozioni positive degli insegnanti (Kunter, 2008).
- Gli insegnanti che amano il proprio mestiere sono più solidali e più creativi rispetto a coloro che amano meno insegnare; possono favorire lo sviluppo del concetto di sé accademico e la motivazione dei loro studenti a investire nell’apprendimento. Il piacere degli insegnanti è in qualche misura contagioso per gli studenti.
- Al contrario, se gli insegnanti sperimentano emozioni negative, come la rabbia o la noia durante l’insegnamento, portano inevitabilmente al distacco degli studenti e il loro apprendimento sarà meno efficace
- Si hanno effetti negativi anche quando l’insegnante si concentra più sui risultati che sull’apprendimento e la sua tolleranza per gli errori è bassa; in questo caso gli studenti spesso reagiscono con ansia, cercando di soddisfare le richieste e le aspettative dell’insegnante, cercano di nascondere il loro bisogno di aiuto, rinunciano alle loro responsabilità e aumentano la loro motivazione estrinseca.
In realtà l’insegnante ha una grande influenza sulla creazione dell’immagine di sé e sulla motivazione dello studente; se riconosce e accoglie le emozioni, includendole nell’intervento didattico, può far leva su di esse per l’apprendimento, contribuendo così allo sviluppo dello studente nella sua globalità.
Emozionare ed emozionarsi avvicina la formazione alle persone, ne esalta le strategie, i risultati, gli orientamenti.
Consigli
- Far entrare le emozioni in classe. Considerati i recenti studi portati dalle neuroscienze e le nuove situazioni portate dalla pandemia, risulta ad oggi ancora più importante considerare il ruolo della didattica emotiva come un’occasione per ampliare il ruolo della scuola: far entrare le emozioni in classe e approfittare della loro naturale presenza, permetterà una più completa formazione umana.
- Non solo libri. L’uso di strumenti che devono essere necessariamente diversi dai libri e dalla lezione classica, il concetto di “universal design for learning”, che valorizza l’approccio pedagogico innovativo utilizzando vari canali per l’apprendimento quali video, musica, teatro, visite ai musei, sport, cooperative and digital learning.
- Rendere più sintonica la relazione alunno-insegnante. In un momento storico in cui gli studenti sono demotivati e disorientati,rendere più sintonica la relazione insegnante-allievo potrà creare un maggiore coinvolgimento dell’alunno e spingerlo ad una partecipazione più attiva e collaborativa, dove il gruppo classe può diventare fonte di forza e di sostegno emotivo.
Formazione degli insegnanti. Gli strumenti per attuare una rivoluzione emotiva a scuola possono essere molti, tra questi, è fondamentale fornire agli insegnanti una adeguata preparazione.
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