Emorroidi: quali sono i sintomi?
Le emorroidi sono vasi sanguigni coperti da mucosa situati nel canale anale e nel retto distale e svolgono una funzione importante nella continenza anale. Ne esistono due tipi principali:
- Emorroidi interne, situate nel canale anale
- Emorroidi esterne, localizzate vicino al margine anale.
Quando si verifica una congestione venosa delle emorroidi e il prolasso della mucosa che le ricopre, possono presentarsi sintomi dolorosi e fastidiosi.
Ce ne parla il dottor Ettore Lillo, chirurgo generale presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Monza.
Emorroidi: quali sono le cause
Le emorroidi non hanno una causa unica, ma esistono vari fattori di rischio che possono contribuire al loro sviluppo:
- Gravidanza
- Stare in piedi per periodi prolungati
- Sforzi eccessivi durante la defecazione, spesso dovuti a stitichezza cronica
- Stile di vita sedentario
- Alimentazione disregolata
- Eccessivo consumo di alcolici.
Quali sono i sintomi delle emorroidi?
In assenza di un disturbo, le emorroidi non causano sintomi. Tuttavia, quando si infiammano o prolassano, possono manifestarsi con:
- Dolore anale
- Bruciore e prurito nella zona anale
- Sanguinamento rettale, specialmente dopo la defecazione
- Prolasso che comporta la fuoriuscita delle emorroidi.
- Tumefazione anale esterna dura.
Come vengono classificate le emorroidi?
La classificazione delle emorroidi si basa sull’entità del prolasso:
- Primo grado: congestione interna senza prolasso
- Secondo grado: prolasso che si riduce spontaneamente
- Terzo grado: prolasso che richiede riduzione manuale
- Quarto grado: prolasso permanente, non riducibile manualmente.
Le emorroidi possono essere pericolose?
Nella maggior parte dei casi, le emorroidi non rappresentano un rischio grave per la salute. Tuttavia, la sintomatologia può essere molto fastidiosa e, in alcuni casi, può indicare la presenza di altre patologie, come il tumore del colon-retto.
Se si verificano sanguinamenti rettali o altri sintomi persistenti, è importante rivolgersi a uno specialista, che potrebbe richiedere una colonscopia per escludere condizioni più gravi. Inoltre il sanguinamento protratto delle emorroidi per lunghi periodi di tempo spesso si associa ad anemia che nei casi più gravi può richiedere la trasfusione di sangue e, nei pazienti cardiopatici, può portare ad un attacco cardiaco.
Come si diagnostica la presenza di emorroidi?
La diagnosi delle emorroidi viene effettuata da uno specialista attraverso una visita clinica approfondita. L’obiettivo è valutare la gravità del disturbo e identificare il tipo di emorroidi (interne o esterne) per proporre il trattamento più adeguato.
La visita specialistica per la diagnosi delle emorroidi segue diversi passaggi, tra cui:
- Ispezione della regione perianale: lo specialista esamina esternamente l’area intorno all’ano per identificare segni di emorroidi esterne, irritazioni, gonfiori o prolassi visibili.
- Esplorazione rettale digitale: questa manovra consiste nell’introduzione di un dito guantato e lubrificato nel retto per verificare la presenza di eventuali emorroidi interne o altre patologie rilevabili al tatto e valutare il tono dello sfintere anale.
- Anoscopia: esame approfondito che permette di visualizzare la mucosa ano-rettale per individuare eventuali segni di infiammazione o prolasso emorroidario non visibili esternamente e/o identificare patologie differenti.
Come curare le emorroidi?
Il trattamento della patologia emorroidaria dipende dalla durata e dall’intensità del disagio. Nella maggioranza dei casi, infatti, le emorroidi tendono a guarire da sole dopo un certo periodo.
Il trattamento delle emorroidi dipende dalla gravità dei sintomi e dalla classificazione del prolasso. Nella maggior parte dei casi, si risolvono spontaneamente o con trattamenti conservativi:
- Farmaci flebotrofici per rafforzare le pareti vascolari del plesso emorroidario
- Trattamenti topici (creme o unguenti) per alleviare dolore, prurito e infiammazione.
Se i sintomi persistono nonostante i trattamenti conservativi, si possono adottare procedure ambulatoriali meno invasive, come:
- Legatura elastica, che prevede l’applicazione di elastici alla base delle emorroidi per ridurne l’afflusso sanguigno
In casi più gravi, come nelle emorroidi di terzo o quarto grado, o quando i trattamenti conservativi non sono efficaci, può essere indicata un’emorroidectomia, un intervento chirurgico che prevede l’asportazione delle emorroidi congeste, legando i vasi alla loro base con fili di sutura riassorbibili.
Come si svolge l’intervento di emorroidectomia?
L’emorroidectomia è considerato l’intervento “classico” per il trattamento delle emorroidi, è un tipo di intervento che esiste dal 1937, descritto per la prima volta dai chirurghi Milligan e Morgan di cui porta ancora il nome. È sicuramente un intervento sicuro che oggi, grazie ad alcune modifiche della tecnica, risulta meno doloroso e con risultati più duraturi nel tempo. L’inconveniente di questa procedura è che non va a trattare le emorroidi a 360 gradi ma va a rimuovere solo i 3 gavoccioli di maggiori dimensioni e il decorso post operatorio è piuttosto doloroso.
L’intervento di emorroidectomia Milligan-Morgan (e varianti) è indicato nei prolassi emorroidari di III e IV grado sintomatici, in alternativa a uno degli altri interventi proposti che attualmente vengono preferiti all’emorroidectomia M-M.
Esistono alternative all’emorroidectomia?
Come accennato sopra le alternative all’intervento classico esistono e attualmente sono di prima scelta in caso la terapia medica per il trattamento delle emorroidi sia stata inefficace e sono fondamentalmente due:
- Emorroidopessi con dearterializzazione: prevede la legatura dei vasi emorroidali identificati attraverso una sonda Doppler e il riposizionamento delle emorroidi prolassate all’interno del canale anale con dei fili di sutura riassorbibili. Questa procedura è meno dolorosa dell’emorroidectomia classica nel post-operatorio, ma presenta un rischio maggiore di recidiva del prolasso, è indicata nei prolassi emorroidari di II e III grado sintomatici.
- Prolassectomia con suturatrice circolare (tecnica di Longo): prevede l’utilizzo di uno strumento che va ad asportare circonferenzialmente a 360° il tessuto emorroidario in eccesso e contemporaneamente esegue una sutura con dei millimetrici punti metallici che stabilizzano il tessuto emorroidario residuo evitando che possa aumentare di dimensioni nel tempo. Questo intervento è sicuro, presso la nostra struttura è praticato da oltre 20 anni con successo ed è attualmente quello, da noi, più utilizzato per i prolassi emorroidari sintomatici di III e IV grado.
È importante ricordare che prima di prendere in considerazione un intervento chirurgico per trattare le emorroidi bisogna affidarsi a un professionista serio con una buona esperienza che imposti delle terapie mediche mirate e degli esami specifici preoperatori per evitare poi spiacevoli conseguenze post-operatorie.
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