I disturbi gastrointestinali sono tra i più comuni e diffusi a livello mondiale: ne soffre circa un terzo della popolazione del mondo. In Italia le diverse patologie gastrointestinali colpiscono addirittura l’89,6%. In particolare: bruciore di stomaco (36,8%), dolore addominale (32,4%), gonfiore e meteorismo (28,1%), diarrea (27,1%), difficoltà digestive (25,7%) e stitichezza (25,4%) sono quelli più ricorrenti.
Ne parla il dottor Benedetto Mangiavillano, gastroenterologo in Humanitas Medical Care Varese e Arese, secondo il quale circa “l’84,9% degli italiani, in particolare uomini e over 65, dichiara di soffrire di qualche disturbo intestinale quando mangia troppo (53,4%) o quando mangia male e di fretta, saltando i pasti (13,7%) o assumendo pochi vegetali (17,8%)”.
“Preoccupazioni (37,0%), momenti di difficoltà (28,3%) e, più in generale, la frenesia della vita di tutti i giorni generano malesseri a stomaco e intestino per il 78,3% degli uomini e per l’88,4% delle donne”.
Tra le patologie più diffuse ci sono il reflusso gastroesofageo e la sindrome del colon irritabile. Ecco i consigli e le valutazione dell’esperto Humanitas.
Il reflusso gastroesofageo: sintomi e prevenzione
Il reflusso gastroesofageo è caratterizzato dalla risalita di materiale acido dallo stomaco verso l’esofago. In Italia ne soffre circa il 30% della popolazione prevalentemente in una fascia d’età 45-64 anni.
“Si tratta di una patologia da non sottovalutare perché se è vero che nella maggior parte dei casi, la malattia da reflusso gastroesofageo non ha complicazioni, nel 30-35% dei casi può però aggravarsi in ulcere, restringimenti ed erosioni a livello dell’esofago”, dice il medico.
I sintomi
Tra i sintomi più diffusi tra i pazienti si riconoscono dolore al centro del torace, difficoltà ad ingoiare, reflusso acido con sensazione di amaro in bocca, ma anche bruciore alla gola e tosse stizzosa.
Come prevenire il reflusso?
La prima e più funzionale forma di prevenzione per il reflusso parte da un corretto stile di vita e soprattutto da una dieta equilibrata.
La (buona) digestione inizia in bocca, ci ripetono sempre gli specialisti: “masticare bene e deglutire lentamente infatti permette una più facile digestione – chiarisce lo specialista -. Inoltre, dopo i pasti, fare attività fisica regolare, seppur non troppo intensa, aiuta a migliorare la digestione. E’ importante anche suddividere la proprie abitudini alimentari in pasti piccoli e frequenti. Un accorgimento che permette di seguire il naturale ciclo digestivo umano e di non sovraccaricare l’apparato digerente”.
E’ consigliato evitare il consumo di alimenti che aumentano la secrezione acida come ad esempio menta, caffè, cioccolato, cibi fritti e cibi grassi, che rallentano l’attività dello stomaco.
Anche postura, respirazione e stress influiscono sul reflusso
La postura, se scorretta, oltre a portare fastidi e disturbi alla schiena e alla colonna vertebrale come scoliosi e cifosi, limita il movimento del diaframma, aggravando il reflusso gastrico.
Anche lo stress aumenta la produzione di acido e contrae le pareti muscolari dello stomaco, mentre un corretto afflusso di aria è essenziale durante la digestione, “per cui respirare bene è importante. Esistono tecniche di rilassamento che possono allenare l’organismo in questa attività”.
La sindrome del colon irritabile
La sindrome del colon irritabile comprende una serie di disturbi intestinali cronici, che coinvolgono l’intestino crasso (noto anche come colon) e colpisce circa il 7% della popolazione in Italia tra i 20 e i 30 anni dei così detti paesi sviluppati, con un’incidenza annua pari all’1-2%.
Ne soffrono più le donne, con numeri pari al doppio rispetto agli uomini.
I sintomi
Trattandosi di una sindrome che comprende diversi disturbi “ogni paziente che soffre di colon irritabile, rappresenta un caso a sé stante – chiarisce Mangiavillano -. L’intestino contiene milioni di cellule e fibre neuronali che costituiscono un vero e proprio sistema nervoso autonomo. Si tratta di un “secondo cervello”, un organo complesso che in autonomia, influenza l’umore e la psiche”.
Ecco perché risulta più difficile stabilire una definizione standard di colon irritabile.
In ogni caso, i sintomi più comuni e diffusi riguardano sono dolori e crampi addominali, sensazione di gonfiore allo stomaco, problemi di evacuazione e irregolarità intestinale meteorismo, diarrea e/o stitichezza possono incidere sul disturbo.”Proprio una frequente urgenza all’evacuazione dopo i pasti, costituisce un primo segnale di allarme”, dice l’esperto.
Come curare e convivere con la sindrome del colon irritabile
Per chi soffre di intestino irritabile, dice il medico “è importante, imparare a riconoscere eventi particolari che riacutizzano i sintomi: è necessario assumere farmaci o integratori (consigliati ovviamente dello specialista) in grado di contrastare il dolore, oppure adottare tecniche già sperimentate – come attività sportiva, rilassamento, training autogeno – per affrontare al meglio le situazioni “a rischio”.
In ogni caso, come per il reflusso gastroesofageo, una dieta equilibrata è comunque sempre il percorso più indicato nei confronti del colon irritabile: “è bene evitare alimenti che producono molta fermentazione e quelli che contengono elevate quantità di fruttosio (ciliegie, mango, pesche, frutta in scatola, frutta essiccata, succhi di frutta)”.
Ma è bene evitare anche i cibi che contengono “elevate quantità di fruttani come carciofi, asparagi, cavolini di Bruxelles, broccoli, porri, lenticchie, di galattani (ceci, lenticchie, fagioli e soia) e di polioli (funghi, dolcificanti artificiali come sorbitolo, mannitolo, maltitolo e xilitolo)”.
La prevenzione
Oltre ad un corretto stile di vita e ad una dieta equilibrata e poveri dei cibi già citati, gli esperti consigliano di svolgere attività sportiva 2 – 3 volte la settimana e, quando possibile, di diminuire i fattori di stress ambientali.
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