Come prepararsi al meglio in vista dell’intervento di protesi?

Le condizioni che necessitano di intervenire chirurgicamente con la sostituzione articolare dell’anca o del ginocchio, come l’artrosi, sono spesso associate a un forte dolore che tante volte spinge il paziente a eliminare quasi del tutto l’attività fisica per riuscire ad alleviare la sintomatologia, arrivando al giorno dell’intervento con un’articolazione del tutto atrofizzata.

Quali possono essere le conseguenze e come possono essere evitate?

Ce ne parla il dottor Fabio Zerbinati, Responsabile dell’Unità Operativa di Ortopedia di Humanitas Mater Domini di Castellanza e ortopedico presso gli ambulatori Humanitas Medical Care di Monza e Varese.

Perché molti pazienti limitano le attività prima di un intervento protesico?

“Il paziente tende a limitare di molto la sua attività a causa del dolore che prova. Tuttavia, un’immobilità prolungata, può determinare un decadimento muscolare che a lungo andare porterà ad avere un’articolazione sempre più instabile e rigida, oltre che dolorante”.

Cosa succede se si arriva all’intervento di protesi con un’articolazione atrofizzata?

“Durante l’intervento protesico vengono sostituite le parti degenerate dell’articolazione con nuove componenti, ma il tono muscolare rimarrà quello che il paziente aveva prima dell’intervento: quindi se non adeguato, metterà a rischio la nuova articolazione protesizzata che potrà avere meno stabilità”.

Cosa fare per evitare tutto questo?

“È utile seguire alcune sedute di fisioterapia pre-operatoria, in modo da intervenire su più fronti, riducendo il dolore e l’infiammazione delle strutture peri-articolari (che altrimenti potrebbero continuare a essere dolenti anche dopo l’operazione) con delle sedute di terapia antalgica; incrementando il tono e la forza muscolare con esercizi mirati; migliorando l’articolarità, cioè aumentando i gradi di movimento con mobilizzazioni attive e passive.

Nell’impossibilità di iniziare un percorso fisioterapico, è possibile seguire un programma di esercizi in autonomia.

Di seguito alcuni esempi di esercizi da fare a casa:

  • Sdraiatevi a terra in posizione supina poi con le ginocchia flesse e i piedi ben appoggiati, sollevate e riappoggiate il bacino per 10 volte
  • Eseguite l’esercizio precedente, mantenendo il bacino alzato per 10 secondi nel momento in cui viene sollevato, per almeno 5 volte
  • Sollevate il bacino e mettete una palla sotto al sacro: tenete le ginocchia flesse e i piedi ben appoggiati. Successivamente, sollevate un piede alla volta di mezzo centimetro dall’appoggio. Eseguite 10 ripetizioni per entrambi gli arti, alternandoli
  • A partire dalla posizione dell’esercizio precedente, sollevate contemporaneamente entrambi i piedi di mezzo centimetro (meno si sollevano e più efficace sarà l’esercizio)
  • Tenete un ginocchio flesso e uno disteso. Con la gamba e ginocchio estesi, flettete la caviglia e spingete forte il ginocchio in estensione su un piano (potete utilizzare un tappetino da yoga), mantenendo la contrazione per 10 secondi. Ripetere 5/10 volte per arto.
  • Nella stessa posizione dell’esercizio precedente, sollevate e abbassate per 10 volte la gamba con il ginocchio esteso e la caviglia flessa. Poi ripetere per 10 volte con il piede ruotato verso l’esterno e, infine, ripetere per 10 volte portando il piede lateralmente e poi riportandolo vicino all’altra gamba.
  • Legate una cintura o una corda (ma anche un elastico) attorno alle ginocchia. Aprite e chiudete le ginocchia 10 volte e poi eseguite altre 5 ripetizioni mantenendo le ginocchia in apertura per 10 secondi.
  • Mettete una palla tra le ginocchia e stringete forte per 10 volte, poi eseguite altre 5 ripetizioni mantenendo la contrazione per 10 secondi.
  • Con le ginocchia tese, sollevate i talloni da terra e riappoggiateli per 10/15 volte
  • Con un appoggio anteriore a portata di mano (ad esempio un tavolo o una sedia) sollevate il piede flettendo il ginocchio, cercando di mantenere l’equilibrio il più a lungo possibile con il bacino in asse.
  • Appoggiate il piede su un’altra sedia posta davanti a voi con la caviglia flesse. Flettetevi in avanti con il busto, mantenendo la colonna vertebrale dritta”.

Gli esercizi saranno necessari anche dopo l’intervento? 

“Assolutamente sì, e saranno comunque simili, è sicuramente più semplice e consigliato avere un fisioterapista che segua il paziente ma questo è fondamentale nella prima fase. Raggiunta autonomia nell’esecuzione del protocollo, la corretta funzionalità muscolare può e deve essere mantenuta in autonomia. È importante per la stabilità articolare e il corretto funzionamento protesico”, conclude lo specialista.

Specialista in Ortopedia e Traumatologia
Dott. Fabio Zerbinati
Visite ed Esami
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