L’occhio umano funziona come una telecamera, ed ha un potere totale di circa 64 diottrie (D), determinate dalla sua lunghezza, dalla curvatura della prima lente, la cornea e da quella della lente interna, il cristallino.
L’occhio è programmato per raggiungere, durante lo sviluppo dell’individuo, la situazione visiva indicata come emmetropia, cioè una elevata visione per lontano con scarso o nullo aiuto da parte del sistema di accomodazione. L’accomodazione è il meccanismo per cui un paziente emmetrope, col solo desiderio, riesce a vedere nitido anche a distanza ravvicinata. Tale sistema consiste di una lente interna a potere viariabile, il cristallino appunto, e di un muscolo che ne varia la curvatura e quindi il potere totale dell’occhio.
Gli studi esistenti riportano valori non sempre concordanti, ma in sostanza di può dire che nella prima infanzia l’occhio è più corto di un occhio ideale, cioè è ipermetrope, con un errore refrattivo medio di circa +1.75 D, superiore alle +3.0 D nell’8%. Nei bimbi molto piccoli la miopia è rara, mentre un astigmatismo – cioè una ovalità delle superfici ottiche – superiore a 1 D è presente in circa il 5% degli occhi. La statistica mostra che il rischio di sviluppare un errore refrattivo è maggiore quando l’età della madre è superiore ai 45 anni e quando il peso alla nascita è inferiore ai 1500 grammi. I figli di madri fumatrici hanno un rischio elevato di sviluppare strabismo.
Nei primi 3 anni di vita il bulbo oculare cresce e si allunga rapidamente, la cornea aumenta di diametro e si appiattisce. Ciò porta a una progressiva riduzione dell’ipermetropia fino al raggiungimento dell’emmetropia, cioè l’assenza di vizi refrattivi.
Se durante lo sviluppo, il bulbo oculare non raggiunge la lunghezza “normale”, si manifestano vizi refrattivi quali l’ipermetropia patologica (minor lunghezza del bulbo oculare) – la miopia (lunghezza eccessiva del bulbo) e l’astigmatismo (ovalità delle superfici ottiche, soprattutto quella corneale anteriore). L’astigmatismo varierà in maniera molto lenta durante tutta la vita a causa della continua pressione esercitata dalle palpebre superiori durante i movimenti di ammiccamento (apertura e chiusura delle palpebre).
Un aspetto importante è la predisposizione genetica che caratterizza i difetti visivi. Per quanto riguarda la miopia, infatti, è dimostrato che un bambino con uno o entrambi i genitori miopi, ha un’alta probabilità di sviluppare la miopia in uno o entrambi gli occhi. Per questo è necessario sottoporre i bambini ad una visita oculistica per individuare la presenza di possibili difetti visivi e ad una visita ortottica per valutare se tali difetti possono compromettere lo sviluppo di una normale visione binoculare.
E’ quindi molto importante che questi difetti vengano identificati e corretti mediante l’uso di occhiali che consentono al bambino lo sviluppo di una visione normale. L’American Academy of Ophthalmology, per i bimbi nati a termine e con sviluppo nella norma, suggerisce una visita ai 3 anni di età e controlli successivi ogni 3 anni.
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