Parole che ci sfuggono, che dimentichiamo pur avendole sulla “punta della lingua”, come si dice: è successo a tutti di trovarsi in difficoltà proprio nel mezzo di una conversazione e di non riuscire a ricordare un nome, una persona, un luogo, ma quando questo accade con frequenza è bene rivolgersi ad uno specialista.
Potrebbe trattarsi, infatti, di ‘Disnomia’, un disturbo specifico del linguaggio noto anche come ‘Difficoltà di accesso lessicale’.
Ne parliamo con la dottoressa Marcella Mauro, Psicologa e Coordinatrice dell’ambulatorio di Neuropsicologia dell’Apprendimento – Centro NEXIA in Humanitas Medical Care Milano in via Domodossola.
Disnomia, di cosa si tratta
Nello specifico, la disnomia, si manifesta in una difficoltà a richiamare alla memoria una certa parola in un determinato momento senza però che vi sia una compromissione della capacità di comprendere o ripetere quella parola stessa.
Tale difficoltà, soprattutto nei bambini, può essere la conseguenza di un disturbo del linguaggio o dell’apprendimento (Dislessia) che interferisce al tempo stesso anche sulle abilità linguistiche
Diversi studi inoltre dimostrano che lo stress emotivo ha un ruolo importante su questo fenomeno: succede ad esempio, ad alcuni studenti durante un’interrogazione nonostante lo studio dei giorni precedenti e la preparazione; così il ragazzo fatica a trovare le parole giuste, dando l’impressione di non aver studiato a sufficienza.
Quali sono i segnali più frequenti
Chi soffre di questo disturbo si trova spesso a sostituire, ad esempio, la parola che ‘sfugge’ con una con significato simile o riguardante la stessa area tematica (ad esempio forchetta al posto di coltello) o in alcuni casi utilizzano circonlocuzioni, cioè di giri di parole al posto del termine esatto (“quel frutto giallo e aspro” per indicare ad esempio un limone), o ancora usando frasi e termini generici come “prendi quella cosa sulla scrivania”.
Nel tentativo di far comprendere la parola all’interlocutore accade poi che si ‘temporeggi riempiendo la dimenticanza con parole ‘filler’ (cioè, uhm, lo so) o si mimino gesti .
Cosa fare?
La prima cosa da fare è rivolgersi ad un logopedista o ad uno psicologo specializzato per una valutazione approfondita. Gli specialisti possono mettere in atto delle strategie che consentono di risolvere questo problema o seguire dei training specifici informatizzati sulla denominazione visiva rapida e training sulla velocità di elaborazione.
Alcuni consigli dell’esperta per stimolare il ricordo delle parole
- girare intorno alla parola: cercare di far capire la parola che si vuol dire descrivendola, in modo che sia individuabile anche da chi ascolta;
- percorrere l’alfabeto: pronunciare in ordine alfabetico le lettere e pensare se la parola che non si riesce a recuperare potrebbe iniziare con quel suono ;
- utilizzare sinonimi: cercare delle parole che hanno lo stesso significato;
- visualizzare la parola scritta: quando non riesce a ricordare una parola immaginare di vederla scritta su carta;
- associare un’idea o una qualità all’oggetto che si ha in mente. Ad esempio, ricordare il nome del filosofo Spinoza pensando alle spine di una rosa;
- usare le rime: utilizzare parole in rima. Ad esempio, per ricordare il nome della pianta Oleandro penso a mio fratello Alessandro;
- usare associazioni visive: agganciare visivamente elementi che si trovano all’interno del nome da ricordare o sue caratteristiche
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