Le malattie cardiovascolari sono un gruppo di patologie che interessano il cuore e i vasi sanguigni. Oggi rappresentano una delle principali cause di morte nel nostro Paese, con quasi 250 mila decessi all’anno. Vengono definite ‘plurifattoriali’ perché i fattori di rischio che le causano sono numerosi, nonostante alcuni possano essere modificati mediante interventi educazionali e terapeutici.
Diversi studi, infatti, dimostrano che l’assenza o l’eliminazione di alcune tra queste possibili cause di rischio cardiovascolare nella fascia di età compresa tra i 35 e i 50 anni, possono prevenire in modo significativo l’insorgenza di malattie cardiovascolari.
Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Tiziana Anita Ammaturo, Cardiologa presso i centri Humanitas Medical Care De Angeli e Domodossola a Milano.
Quali sono i principali fattori di rischio delle patologie cardiovascolari?
Le malattie cardiovascolari si dividono in congenite, se presenti dalla nascita, o acquisite, quando insorgono nel corso della vita.
I fattori di rischio che favoriscono lo sviluppo delle malattie cardiovascolari possono essere:
1. Modificabili: possono essere ridotti o controllati con un comportamento responsabile, apportando determinati cambiamenti nel proprio stile di vita o con l’aiuto di specialisti (alimentazione scorretta, fumo, sedentarietà, consumo di alcol o droghe, obesità, stress, ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia e trigliceridi alti, diabete mellito);
2. Non modificabili: non possono essere modificati (familiarità, età, etnia, sesso)
La concomitanza di uno o più fattori può determinare un aumento delle possibilità di sviluppare una malattia cardiovascolare.
Quali comportamenti aumentano il rischio di malattie cardiache?
- Una dieta ricca di calorie e grassi saturi, contribuisce ad aumentare i livelli di colesterolo e di altri grassi del sangue ed è pertanto collegata ad una maggiore probabilità di sviluppare l’aterosclerosi e quindi patologie cardiovascolari. Inoltre, troppo sale (sodio) nella dieta può favorire l’aumento dei valori pressori.
- La sedentarietà e il non fare regolare attività fisica, favorendo lo sviluppo di ulteriori fattori di rischio come obesità, ipertensione, colesterolo alto e diabete mellito, aumentano la probabilità di avere malattie cardiovascolari.
- un consumo eccessivo di alcol può aumentare i livelli di pressione sanguigna e il rischio di malattie cardiache.
- Il fumo di sigaretta può danneggiare il cuore e i vasi sanguigni, aumentando la probabilità di ictus, infarto miocardico, o altre patologie cardiovascolari.
I meccanismi sono diversi:
– la nicotina aumenta il battito e la pressione sanguigna;
– il monossido di carbonio del fumo di sigaretta riduce la quantità di ossigeno che il sangue può trasportare;
– danneggia le arterie provocando perdita di elasticità e lesioni alle pareti che possono favorire lo sviluppo di aterosclerosi
– inoltre l’esposizione al fumo passivo può anche aumentare il rischio di malattie cardiache, anche per i non fumatori.
Da cosa possiamo partire per fare prevenzione?
Possiamo cominciare a prestare attenzione a ciò che mangiamo con una dieta sana che ci consenta di mantenere un peso corporeo ottimale, un giusto livello di colesterolo e una corretta pressione arteriosa.
La dieta mediterranea, ricca di verdura, frutta, cereali, pesce, con basso consumo di carne rossa e insaccati e, in generale, di grassi saturi, con una forte limitazione di fritti e dolciumi, con la scelta dell’olio di oliva come condimento, è considerata un modello di alimentazione corretta.
Anche lo sport svolge un ruolo fondamentale. È sufficiente praticare 30 minuti al giorno di attività moderata, come camminare a passo sostenuto, andare in bicicletta o nuotare (compatibilmente con la propria età e il proprio stato di salute generale) per abbassare i rischi di una malattia cardiovascolare.
Eliminare il fumo, l’alcol e le droghe, stando attenti a non esagerare con la caffeina, sono altre buone abitudini che si devono adottare per limitare i rischi.
Quali esami consiglia a chi vuol fare prevenzione?
È importante tenere sotto controllo e misurare periodicamente la pressione arteriosa e il battito cardiaco.
Gli esami del sangue consigliati (per gli uomini over 35 e per le donne over 45), comprendono, oltre agli esami di routine (emocromo, creatininemia, azotemia, sodio, potassio, uricemia, transaminasi, elettroforesi etc..), la glicemia e l’emoglobina glicata e l’assetto lipidico completo con colesterolo totale, LDL (lipoproteine a bassa densità), HDL (lipoproteine ad alta densità) e i trigliceridi.
Questo perché i soggetti con diabete ed alti valori di colesterolo e trigliceridi nel sangue hanno maggiori probabilità di contrarre una malattia cardiovascolare.
Quando è necessario rivolgersi ad uno specialista?
La visita cardiologica è il primo passo per la corretta prevenzione.
In assenza di sintomi, campanelli d’allarme o in mancanza di fattori di rischio, è comunque opportuno fare una prima visita cardiologica dopo i 40 anni di età, per valutare il proprio profilo di rischio cardiovascolare.
In presenza di fattori di rischio può essere opportuno anticipare la prima visita cardiologica o effettuare visite periodiche di controllo.
Inoltre se sopraggiungono segnali che il corpo invia e che possono essere spia di un problema cardiaco che merita attenzione medica, rivolgersi nel dubbio, subito allo specialista.
Come comportarsi se si è pazienti ad alto rischio?
Per i soggetti ad alto rischio è necessaria l’identificazione precoce e la correzione delle cause attraverso uno screening adeguato e completo, da farsi in occasione di visite di controllo con la prima raccolta delle informazioni (anamnesi), gli esami del sangue e un’eventuale terapia farmacologica correttiva.
Per quanto riguarda la prevenzione secondaria, cioè rivolta ai pazienti che sono già stati affetti da infarto o altri eventi cardiaci, deve essere osservato un attento controllo dei fattori di rischio, non interrompere il trattamento farmacologico e sottoporsi a periodici controlli clinico-strumentali, con tempistiche consigliate dallo specialista.
Quali sono i campanelli d’allarme a cui prestare attenzione?
È necessario rivolgersi al cardiologo in caso di sintomi come:
- palpitazioni e tachicardia (percezione irregolare o accelerato del battito cardiaco o che “perde colpi”)
- dolore al torace o posteriormente tra le scapole;
- capogiri;
- sincope, cioè improvvisa perdita di coscienza senza alcun preavviso;
- dispnea (mancanza di fiato senza corrispondente attività fisica o quando si è in posizione supina);
- riduzione della capacità fisica con comparsa di affaticamento anche dopo sforzi che in precedenza erano tollerati.
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