Negli ultimi decenni l’aspettativa della vita ha subito un importante incremento: si vive di più e la soglia di anzianità ha conquistato altri 10 anni (da 65 a 75). Tuttavia, l’aumento dell’età, spesso è accompagnata anche da maggior solitudine (compagni o amici non ci sono più, i figli e i nipoti diventano più grandi e indipendenti), problemi di salute, difficoltà motorie, eventi stressanti come un ricovero ospedaliero. Tutti fattori che in alcuni casi possono portare alla depressione.
Ce ne parla la dott.ssa Mariangela Bonzani, geriatra presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Arese.
Perché gli anziani diventano depressi?
Incominciamo col dire che vi sono pazienti in cui la depressione era presente già in età adulta (prima dei 65 anni) e pazienti in cui si manifesta per la prima volta in età senile (dopo i 65 anni).
Nel primo caso è più probabile che si tratti di un paziente con una storia di depressione che è invecchiato e che va incontro a recidiva; nel secondo caso, invece, la storia clinica è negativa e più spesso è un anziano che ha vissuto un progressivo deterioramento del suo stato di salute con la perdita della sua autonomia, o ha vissuto la perdita di persone care e del proprio ruolo sociale.
Teniamo anche presente che vi sono differenti livelli di gravità: da forme lievi (“depressioni sotto soglia”) a forme più importanti (“depressione maggiore”) che richiedono la valutazione specialistica psichiatrica.
I fattori che più spesso si accompagnano alla depressione sono la presenza nell’anziano di comorbidità (coesistenza di patologie diverse), disabilità, gli scarsi contatti sociali, un lutto, (soprattutto la perdita del coniuge), un dolore cronico che non si riesce a controllare, ecc.
Come capire se un anziano è depresso?
Le persone anziane spesso non parlano della tristezza che provano ma comunicano il proprio disagio proiettandolo sul corpo, cioè verbalizzando i disturbi di tipo somatico.
Inoltre spesso lo stato depressivo nell’anziano si complica per la coesistenza di una componente cognitiva.
Negli anziani la depressione si caratterizza per:
- deflessione dell’umore
- insonnia
- irritabilità ma anche è possibile il contrario cioè un certo rallentamento ideativo
- ridotta capacità di concentrazione, indecisione
- perdita di interesse e di piacere nello svolgimento delle attività
- sentimenti di inadeguatezza
- calo ponderale
- adinamia, astenia, apatia
- presenza di sintomi somatici
Come si cura la depressione negli anziani?
Si può intervenire chiedendo – prima di tutto – l’aiuto del geriatra. Uno specialista che si occupa non solo dello studio e del trattamento delle malattie degli anziani, ma anche di capire quelle che sono le componenti psicologiche, sociali, assistenziali che avvengono con l’invecchiamento.
Per farlo, lo specialista, utilizza spesso il metodo della valutazione multidimensionale che consente di valutare le autonomie funzionali dell’anziano, cioè la sua capacità nello svolgimento delle attività della vita quotidiana, oppure quali siano le sue problematiche motorie, o ancora riconoscere un iniziale declino cognitivo o individuare problematiche emotive, tra cui, soprattutto, la depressione.
Il geriatra pertanto, oltre che seguire un percorso di diagnosi “convenzionale” (per esempio TC encefalo, esami ematici, eventuali consulenze specialistiche), ricorre alla somministrazione di Scale di valutazione validate dalla comunità scientifica.
In generale possiamo dire che i farmaci antidepressivi e gli interventi psicologici, come pure l’esercizio fisico e una sana e corretta alimentazione, sono importanti anche nella popolazione anziana.
La terapia farmacologica della depressione dell’anziano si avvale delle medesime molecole che vengono utilizzate nell’adulto anche se alcune classi di farmaci non possono essere utilizzate a causa della maggiore suscettibilità agli effetti avversi e del maggior rischio di interazioni farmacologiche a causa della concomitante politerapia.
Non meno importanti i dosaggi (generalmente più bassi) e le modalità di inizio (lenta titolazione) e di sospensione (lento decalage) dei farmaci antidepressivi.
Cosa possono fare i parenti?
Ai familiari occorre ricordare che gli interventi che aumentano la partecipazione, il coinvolgimento sociale, l’attività fisica e che curano l’alimentazione dell’anziano, hanno effetti favorevoli sui sintomi depressivi.
In particolare vorrei ricordare che:
- Lo stato nutrizionale influisce sullo stato psichico dell’anziano e pertanto occorre curare l’alimentazione. Un’alimentazione ricca di verdure, frutta, cereali, legumi, olio d’oliva, pesce e con moderate quantità di latticini e grassi saturi, come la Dieta Mediterranea, permette un adeguato apporto di tutti i nutrienti che aiutano a invecchiare meglio. Per esempio le vitamine del gruppo B, in particolare la vitamina B12, sono molto importanti per il funzionamento cognitivo.
- L’attività fisica migliora le performance cognitive e l’umore. Ciascuno in base alle proprie condizioni osteo-articolari e muscolari può svolgerla: può essere una passeggiata, una camminata veloce, il giardinaggio o il nuoto leggero.
Che differenza c’è tra depressione e demenza senile?
Purtroppo nell’anziano le cose non sono semplici perché quasi sempre c’è la sovrapposizione tra deterioramento cognitivo e depressione.
Vi sono anziani nei quali la demenza si accompagna alla depressione soprattutto nelle prime fasi in cui c’è consapevolezza del declino delle proprie capacità cognitive e quindi in questo caso possiamo dire che la depressione è conseguenza della demenza
Vi sono invece anziani in cui la depressione è un sintomo psicologico di esordio di una futura demenza.
A volte invece si tratta di pseudodemenza, termine con il quale si intende in senso stretto quella condizione in cui la depressione si manifesta insieme a un importante deterioramento cognitivo al punto da essere “scambiata” per una demenza. In questo caso riconoscere una pseudodemenza è importante perché una volta che la condizione depressiva viene trattata adeguatamente anche il declino cognitivo migliora.
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