Molti genitori non si documentano su come stimolare o aiutare il proprio figlio nello sviluppo del linguaggio, pensando solamente che prima o poi inizierà a parlare. Tuttavia, è molto importante conoscere le varie fasi di questa evoluzione, sia per aiutare il proprio bambino, sia per individuare eventuali campanelli d’allarme se le tappe vengono raggiunte in ritardo o più lentamente rispetto ad altri bambini.
Ne abbiamo parlato con Giada Ghiringhelli, logopedista presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Varese.
Come si sviluppa il linguaggio dei bambini?
I primi tre anni di vita, quando il cervello inizia a svilupparsi, sono il periodo più intenso per lo sviluppo del linguaggio del bambino. I primi segni di comunicazione si verificano quando il bimbo capisce che un pianto porterà al cibo, al conforto, o anche solo alla compagnia. I neonati iniziano anche a riconoscere i suoni importanti nel loro ambiente, come la voce della madre o del padre. Man mano che crescono poi iniziano a distinguere i suoni del linguaggio che compongono le parole.
Vi sono dunque delle tappe nello sviluppo fisiologico del linguaggio di un bambino che comprendono:
Entro la fine dei 3 mesi il bambino potrebbe:
· Sorride quando vede la mamma
· Fai dei suoni
· Rimane in silenzio o sorride quando gli si parla
· Sembra riconoscere la voce delle persone che gli sono più vicine
· Piange in modo differente per esigenze diverse
Entro la fine dei 6 mesi il bambino potrebbe:
· Emettere suoni gorgoglianti quando gioca con qualcuno o è lasciato solo
· Creare una varietà di suoni simili ad un balbettio (lallazione), come “ta-ta” o “ba-ba”
· Usare la sua voce per esprimere piacere e dispiacere
· Muovere gli occhi nella direzione dei suoni
· Rispondere ai cambiamenti nel tono della voce che gli sta parlando
· Notare che alcuni giocattoli emettono suoni
· Prestare attenzione alla musica
Entro la fine dei 12 mesi il bambino potrebbe:
· Provare ad imitare i suoni del parlato
· Dire alcune parole, come “dada”, “mamma” e “uh-oh”
· Comprendere semplici istruzioni, come “Vieni qui”
· Riconoscere le parole per oggetti comuni, come “scarpa”
· Girarsi e guardare nella direzione dei suoni
Entro la fine dei 18 mesi potrebbe:
· Riconoscere i nomi di persone familiari, oggetti e parti del corpo
· Seguire semplici indicazioni accompagnate da gesti
· Pronunciare fino a 10 parole
Entro la fine dei 24 mesi potrebbe:
· Usare frasi semplici, come “più latte”
· Fare domande usando una o due parole
· Seguire semplici comandi e comprendere semplici domande
· Pronunciare circa 50 o più parole
· Parlare abbastanza bene da essere compreso almeno la metà delle volte in cui parla
Entro al fine dei 36 mesi potrebbe:
· Parlare con frasi di 3-4 parole e migliorare nel dire le parole correttamente
· Giocare e parlare contemporaneamente
· Chiedere di cose, persone e luoghi che non sono accanto a lui
Come posso aiutare mio figlio nella quotidianità?
Sicuramente il primo e fondamentale passo per fornire aiuto ai propri figli nella quotidianità è quello di esserci e di comunicare con loro: è importante preferire sempre attività e giochi che non lo portino a isolarsi, bensì lo stimolino ad entrare in relazione con l’altro. Oltre a ciò, è necessario lasciare ai bambini tutto il tempo di cui hanno bisogno: non completare le frasi al posto loro, non parlargli sopra, non riempirli di domande per sollecitare. Bisogna aspettare che riesca a tirare fuori lui per primo la comunicazione, poi, in caso di difficoltà aiutarlo con dolcezza, senza farlo sentire inadatto. Un altro fondamentale consiglio è: nel momento in cui il bambino produce una parola sbagliata, non fingere di non capire, ma ripetere lo stesso termine nel modo corretto, al fine di rinforzare la parola giusta senza frustrare il bambino. Tra le attività migliori che si possano fare al fine di stimolare il linguaggio troviamo la lettura condivisa di libretti, magari in un momento sereno della giornata.
Se non gli parlo molto avrà più difficoltà ad iniziare a parlare?
Sicuramente è importante parlare al proprio bambino: soprattutto quando sono molto piccoli essi sono delle vere e proprie “spugne” pronte ad assorbire tutto ciò che sentono e vedono. L’esposizione al linguaggio indubbiamente li aiuterà a sviluppare meglio quest’ultimo. Detto questo di certezze matematiche non ce ne sono, ci sono casi di bambini altamente esposti con difficoltà di linguaggio e viceversa.
Perché alcuni bambini parlano meglio di altri?
Difficile dare una risposta soddisfacente a questa domanda, ci sono moltissimi fattori che entrano in gioco nel momento in cui si sviluppa un disturbo di linguaggio: si potrebbe trattare di una predisposizione “naturale” (come nei casi in cui si riscontra familiarità per i disturbi di linguaggio); potrebbe essere legato alla presenza di numerose otiti durante la prima infanzia, per cui era complesso per il bambino distinguere i vari suoni; potrebbe trattarsi di una scarsa stimolazione ambientale e la lista è ancora lunga.
Quando mi devo preoccupare?
In questo articolo sono riportate le varie tappe dello sviluppo del linguaggio dagli 0 ai 36 mesi: nel momento in cui si riscontra un significativo ritardo a livello di una o più tappe, sicuramente è opportuno porsi delle domande e, nel caso, chiedere consiglio al proprio pediatra.
Detto questo, più che preoccuparsi è importante “occuparsi”: prestate molta attenzione a quello che compie il vostro bambino, fate dei confronti con i coetanei e vedete se vostro figlio risulta uguale a loro oppure no, se dovesse risultare più indietro consultatevi con un pediatra e/o con una/un logopedista senza aver paura, un confronto con un professionista non può che fare bene e muoversi con anticipi è da sempre un’arma positiva per noi e per il bambino.
Quando è necessario rivolgersi ad uno specialista?
Assolutamente ogni qualvolta ci sia un dubbio sul linguaggio del proprio bambino: anche se il ritardo è minimo, anche se gli amici e i parenti vi dicono di aspettare, una telefonata o un breve consulto con una/un logopedista potrà darvi delle risposte in più e tranquillizzarvi o, nel caso, aiutarvi adeguatamente.
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