I disturbi del comportamento alimentare (DCA) o disturbi dell’alimentazione, sono patologie molto diffuse, soprattutto negli adolescenti e tra il sesso femminile. I pazienti mostrano un’eccessiva preoccupazione per il peso e le forme del proprio corpo, arrivando ad adottare misure estreme che compromettono non solo la loro salute ma anche lo stile di vita.
Ne abbiamo parlato con la dottoressa Marzia Sucameli, medico nutrizionista, presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Milano Murat, e direttore, presso la struttura Humanitas Mater Domini, di un ambulatorio dedicato alla cura dei DCA. “I risultati ottenuti sul 100% dei pazienti ci fanno sperare che le persone che soffrono di questi disturbi non devono assolutamente aver paura nel dichiarare il loro problema o affrontare la loro patologia, perché con la terapia giusta e il supporto degli specialisti esperti in questo settore la guarigione è possibile”.
Che cosa sono i DCA?
Generalmente, le persone affette da DCA, non riconoscono la necessità obiettiva di nutrirsi, ma sono guidate da diversi stati psicologici come l’ansia o la depressione, che portano poi alla perdita del controllo del proprio comportamento alimentare.
Con il termine DCA ci si riferisce alle seguenti patologie:
– Anoressia nervosa
– Bulimia nervosa
– Binge eating disorder (mangiare in modo incontrollato)
– Disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati (NAS).
Si può guarire da questi disturbi?
Certamente, ma come in tutte le patologie bisogna trovare il terapeuta che sappia
diagnosticare per tempo il disturbo alimentare.
La terapia che negli ultimi anni si è rivelata più efficace è quella cognitivo
comportamentale (CBT), ideata per la cura della bulimia nervosa negli anni ’80, dal Prof. Faiburn, dell’Università di Oxford. L’intervento, valutato da più di 20 studi eseguiti nei maggiori centri di ricerca dei paesi occidentali, ha un’efficacia pari o superiore a tutte le terapie con cui è stato confrontato, e determina la remissione completa del disturbo nella maggior parte dei pazienti che concludono il trattamento.
Recentemente è stata sviluppata una nuova forma di CBT, chiamata CBT-E
(Enhanced, cioè avanzata), basata sulla teoria transdiagnostica dei disturbi
dell’alimentazione (i DCA condividono lo stesso nucleo psicopatologico).
Le persone affette da DCA hanno un’estrema paura di nutrirsi e vedono il cibo come
un vero e proprio nemico; per sconfiggere i timori legati all’assunzione del cibo ed
aiutare il paziente a riprendere una vita normale, in cui si attribuisca all’alimentazione
la giusta importanza, vengono usati i seguenti strumenti:
– Automonitoraggio in tempo reale: una tecnica che consente al paziente di monitorare, istante per istante, il suo rapporto con il cibo e i pensieri ad esso legati, attraverso la compilazione di una scheda di automonitoraggio;
– Misurazione e l’interpretazione del peso settimanale, attraverso la costruzione di un grafico, che permette al paziente di comprendere la propria composizione corporea e le relative oscillazioni idriche che possono verificarsi;
– Mangiare in modo regolare adottando un’alimentazione sana e non influenzata dalle ossessioni legate al cibo;
– Interruzione dei comportamenti non salutari di controllo del peso (come vomito autoindotto, uso di lassativi o diuretici, esercizio fisico ossessivo e compulsivo;
Se il paziente è sottopeso, il primo scopo è il recupero ponderale e il raggiungimento di un BMI (indice di massa corporea) pari a 18,5. Questo obiettivo viene raggiunto attraverso un’alimentazione pianificata e meccanica affinchè il Paziente possa avere il controllo su ciò che mangia
La procedura consiste nel pianificare:
1. Quando mangiare
2. Quanto mangiare
3. Che cosa mangiare
4. Dove mangiare
5. Quanto tempo dedicare al pasto
Sarà compito del medico nutrizionista spiegare come fare le corrette scelte alimentari ma, soprattutto, insegnare al paziente a non ascoltare, in questa fase, i segnali di fame e sazietà, in quanto profondamente alterati dal disturbo dell’alimentazione.
Successivamente, quando le paure legate all’assunzione di certi alimenti inizieranno a svanire, verrà affrontata l’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo, la restrizione dietetica cognitiva e l’eccessiva valutazione del controllo dell’alimentazione.
Il medico nutrizionista insegnerà al paziente ad identificare ed affrontare le regole dietetiche, a controllare l’alimentazione e a reagire in modo funzionale alla rottura delle stesse regole dietetiche. Il paziente, in questo modo, imparerà a diventare il principale attore della sua patologia e della sua completa guarigione.
Quali sono i campanelli di allarme?
Molto spesso, soprattutto se il disturbo insorge durante l’adolescenza, i genitori sono le ultime persone ad accorgersi della problematica del figlio/a: molti ragazzi adottano strategie per non far capire ai genitori che qualcosa nella loro vita non va, nascondendo il cibo, raccontando bugie sull’assunzione di certi alimenti, dicendo di non avere fame o di voler intraprendere una dieta per perdere solo qualche chilo.
Tuttavia, la situazione precipita quando il peso dell’adolescente inizia a scendere sempre di più e senza fermarsi, conducendo i pazienti in un tunnel da cui è difficile uscire senza l’aiuto di un terapeuta.
Ecco allora quali sono i principali campanelli di allarme per un DCA:
· Esercizio fisico eccessivo e compulsivo
· Fare diete “fai da te”
· Collezionare libri di cucina
· Calcolare ossessivamente le calorie dei cibi
· Sentirsi brutti e criticare il proprio aspetto fisico
· Avere una valutazione negativa di sé
· Saltare i pasti
· Giudicare il proprio valore esclusivamente in base al controllo del peso e del corpo
· Essere isolati socialmente
· Avere un controllo ossessivo del peso corporeo
· Pesarsi frequentemente
In presenza di uno o più di questi segnali, è necessario rivolgersi a uno specialista, ed evitare che la malattia si cronicizzi e non si riesca più a guarire.
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