La presenza di una (o più) tumefazione al collo non sempre è indice di una patologia grave, tuttavia, richiede un controllo per verificarne la natura e stabilire il trattamento più adeguato. Solitamente può essere il sintomo di un’infiammazione o la spia di un nodulo, una cisti o un tumore (benigno o maligno). La palpazione è tra tecniche diagnostiche di maggiore impiego ma non sempre è possibile ottenere informazioni utili, soprattutto quando queste lesioni si trovano in profondità. L’elastosonografia tiroidea è una nuova tecnica diagnostica che permette di analizzare anche i noduli che non sono “palpabili” dall’esterno. Ma come funzione e come avviene l’esame?
Ne abbiamo parlato con la dott. Carmela Asteria, endocrinologa presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care Domodossola a Milano.
Che cos’è l’elastosonografia tiroidea?
È una tecnica ecografica che, associata all’esame ecografico tradizionale, fornisce informazioni sull’elasticità dei tessuti e quindi anche su quella dei noduli tiroidei. In altri termini, si tratta di una sorta di “palpazione elettronica” con la quale si registrano dati sulla consistenza dei tessuti.
A cosa serve l’elastosonografia tiroidea?
La palpazione manuale della tiroide è una tecnica di diagnosi fondamentale per l’esame obiettivo della ghiandola, e la presenza di un nodulo duro è associata spesso ad un aumentato rischio di malignità. I noduli più piccoli e profondi però non possono essere adeguatamente apprezzati manualmente. Grazie all’avanzamento tecnologico oggi è possibile eseguire una sorta di “palpazione elettronica” mediante elastosonografia tiroidea che fornisce una valutazione del grado di elasticità dei tessuti, permettendo quindi di determinare per esempio la presenza di un tumore (ma anche di un’infiammazione) che nel caso di malignità, mostrerà una struttura più rigida, meno elastica, rispetto a un tumore benigno.
Come funziona l’elastosonografia tiroidea?
L’elastosonografia si basa sull’impiego di ultrasuoni, ossia onde sonore a elevata frequenza, non udibili dall’orecchio umano e impiegati peraltro anche nella tecnica ecografica convenzionale. Le misurazioni vengono acquisite mediante un ecografo dotato di un “software elastosonografico”, in grado di rilevare la rigidità del tessuto in risposta a una forza meccanica applicata sulla regione del collo, quale ad esempio la compressione esercitata dall’operatore attraverso la sonda ecografica. Le informazioni qualitative e quantitative ottenute con questa metodica risultano complementari a quelle ricavate con l’ecografia convenzionale e aggiungono utili elementi che agevolano la diagnosi di una determinata patologia tiroidea.
Come vengono classificati i noduli?
L’elastosonografia è una metodica che consente di selezionare, con elevata sensibilità e specificità, nel caso di più nodulazioni, quella più a rischio di malignità (“mappatura dei noduli”). Nello specifico, al fine di valutare la durezza dei noduli, il pattern elastosonografico di ciascun nodulo viene confrontato con quello del tessuto tiroideo circostante ed in base a questo le lesioni possono essere classificate in diverse classi di durezza (classi di durezza o di elasticità, Elasticity Score, ES). Alcuni utilizzano una classificazione in 3 o in 5 classi di durezza, ma la classificazione attualmente più utilizzata è quella in 4 classi di durezza (Asteria et al., Thyroid 2008) che prevede che: ai noduli che presentano elasticità in tutta l’area esaminata (nodulo omogeneamente verde) si attribuisca un ES 1; ai noduli che presentano elasticità nella maggior parte dell’area esaminata (nodulo prevalentemente verde) si attribuisca un ES 2; ai noduli che presentano durezza nella maggior parte dell’area esaminata (nodulo prevalentemente blu) si attribuisca un ES 3; ai noduli completamente anelastici (nodulo omogeneamente blu) si attribuisca un ES 4. Va ricordato, tuttavia, che non tutti i noduli possono essere indagati con l’elastosonografia tiroidea. Infatti i noduli con un’importante componente liquida o quelli completamente calcifici non sono efficacemente valutabili dalla metodica elastografica.
L’elastosonografia tiroidea può indagare tutti i tipi di noduli?
Può essere utilizzata per lo studio della maggior parte dei noduli della tiroide, compresi quelli cistici (completamente o parzialmente liquidi) che hanno un particolare “pattern elastosonografico”, cosiddetto “tri-stratificato”, patognomonico delle cisti tiroidee. Rare eccezioni sono i noduli parzialmente o totalmente calcifici, i quali, essendo dotati di maggiore durezza a causa della presenza di depositi di calcio, possono erroneamente essere classificati come noduli “duri”, e quindi sospetti di malignità, quando invece sono noduli benigni in esiti di tiroidite o noduli di “vecchia data” che si sono calcificati nel tempo. I noduli molto profondi o a ridosso dei grossi vasi del collo (ad es. arteria carotidea) possono essere difficili da indagare in quanto il battito cardiaco può alterare la misurazione dell’elasticità.
Quanto dura l’esame?
L’esame ha una durata variabile in relazione a diverse variabili:
- Conformazione anatomica del collo del paziente;
- “Compliance” del paziente, ad esempio, in caso di problemi respiratori e dispnea, l’escursione dell’atto respiratorio può essere aumentata andando a interferire con la registrazione del segnale da parte dell’elastosonografo;
- Profondità dei noduli;
- Rapporti anatomici dei noduli con le altre strutture del collo;
Mediamente, comunque, si può affermare che la durata dell’esame varia tra 15 e 20 minuti.
L’esame è doloroso?
L’elastosonografia è una metodica sofisticata, veloce e non invasiva, quindi assolutamente non dolorosa, pari alla semplice ecografia tiroidea. Si esegue a paziente supino, con collo iperesteso e braccia lungo il tronco. Durante l’esecuzione dell’esame viene richiesto di deglutire il meno possibile, di non parlare e di respirare normalmente senza aumentare la frequenza o la profondità degli atti respiratori per non interferire con la registrazione del segnale elastosonografico. Non è necessaria alcuna preparazione prima dell’esecuzione dell’esame stesso.
Quali sono i limiti dell’elastosonografia?
Questa tecnica, relativamente giovane, presenta limiti che ne ostacolano la riproducibilità e che possono comportare difficoltà interpretative delle immagini.
Tra i fattori che possono costituire un problema dell’attendibilità dei risultati vi sono:
- artefatti determinati dall’operatore;
- presenza di grasso sottocutaneo che può generare errori;
- difficoltà nel regolare le impostazioni del sistema (quali ad esempio la frequenza degli ultrasuoni e del campionamento).
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