Notifiche attive dai quotidiani online, a casa un talk-show, in auto un podcast d’attualità, ma soprattutto l’indice che scorre continuamente sullo schermo dello smartphone, alla ricerca dell’ultima – spesso negativa – breaking news.
Prima con la pandemia, ora con il conflitto in Ucraina: la ricerca quasi ossessiva di news è una vera e propria dipendenza? Perché lo facciamo? Che effetti ha sul nostro cervello?
Ne parliamo con la dott.ssa Elisa Morrone, psicologa e psicoterapeuta del centro Psico Medical Care.
Perché siamo così attratti dalle cattive notizie?
Inserita nel 2020 tra le “Word of the Year” selezionate da Oxford Dictionary, la parola “doomscrolling” è un neologismo inglese che esprime la tendenza ossessiva a cercare cattive notizie online, in particolare l’abitudine di scorrere (scrolling) il feed dei nostri smartphone alla ricerca dell’ultimo aggiornamento sulle sventure (dooms) che spesso costellano i grandi eventi.
La recente pandemia ha cambiato la vita di tutti noi riportandoci in un clima quasi di guerra. Prima del 2020, ad esempio, la parola “coprifuoco” veniva usata solo come gioco o provocazione. All’improvviso è diventata realtà: le code ai supermercati, la paura del contagio, situazioni che hanno attivato in noi la necessità di essere costantemente aggiornati su tutto.
Esistono sicuramente ragioni biologiche – o meglio genetiche – nella manifestazione del doomscrolling. Chi è predisposto a soffrire di disturbi d’ansia ha una tendenza maggiore a sviluppare questo tipo di dipendenza, a causa di un meccanismo legato al controllo e all’illusione di poter intervenire precocemente in situazioni di pericolo.
Secondo le neuroscienze, chi mostra questo comportamento registra una maggiore attivazione nella circonvoluzione frontale inferiore, fondamentale nell’elaborazione delle nuove informazioni.
Siamo consapevoli di fare doomscrolling?
Essere consapevoli di fare doomscrolling è molto difficile, come lo è per molti altri disturbi di natura psicologica. Siamo costantemente immersi in una miriade di stimoli, non solo quando utilizziamo i device personali, ma anche in luoghi pubblici come mezzi pubblici o stazioni: le notizie, molto spesso, sono di cronaca.
L’assenza di consapevolezza diviene un problema perché ne viene influenzata la nostra quotidianità, portando con sé un senso di angoscia costante.
Fermarci mentre si scorrono le ultime news è reso ancora più complicato dalla natura stessa degli algoritmi social, ma può essere di aiuto per capire se siamo alla ricerca ossessionata della cattiva notizia. Anche la cronologia delle nostre ricerche ci può aiutare a capire se abbiamo questa dipendenza e quindi rimediare, al fine di migliorare la qualità di vita.
Quali sono le conseguenze del doomscrolling?
Il doomscrolling alimenta in noi il bisogno di controllo su qualcosa che non possiamo controllare, accresce la paura e l’angoscia che qualcosa di terribile possa accadere da un momento all’altro, impedendoci di vivere una vita in serenità e – nei casi più gravi – provocando disturbi dell’umore, ansia, disturbi del sonno.
Consigli per un doomscrolling “consapevole”
- Limitare il tempo di esposizione: questo non significa rinunciare a restare aggiornati, ma rinunciare ad esagerare
- Evitare le “maratone” serali: sono ideali piccoli momenti di 10/20 minuti al mattino o nel pomeriggio, cercando di dedicarsi ad altro durante il corso della giornata
- Evitare discorsi e confronti continui con gli altri: colleghi, familiari, amici
- Dedicarsi ad attività piacevoli, anche per pochi minuti al giorno: leggere, rilassarsi, camminare, fare attività sportiva e iniziare ad approfittare della primavera per godere il più possibile della luce del sole
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