La famosa ‘r’ moscia, una ‘s’ che si perde nella pronuncia, la difficoltá a dire come consonanti come ‘d’ e “z”. I genitori, che spesso notano nei loro piccoli queste alterazioni di pronuncia, si rivolgono al logopedista.
Qualche consiglio dalla dottoressa Sara Schiavetto, specialista in Humanitas Medical Care Varese.
Stop ai vizi e spazio agli esercizi
Non è impossibile eliminare le difficoltà articolatorie che ostacolano una pronuncia corretta o viziata. Come fare?
Tra i più frequenti vizi che la logopedista suggerisce di eliminare, c’è il ciuccio. “La prima cosa che consiglio ai genitori, è quella di allontanare il proprio bambino da quelle che si possono considerare “abitudini viziate” che, spesso, sono la causa del difetto di pronuncia. Ne sono un esempio “l’uso del ciuccio o del biberon dopo i 2 anni, il prolungato succhiamento del pollice o il frequente uso di bottigliette guarnite di succhiotto. Da non sottovalutare l’attitudine di respirare con la bocca piuttosto che con il naso, la scelta di cibi troppo morbidi o cremosi”, spiega la dottoressa Schiavetto.
Queste sono le abitudini che portano il bambino a mantenere la lingua in una posizione ‘infantile’, a non sviluppare correttamente i muscoli di labbra e lingua, causando difficoltà articolatorie e, spesso, anche di natura ortodontica. Dopo aver eliminato queste abitudini viziate, è importante avvicinare il bambino ad “esercizi specifici che, sotto forma di gioco, lo aiutino ad apprendere la corretta pronuncia del suono distorto.
Per questo è importante il supporto del logopedista che, dopo un’attenta analisi e una prima anamnesi, potrà definire il percorso personalizzato e più adatto per la guarire il disturbo.
Il logopedista e i disturbi del linguaggio
Oltre alla pronuncia scorretta, il logopedista può aiutare il bambino anche nella prevenzione e riabilitazione a seguito di disturbi del linguaggio o dell’apprendimento, come la difficoltà di comprensione di alcune strutture frasali, di strutturazione delle frasi (mancanza di articoli, ausiliari, ecc.), le sindromi complesse come quella di Down o le di forme di autismo.
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