Come posso aiutare mio figlio a migliorare l’attenzione in classe?

L’attenzione dei bambini tra i banchi di scuola è un argomento ampiamente dibattuto fin da quando ne abbiamo memoria. Oggi, troppo spesso, si tende a pensare che la poca concentrazione durante le ore di lezione possa essere il sintomo di un disturbo o un problema pregresso, ma non è così. L’attenzione matura lentamente, in modo differente da bambino a bambino, ed è possibile allenarla. Ci sono tanti modi per farlo.

Ce ne parla la dott.ssa Ylenia Canavesio, neuropsicologa e psicoterapeuta presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care Domodossola a Milano e specialista del centro Psico Medical Care di Humanitas.

Che cos’è l’attenzione?

L’attenzione è un processo cognitivo che porta ad assimilare una determinata informazione, concentrarsi su alcuni stimoli e lasciando decadere degli altri. Senza di essa sarebbero inutili anche altri processi cognitivi come la memoria e l’apprendimento perché non avremmo l’accesso iniziale a quel tipo di materiale.

Come si sviluppa l’attenzione?

L’attenzione comincia a svilupparsi fin dai primi mesi di vita e matura lentamente con l’avanzare dell’età, senza seguire un processo lineare. Inoltre, la capacità di concentrazione non è sempre la stessa nel corso delle 24 ore ma è soggetta a fluttuazioni e ai ritmi giornalieri, alternando momenti di aumento e calo di attenzione su cui possono influire diversi fattori (come la durata del compito o l’interesse per una lezione).

Un bambino di 6-7 anni, per esempio, comincia a distrarsi dopo circa 15/20 minuti; mentre un ragazzo di 15-16 anni, è in grado di prestare attenzione in modo continuativo per circa 30-45 minuti.

Questo non significa che un bambino irrequieto, non attento, impulsivo e iperattivo abbia un disturbo. Questi aspetti sono caratteristiche comuni nei bambini in età prescolare e scolare.

Quando possiamo parlare di disturbo dell’attenzione?

Questi comportamenti si caratterizzano come un problema quando:

  • vi è un certo grado di pervasività, ovvero le difficoltà si manifestano in ambienti di vita differenti  (casa, scuola, gioco)
  • interferiscono con le relazioni tra i pari
  • compromettono le acquisizioni adeguate all’età del bambino
  • sono inadeguati  rispetto allo stadi di sviluppo

A livello generale, il disturbo d’attenzione (ADHD-Disturbo da deficit di attenzione/iperattività) si manifesta con una serie di comportamenti problematici ricorrenti, che possono essere raggruppati in tre aree sintomatologiche: disattenzione, iperattività e impulsività

Tali criticità, devono insorgere in età precoce e presentarsi per almeno 6 mesi.

 Cosa può influenzare l’attenzione?

Uno dei fattori che influenza maggiormente la capacità di attenzione è l’aspetto emotivo: un’eccessiva tensione emotiva, agitazione o turbamento, possono infatti condizionare la capacità di concentrazione, la memoria e l’attenzione selettiva, rendendo difficile focalizzare bene la propria mente su ciò che si deve apprendere.

Ma non solo. È stato dimostrato come anche i videogiochi e i dispositivi elettronici possono influire sull’attenzione. Il nostro cervello è principalmente visivo quindi i bambini sono molto attratti e interessati dalle immagini. Per questo, tutto ciò che non è considerato interessante allo stesso modo, come ad esempio una lezione in classe, rischia di non suscitare il medesimo coinvolgimento. Inoltre, numerosi studi indicano che il continuo bombardamento di messaggi e immagini che si susseguono su questi dispositivi – oltre alla musica che accompagna i ragazzi in molte ore della giornata isolandoli dall’ambiente – potrebbe, in effetti, modificare la capacità di prestare attenzione a stimoli che “catturano” di meno.

È possibile allenare l’attenzione?

Sì, l’attenzione nel bambino può essere allenata o comunque favorita. Per farlo, può esser utile lavorare sulle routine e sull’organizzazione del contesto (sia a casa che a scuola), scegliendo prima di tutto uno spazio tranquillo e ben illuminato, lontano da possibili distrazioni (come tv, musica o telefono); assicurandosi che il bambino metta sul banco, o sulla scrivania, solo il materiale che gli occorre per il tipo di compito specifico che sta per fare; definendo a priori i tempi di lavoro e le pause; suddividendo il lavoro e dando obiettivi a breve termine da raggiungere; iniziando dalle cose più difficili per poi passare a quelle più semplici; richiamando i punti fondamentali delle lezioni con scritte, disegni e immagini; giocando. Il gioco, infatti, non deve essere considerato un’attività ludica fine a sé stessa un importante fattore di crescita che consente di favorire non solo lo sviluppo affettivo-emotivo ma anche alcune capacità cognitive come l’attenzione.

Quali giochi possono essere utili per allenare l’attenzione?

Tra i giochi più utili per allenare l’attenzione troviamo principalmente i Giochi da tavolo, come:

·  Dobble

·  Memory

·  Fantascatti

·  Libri cerca-trova

·  Pictionary

·  Dama o scacchi

·  Puzzle

·  Sudoku

·  Indovina chi

·  Taboo

·  Scarabeo

Lo sport può aiutare ad allenare l’attenzione?

Certamente. Diversi studi ci mostrano come dopo neanche 30 minuti di attività fisica aerobica la capacità di concentrazione migliora notevolmente (queste conoscenze dovrebbero tradursi in un’anticipazione dell’ora di educazione fisica all’inizio della giornata scolastica o nella necessità di inserire brevi pause di attività nel corso delle ore scolastiche).

Tra le attività più consigliate per i ragazzi troviamo sicuramente gli sport ad open skill: quelle attività in cui, seppur ci sia uno schema di gioco prestabilito, l’azione cambia continuamente per riadattarsi alla nuova situazione che si configura, costringendo il soggetto a dover continuamente pianificare e monitorare le proprie mosse. Un esempio possono essere il calcio, il tennis, l’equitazione e le arti marziali.

Psicologia
Dott.ssa Ylenia Canavesio
Visite ed Esami
Valutazione sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento

Sedi

Humanitas Medical Care
Milano Domodossola
Via Domodossola, 9, Milano, MI, Italia
I numeri di Humanitas
  • 12.000.000 Visite
  • 1.000.000 pazienti
  • 7.300 professionisti
  • 190.000 ricoveri
  • 12.000 medici