Quella contro il cancro è una vera battaglia che il paziente si trova ad affrontare dopo la diagnosi. Un percorso più o meno difficile che ogni paziente vive in modo personale: chi lo combatte, chi si lascia un po’ andare, qualcuno lo condivide con amici e familiari, mentre per altri è una battaglia da combattere e vincere da soli.
Abbiamo parlato di questo particolare momento con la dottoressa Stefania Fossati, oncologa in Humanitas a Milano e psicoterapeuta.
“Durante le visite – ha spiegato la dottoressa – vengono analizzati non solo gli aspetti medici legati alla malattia oncologica ma anche le ricadute psichiche su quel determinato paziente; queste infatti possono essere completamente diverse da persona a persona e passare da forme reattive alla diagnosi/prognosi a veri e propri stati depressivi che a loro volta influiscono negativamente sull’andamento della malattia, dalla tollerabilità a chemio e radioterapia, ai sintomi quali il dolore finanche alla prognosi”.
Quanto lo stress influenza il sistema immunitario
Risalgono alla fine degli anni ‘50 del secolo scorso i primi studi sull’influenza della psiche sulle malattie corporee e sul loro andamento. Negli anni – ha spiegato Fossati – si è configurata una vera e propria branca della medicina definita PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologia) che studia le connessioni tra questi 4 apparati psiche – sistema nervoso – sistema endocrino – sistema immunitario. Gli studi più interessanti infatti indicano come lo stress influenzi negativamente la funzionalità del sistema immunitario, che è il nostro primo difensore nei confronti di molte malattie tra cui i tumori, in cui svolge un ruolo chiave.
“Per questo motivo ritengo che un ascolto empatico durante la visita, la possibilità di esplorare varie aree della vita personale su cui la malattia oncologica spesso incide sia fondamentale nel rapporto tra medico e paziente”, ha detto la dottoressa.
Il supporto dei (e per i) familiari
Oltre ad essere una spalla fondamentale per i pazienti, anche i familiari possono beneficiare di colloqui con uno psiconcologo con cui possono essere esplorati sia gli aspetti psichici legati alla malattia sia quelli medici potendo fare quelle domande “scomode” che spesso per paura e pudore non vengono fatte in presenza del paziente stesso.
Durante i colloqui viene gestita l’ansia del famigliare che quindi non ricadrà sul malato potendo tutti beneficiare di un clima più sereno e disteso anche in presenza di malattia.
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