“Cosa sono le emozioni?”, “Perché sembrano essere associate a molte nostre difficoltà da un punto di vista psicologico?”. Queste, sono solo alcune delle domande che spesso ci poniamo quando iniziamo a riflettere sul significato delle emozioni e sulla loro natura.
Per poter rispondere è necessario provare prima a capire il contesto nel quale si inserisce questo discorso, ovvero quello del sistema emozionale.
Il concetto di sistema emozionale è stato analizzato da molti ricercatori durante gli scorsi decenni. In particolare si potrebbe ricordare la versioni approfondite da Marsha Linehan e da altri collaboratori tra la fine degli anni ’90 e gli anni 2000.
Secondo questo punto di vista, espresso sinteticamente, ogni emozione può essere rappresentata da almeno 5 elementi concatenati temporalmente e che si influenzano l’un l’altro, costituendo quindi il cosiddetto sistema emozionale.
Ne abbiamo parlato con il dott. Pietro Ramella, Psicologo e Psicoterapeuta presso gli ambulatori Humanitas Medical Care Domodossola e De Angeli a Milano.
Dottore, cos’è il sistema emozionale?
Linehan e collaboratori elaborano il sistema emozionale suddividendolo in cinque sottosistemi, spiegando che “sebbene consideriamo le risposte emotive come parte di un sistema complesso, per favorirne la comprensione, possiamo considerarle come un insieme di componenti o sottosistemi in relazione tra loro. Ammettendo che ci siano molti modi per suddividere questo sistema così complesso formato da più componenti, troviamo che la via più efficace per comprendere e apprendere il concetto di regolazione emotiva sia quella di considerare 5 sottosistemi o componenti principali tra loro in costante relazione”.
Ecco che quindi vengono poste le fondamenta di un sistema emozionale. Ma di cosa si tratta esattamente? Il dott. Ramella, per provare a spiegarci meglio il concetto, utilizza la metafora delle 5 stanze comunicanti spiegandoci che “potremmo considerare questo sistema espresso da Linehan e collaboratori come una casa costituita da almeno 5 stanze comunicanti tra loro. Solitamente, all’interno di questo edificio immaginario, un evento può creare una reazione a catena in tutte le stanze, dando quindi vita a ciò che comunemente chiamiamo emozione”.
Qui di seguito troviamo i 5 elementi costituenti il sistema emozionale:
1. Gli eventi esterni e/o interni alla persona vengono considerati come stimoli che attivano le nostre emozioni: l’evento esterno può essere, per esempio, la vista di una tigre, la scena struggente di un film od il ricevere una buona notizia; l’evento interno è un ricordo, un pensiero sul futuro o anche una sensazione fisica che ci provoca un’emozione (qualcosa che non succede nel mondo esterno ma dentro di noi).
2. La vulnerabilità emotiva: vi è mai capitato di svegliarvi di malumore? Di alzarvi “con il piede sbagliato”? Di non sentirvi fisicamente al top ma dover comunque andare ad un evento o al lavoro?
Prima ancora di pensare a come una persona potrebbe reagire ad un determinato evento, dobbiamo chiederci “come stava poco prima che accadesse”?
Quando parliamo di fattori di vulnerabilità emotiva intendiamo infatti tutti quegli elementi che potrebbero farci vivere uno stesso evento in modo diverso a seconda di cosa sia accaduto poco prima. Provate a pensare, per esempio, ad una persona che si sveglia la mattina e trova una multa sulla propria auto (scenario 1), o che ha passato la notte insonne a causa di un malessere fisico (scenario 2) contro una che si sveglia avendo dormito normalmente e si reca al lavoro in modo consueto, senza intoppi (scenario 3). Tutte e tre le persone, una volta giunte sul posto di lavoro scoprono di avere una scadenza imprevista e dover consegnare una relazione in breve tempo. Quali delle tre persone reagirà meglio? L’emozione scatenata da una multa o la vulnerabilità causata dal poco riposo e dalla conseguente precaria condizione fisica potrebbero essere considerati fattori di vulnerabilità, che ci porteranno a reagire peggio di fronte a una cattiva notizia al lavoro, rispetto a come reagiremmo normalmente (scenario 3) ad una brutta notizia.
3. Le risposte emozionali non visibili agli altri:
- Le risposte fisiologiche, come, per esempio, il battito cardiaco, la sudorazione, il ritmo respiratorio.
- Le interpretazioni di un evento: di fronte ad uno stesso evento due persone con diverse personalità e storie di vita o diversi fattori di vulnerabilità (vedi sopra) potrebbero dare un’interpretazione differente. Provate a pensare a quando un amico per strada non ci saluta, perchè non lo ha fatto? Non ci ha visti; ci ha visti, ma aveva un’emergenza e non poteva fermarsi a parlare; ci ha visti, ma ha appositamente scelto di non salutarci ecc. In base alla nostra interpretazione di quel preciso momento ne deriverà un’emozione diversa.
- Impulsi: quante volte di fronte a un momento di rabbia sentiamo l’impulso di voler scagliare un oggetto e poi riusciamo a non farlo? E quante volte sentiamo l’impulso di rispondere male a qualcuno, ma riusciamo a trattenerci per evitare conseguenze peggiori? Gli impulsi sono quella spinta all’azione che la persona può scegliere o meno di compiere, in base, per esempio, alla propria capacità di accorgersene e/o la sua propensione all’impulsività.
4. Le risposte e le azioni visibili al mondo esterno, come esultare di gioia, urlare di rabbia o di paura, scappare, o piangere. Oltre a questi comportamenti osservabili dagli altri vanno anche considerate le espressioni verbali e non verbali, ovvero sia il contenuto delle parole dette che il tono della voce, il timbro, il volume, così come la postura, i gesti e soprattutto le espressioni facciali, quante volte infatti vorremmo provare a nascondere un’emozione che però ci si legge chiaramente in volto?.
5. Le conseguenze. Se è vero che, come disse Newton, “ad ogni azione corrisponde una reazione”, si potrebbe anche dire che a ogni emozione corrisponde una conseguenza (non sempre visibile). Le conseguenze possono essere reazioni di chi ci circonda, nostre azioni, altre emozioni o pensieri che nascono dentro di noi e così via. Quante volte ci è capitato di vergognarci e poi arrabbiarci con noi stessi per averlo fatto? O di esserci arrabbiati con qualcuno e poi esserci sentiti in colpa?
Le conseguenze che derivano dalle azioni che compiamo emotivamente (come il lancio di un oggetto, le parole dette, o un abbraccio), possono avere conseguenza sia negative che positive e riuscire ad analizzarle è spesso uno degli obiettivi cruciali di un percorso di psicoterapia.
Tornando quindi alla nostra metafora delle 5 stanze comunicanti il dott. Ramella ci spiega l’importanza di ciò che è stato descritto finora:
“Dovrebbe ora apparire più semplice comprendere il concetto di emozione come sistema. Una casa a 5 stanze in cui ogni cosa che accade in una di queste 5 stanze può quindi influenzare ciò che accade nelle altre 4, come in un sistema appunto, in cui la totalità è più della somma delle parti e dove ogni elemento è legato a tutti gli altri.
Comprendere al meglio la complessità del sistema emozionale può favorire il lavoro sulle emozioni all’interno di un percorso di cura personalizzato. Stiamo parlando di un lavoro di co-costruzione tra psicologo e paziente, che diventa spesso parte integrante di un percorso psicologico e psicoterapeutico. Questo processo di collaborazione, oltre a fornire una maggior comprensione delle diverse diagnosi in ambito psicologico e psichiatrico, può anche favorire un miglior esito del percorso stesso”.
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