L’insonnia è il disturbo del sonno più frequente, si stima che in media ne soffra 1 italiano su 4, con più alta prevalenza nella popolazione femminile. Circa il 36% della popolazione generale, infatti, sperimenta almeno un episodio di insonnia acuta in un anno.
In molti pensano che la terapia farmacologica sia l’unica soluzione possibile ma non è così. È possibile evitare le tante controindicazioni dei farmaci sottoponendosi ad una terapia cognitivo comportamentale.
Ce ne parla la dott.ssa Elisa Morrone, specialista del centro Psico Medical Care di Humanitas.
Che cos’è l’insonnia?
L’insonnia può essere caratterizzata dalla difficoltà ad iniziare o mantenere il sonno e/o da risveglio precoce. Il disturbo può essere rappresentato da una di queste caratteristiche o, in casi più gravi, da tutte e tre. Inoltre, i pazienti che soffrono di insonnia, hanno problemi anche durante il giorno, come: sonnolenza diurna, irascibilità, disturbi dell’umore, irritabilità, disturbi comportamentali, maggiore propensione agli errori al lavoro o nella vita in generale, pensieri quasi ossessivi riguardanti il sonno e l’insoddisfazione per il riposo notturno.
Come viene diagnosticata l’insonnia?
La diagnosi dell’insonnia è soprattutto clinica, solo in alcune eccezioni si procede con l’esecuzione di esami strumentali, con il monitoraggio prolungato del ritmo sonno-veglia o actigrafia, nel caso per esempio di un disturbo del ritmo circadiano o un disturbo motorio, o con l’esecuzione di una polisonnografia, se si sospetta la presenza di un disturbo agli arti inferiori, un problema respiratorio o altri disturbi non riferiti dal paziente.
Quando è necessario consultare uno specialista?
Al fine di fare diagnosi di insonnia cronica il paziente deve manifestare difficoltà a dormire per almeno 3 notti a settimana e per almeno 3 mesi, altrimenti si parla di insonnia acuta che generalmente è associata a periodi particolarmente stressanti: cambio di lavoro, esame di maturità, lutto.
Quali possono essere le cause dell’insonnia?
L’insonnia può essere associata ad altre patologie, molto spesso psichiatriche/psicologiche, come la depressione, disturbi somatoformi, disturbi d’ansia, ma anche a disturbi medici, come dolore cronico, patologie neurologiche, malattie autoimmuni. Questo è il principale motivo per cui l’approccio multidisciplinare è quello indicato per la diagnosi e il trattamento della stessa.
Come può essere trattata l’insonnia?
Il trattamento per l’insonnia può essere di tipo farmacologico, ma solo in casi specifici e per brevi periodi, oppure di tipo psicologico-psicoterapeutico.
Quello farmacologico è indicato soprattutto per i casi di insonnia acuta in quanto il trattamento prevede l’utilizzo di farmaci come le benzodiazepine o le Z-drugs specifiche per il sonno, che tendono a dare assuefazione, e che comunque non andrebbero assunti per più di 4 settimane. Tali farmaci vanno usati sotto controllo medico specialistico poiché sono farmaci con numerosi effetti collaterali, tra i quali quello più preoccupante è l’insonnia da rimbalzo causata dalla improvvisa sospensione del farmaco.
Il trattamento psicologico-psicoterapeutico cognitivo-comportamentale (CBT-i, Cognitive-Behavioral Therapy-Insomnia) è ad oggi considerato il trattamento d’elezione per l’insonnia cronica e le linee guida nazionali e internazionali lo riconoscono come terapia di prima scelta.
Tale trattamento prevede l’utilizzo di diverse tecniche, sia sul piano comportamentale che sul piano cognitivo, l’obiettivo principale è insegnare al paziente a riconoscere il suo sonno, comprendere cosa succede durante la notte, quali sono i meccanismi alla base dell’insonnia e “prevenire” le ricadute.
Come funziona la terapia per l’insonnia?
La terapia inizia con un monitoraggio del ritmo sonno-veglia mediante compilazione di un semplice diario del sonno per circa 10 giorni, includendo almeno 2 weekend per verificare la variabilità tra giorni feriali e festivi; successivamente, si passa alla fase di psicoeducazione sul sonno, che è la base del trattamento. Durante il colloquio insieme al paziente si discute dei meccanismi che regolano il sonno e dei meccanismi dell’insonnia.
Le tecniche comportamentali sono diverse, possiamo ricordare la Tecnica di Restrizione dello Stimolo, il cui obiettivo è quello di restringere il tempo che il paziente passa a letto da sveglio, raggiungendo l’obiettivo finale di uguagliare le ore trascorse a letto con le ore di sonno totali. Una tecnica, tuttavia, difficile per i pazienti che hanno la sensazione che venga loro richiesto di dormire di meno, motivo per cui l’alleanza terapeutica è fondamentale: il paziente deve sentire di potersi affidarsi allo specialista.
Altra parte del trattamento è sicuramente l’igiene del sonno, ovvero dei consigli da seguire che aiutano il paziente a dormire meglio. Sono indicazioni che tanti pazienti che soffrono di insonnia seguono già ma senza beneficio, questo accade perché al paziente manca quella parte educativa sul sonno e sul suo funzionamento.
Eccone alcuni:
- Evitare di mangiare cibi pesanti alla sera o anche troppo leggeri. Nel primo caso il mio sonno sarà disturbato dalla digestione più lunga e difficile; nel secondo, dalla fame e dalla presenza di succhi gastrici più intensa.
- Seguire degli orari di addormentamento e di risveglio il più possibile regolari per evitare di far fatica nel prendere sonno e nello svegliarsi
- Limitare l’uso dei device (cellulare, tablet, computer ecc…) alla sera perché impediscono la produzione di melatonina e attivano cognitivamente
- Limitare l’esposizione alla luce alla sera perchè impedisce la produzione di melatonina, ormone fondamentale per il sonno
- Smettere di svolgere qualsiasi tipo di attività impegnativa e attivante almeno 2 ore prima di andare a letto e dedicarsi ad attività rilassanti
- Meglio bere una tazzina di latte con il miele piuttosto che la tisana o la camomilla, poiché rischiamo di svegliarci di notte per andare in bagno. Inoltre, il latte contiene il triptofano, che aiuta nella produzione di melatonina
Sul piano cognitivo, è sicuramente necessario individuare i pensieri o le convinzioni errate che hanno i pazienti (come quella di dover passare a letto più tempo del previsto per recuperare le ore di sonno perdute), per discuterne insieme e migliorare l’approccio al sonno.
Spesso i pazienti con insonnia raccontano di avere la mente che corre e di non riuscire a fermare lo scorrere dei pensieri, in questi casi si possono utilizzare le tecniche di immaginazione visiva, le tecniche di rilassamento, le tecniche di respirazione profonda, e veri e propri training di rilassamento muscolare progressivo.
Quanto dura il trattamento?
Il trattamento cognitivo comportamentale ha una durata che varia tra le 5 e le 8 sedute, salvo casi particolari che prevedono, per esempio, la riduzione della terapia farmacologica che viene valutata in accordo con lo specialista psichiatra o neurologo.
È necessario ricordare ai pazienti che oggi è possibile rivolgersi a centri specialistici di disturbi del sonno in grado di offrire il trattamento cognitivo comportamentale per l’insonnia (anche se purtroppo sono ancora pochi in Italia), o di rivolgersi a specialisti psicologi, esperti in disturbi del sonno, in grado di eseguire diagnosi differenziale tra i vari disturbi con esperienza anche sui meccanismi fisiologici del sonno e della veglia.
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